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Le tre astronavi erano ciascuna in posizione stazionaria rispetto alle altre due. Tutte giravano assai lentamente intorno al pianeta Gaia, simili a un lontano satellite composto di tre parti distinte. Tutte accompagnavano Gaia nel suo viaggio interminabile intorno al sole.
Trevize sedeva davanti allo schermo, stanco ormai di chiedersi che cosa ci si aspettasse da lui, per quale motivo fosse stato indotto a percorrere un migliaio di parsec per arrivare fin lì.
Il suono che d’un tratto risuonò nella sua mente non lo colse di sorpresa.
«Mi sente, Golan Trevize?» disse la voce ignota. «Se sì, non si disturbi a dirlo: è sufficiente che lo pensi.»
Trevize si guardò intorno. Pelorat, chiaramente meravigliato, lanciò occhiate in tutte le direzioni, come cercando chi avesse proferito quelle parole. Bliss se ne stava seduta tranquilla con le mani in grembo. Trevize era sicurissimo che anche lei avesse udito la voce.
Ignorando l’ordine di limitarsi a pensare, disse scandendo bene le parole: «Se non mi spiegate che cosa sta succedendo, non farò niente di ciò che si pretende ch’io faccia».
«Ora avrà le spiegazioni che cerca» disse la voce.