5
«Papà, sembri stanco» osservò Raych leggermente preoccupato.
«Proprio così,» disse Hari Seldon «mi sento stanco. Ma, tu, come stai?»
Raych aveva quarantaquattro anni e i suoi capelli iniziavano a ingrigire, ma i baffi rimanevano folti e scuri e conservavano un aspetto molto dahlita. A volte Seldon si domandava se non si ritoccasse i baffi con qualche tintura, ma sarebbe stata la cosa sbagliata da chiedere.
«Hai finito per un po’ di tenere conferenze?» gli chiese Seldon.
«Per un po’, non per molto. E sono felice di essere a casa per poter vedere la bambina, Manella, Wanda e anche te, papà.»
«Grazie, ma ho delle novità per te. Raych, niente più conferenze. Avrò bisogno di te qui.»
Raych si rabbuiò. «Per cosa?» In due diverse occasioni era stato incaricato di compiere missioni delicate, ma quelli erano i tempi della minaccia joranumita. Per quanto ne sapeva, ora la situazione era calma, specialmente con il tracollo della Giunta e l’insediamento di un insipido imperatore.
«Si tratta di Wanda.»
«Wanda? Cosa c’è che non va in Wanda?»
«Niente, ma dovremo estrapolare il suo genoma completo, questo vale anche per te e Manella, ed eventualmente per la nuova bambina.»
«Anche per Bellis? Cosa sta succedendo?»
Seldon esitò. «Raych, sai che tua madre e io abbiamo sempre pensato che ci fosse qualcosa di adorabile in te, qualcosa che ispirava affetto e fiducia.»
«So che lo pensavate. Lo ripetevate abbastanza spesso quando tentavate di farmi fare qualcosa di difficile. Ma sarò franco con te. Io non l’ho mai sentito.»
«No, però hai saputo conquistare me e Dors.» (Aveva difficoltà a pronunciare quel nome anche se erano passati quattro anni dalla sua distruzione.) «Hai conquistato Rachelle di Wye. Hai conquistato Joranum. Hai conquistato Manella. Come spieghi tutto questo?»
«Intelligenza e fascino» rispose Raych sogghignando.
«Non hai mai pensato di poter essere in contatto con le loro... voglio dire, le nostre menti?»
«No, non ci ho mai pensato. E ora che lo dici, penso che sia un’ipotesi ridicola. Naturalmente con tutto il rispetto, papà.»
«Cosa faresti se ti dicessi che Wanda sembra aver letto nella mente di Yugo in un momento di crisi?»
«Una coincidenza, direi, o una fantasia.»
«Raych, io conoscevo una persona che poteva manipolare le menti con la stessa facilità con la quale tu e io sappiamo parlare.»
«Chi era?»
«Non posso parlartene. Però credimi sulla parola.»
«Mah» fece Raych dubbioso.
«Sono andato alla biblioteca galattica, a controllare casi simili. C’è una storia curiosa, che risale a circa ventimila anni fa e pertanto al nebbioso periodo delle origini dei viaggi iperspaziali. Riguarda una giovane donna, non molto più anziana di Wanda, capace di comunicare con un intero pianeta che ruotava intorno a un sole chiamato Nemesis.»
«Certo è una fiaba.»
«Certo. Ed è anche incompleta. Ma le somiglianze con Wanda sono stupefacenti.»
«Papà, cos’hai in mente?» chiese Raych.
«Non ne sono sicuro, Raych. Devo conoscere il genoma e trovare altre persone come Wanda. Ho idea che alcuni giovani, non spesso, ma occasionalmente, nascano con simili poteri mentali, ma poi per questo motivo finiscano col trovarsi nei guai e allora imparino a mascherarli. E mentre crescono, la loro abilità, il loro talento, viene sepolto nelle profondità delle loro menti... come in un gesto inconscio di autoconservazione. Senza dubbio nell’impero, o anche solo fra i quaranta miliardi di persone che vivono su Trantor, devono esserci altri individui simili, come Wanda, e, se conosco il genoma che cerco, posso confrontarlo con quello dei potenziali candidati.»
«E cosa ne faresti di loro se li trovassi, papà?»
«Ho idea che siano ciò di cui ho bisogno per l’ulteriore sviluppo della psicostoria.»
«E siccome Wanda è la prima di quel tipo che conosci, tu vorresti farne una psicostorica?»
«Forse.»
«Come Yugo. Papà, no!»
«Perché no?»
«Perché voglio che cresca come una ragazza normale e diventi una donna normale. Non permetterò che tu la metta davanti al radiante primario o a come chiami quello strumento, per trasformarla in una sorta di un monumento vivente alla matematica psicostorica.»
«Può anche darsi che non si arrivi a questo, Raych, ma dobbiamo avere il suo genoma. Tu sai che da migliaia di anni si propone che ogni essere umano faccia registrare il proprio genoma. È solo il costo che impedisce a questa pratica di diventare generalizzata; nessuno ne mette in dubbio l’utilità. Di sicuro ne vedrai anche tu i vantaggi. Se non altro, conosceremo le tendenze di Wanda nei confronti di svariati disordini fisiologici. Se avessimo avuto il genoma di Yugo, sono certo che ora non sarebbe quasi moribondo. Sicuramente possiamo arrivare fino a questo punto.»
«Be’, forse, papà, ma non oltre. Sono pronto a scommettere che Manella sarà molto più decisa di me.»
«Bene. Ma, ricordati, basta con le conferenze. Ho bisogno di te qui a casa.»
«Vedremo» disse Raych e se ne andò.
Seldon rimase seduto, dubbioso sul da farsi. Eto Demerzel, l’unica persona che a sua conoscenza potesse manipolare le menti, avrebbe saputo cosa fare. Dors, con la sua conoscenza non-umana, avrebbe potuto saperlo a sua volta.
Lui, invece, aveva solo la vaga visione di una nuova psicostoria e nulla di più.