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Raych entrò, guardandosi intorno visibilmente intimidito. Con l’indice destro si toccò il labbro superiore, come se si chiedesse quando avrebbe cominciato a sentire la prima peluria.
Si rivolse a una signora Tisalver offesa e risentita, eseguendo un goffo inchino. «Grazie, signora. Ha un posticino proprio simpatico.»
Poi, mentre la porta sbatteva alle sue spalle, si girò verso Seldon e Dors sfoggiando un’aria da intenditore. «Davvero un bel posto, ragazzi.»
«Sono contento che ti piaccia» annuì Seldon. «Come hai fatto a sapere che abitavamo qui?»
«Vi ho seguiti, no? Ehi, signora, non combatte da donna, lei.»
«Hai visto combattere molte donne?» chiese Dors divertita.
Raych si strofinò il naso. «No, nemmeno una. Quelle non hanno coltelli veri, solo aggeggini piccoli per spaventare i ragazzi. Io non mi sono mai lasciato spaventare.»
«Non ne dubito. Cosa fate per costringere le signore a estrarre il coltello?»
«Niente, si scherza un po’. Si grida: “Ehi, bella, fammi...”.» Raych rifletté per un attimo. «Ma è niente.»
«Be’, con me non provarci» disse Dors.
«Scherza? Dopo quello che ha fatto a Marron? Ehi, signora, dove ha imparato a combattere così?»
«Sul mio mondo.»
«Potrebbe insegnarmi?»
«Sei venuto per questo?»
«Be’, no. Sono venuto a portarle un messaggio.»
«Da parte di qualcuno che vuole battersi con me?»
«Nessuno vuole battersi con lei. No, signora, adesso è diventata famosa e la conoscono tutti. Andate dove volete, a Billibotton si faranno da parte e vi lasceranno passare con un sorriso. Naturalmente, stando attenti a non darvi il minimo fastidio. È eccezionale quello che avete fatto, ecco perché lui vuole vedervi.»
«Chi vuole vederci, Raych?» domandò Seldon.
«Un tipo che si chiama Davan.»
«E chi è?»
«Un tipo. Vive a Billibotton e non ha un coltello.»
«E rimane vivo?»
«Legge un sacco e aiuta quelli che hanno dei guai col governo. Così lo lasciano in pace, non ha bisogno del coltello.»
«Perché non è venuto di persona?» chiese Dors. «Perché ha mandato te?»
«Non gli piace questo posto, dice che gli dà il vomito e la gente che sta qui lecca il governo...» Raych si interruppe guardando dubbioso i due stranieri. «Comunque, qui non viene. Ha detto che mi avrebbero fatto entrare perché sono solo un ragazzino.» Sogghignò. «Invece c’è mancato poco che non mi facessero entrare, giusto? Voglio dire, la signora di là... Sembrava che mi fiutasse, quella.» Di colpo si guardò imbarazzato. «Non è tanto facile lavarsi, nel posto dove sto.»
«Non preoccuparti» rispose Dors sorridendo. «Se quell’uomo non vuole venire qui, dove dovremmo incontrarlo? In fin dei conti, se non ti dispiace, non è che poi abbiamo così tanta voglia di tornare a Billibotton.»
«Vi ho detto che potete girarci liberamente, lo giuro» sbottò Raych indignato. «E poi, dove vive quel tipo, nessuno vi darà fastidio.»
«E dove vive?» chiese Seldon.
«Posso portarvi là. Non è lontano.»
«Perché vuole vederci?» chiese Dors.
«Non lo so, ha detto così.» Il ragazzino chiuse gli occhi e si sforzò di ricordare: «“Digli che voglio vedere l’uomo che ha parlato con un cistermista dahlita trattandolo come un essere umano. E la donna che ha battuto Marron ai coltelli e non l’ha ucciso, anche se avrebbe potuto.” Sì, credo che siano le esatte parole».
Seldon sorrise. «Certo, Raych. Ed è pronto a riceverci?»
«Vi aspetta.»
«Allora verremo con te.» Seldon guardò Dors con un’ombra di dubbio negli occhi.
Dors annuì. «Per me va bene, forse non sarà una trappola. Si spera sempre.»