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La signora Tisalver tornò con la figlia un’ora dopo che Amaryl era andato al lavoro. Non disse nulla né a Seldon né a Dors, ma rispose al loro saluto con un cenno secco del capo e si guardò intorno, quasi per assicurarsi che il cistermista non avesse lasciato tracce. Poi annusò l’aria e lanciò a Seldon un’occhiata accusatrice prima di attraversare la sala comune ed entrare nella camera da letto.
Tisalver arrivò a casa più tardi e, quando Seldon e Dors andarono a tavola, approfittò dell’assenza della moglie, che stava ancora sbrigando alcune faccende dell’ultimo minuto in cucina, per chiedere sottovoce: «Quella persona è stata qui?».
«E se n’è andata» rispose Seldon austero. «Sua moglie era fuori, allora.»
Tisalver annuì.
«Dovrà farlo ancora?»
«Non credo.»
«Bene.»
Il pasto si svolse in gran parte in silenzio. Più tardi, quando la bambina se ne andò in camera sua per esercitarsi al computer (e forse anche divertirsi), Seldon si rilassò e chiese: «Parlatemi di Billibotton».
Tisalver parve stupito e mosse la bocca senza pronunciare una parola. Casilia, invece, non ammutoliva tanto facilmente.
«È là che vive il suo nuovo amico? Vuole ricambiare la visita?» domandò la signora Tisalver.
«Per ora ho soltanto chiesto qualche informazione su Billibotton» replicò Seldon pacato.
«È una zona squallida, malfamata» ribatté brusca la donna. «Ci vive la feccia e nessuno vuole andarci, a parte i rifiuti umani che si stabiliscono in quei bassifondi.»
«A quanto mi risulta, ci abita una certa Mamma Rittah.»
«Mai sentita nominare» disse Casilia chiudendo la bocca di scatto. Era chiaro che si rifiutava perfino di conoscere il nome delle persone che vivevano a Billibotton.
Intervenne Tisalver, lanciando un’occhiata ansiosa alla moglie. «Io ne ho sentito parlare. È una vecchia pazza, pare che sia un’indovina.»
«E vive a Billibotton?»
«Non saprei, signor Seldon, non l’ho mai vista. A volte parlano di lei negli olonotiziari quando fa le predizioni.»
«E si avverano?»
Tisalver sbuffò. «Si avverano mai le predizioni? Le sue non hanno nemmeno senso.»
«Parla mai della Terra?»
«Non lo so. Non mi sorprenderebbe.»
«Il nome non la lascia perplesso. Ne ha già sentito parlare?»
Ora Tisalver parve sorpreso. «Certo, signor Seldon. Si presume che sia il mondo da cui tutti gli esseri umani provengono...»
«Si presume? Lei non ci crede?»
«Io sono istruito, ma molte persone ignoranti ci credono.»
«Ci sono videolibri sulla Terra?»
«A volte ne parlano le storie per bambini. Ricordo che da piccolo la mia favola preferita cominciava così: “Una volta, tanto tempo fa, quando la Terra era l’unico pianeta...”. Ricordi, Casilia? Piaceva anche a te.»
Casilia fece spallucce, ancora restia a cedere.
«Mi piacerebbe vederla, qualche volta...» disse Seldon «no, io mi riferivo a videolibri veri, eruditi. O a film e tabulati.»
«Non mi risulta che ce ne siano, sebbene la biblioteca...»
«Proverò in biblioteca. C’è qualche tabù che proibisce di parlare della Terra?»
«Tabù? Cosa sarebbe?»
«Intendo dire: esiste una forte tradizione secondo cui la gente non dovrebbe parlare della Terra o gli stranieri non dovrebbero fare domande in proposito?»
Tisalver assunse un’espressione di stupore così intenso e sincero che a Seldon sembrò inutile aspettare una risposta.
Dors a quel punto intervenne: «C’è qualche divieto che impedisce agli stranieri di andare a Billibotton?».
Ora Tisalver pareva estremamente serio. «Non c’è alcun divieto ma non è consigliabile, per nessuno. Io non lo farei.»
«Perché?» chiese Dors.
«È una zona pericolosa. Violenta! Tutti sono armati. Sì, insomma, Dahl è un posto pieno di armi, d’accordo, ma a Billibotton le usano. State in questa zona, qui si è al sicuro.»
«Finora» commentò Casilia cupa. «Sarebbe meglio trasferirci. I cistermisti vanno dappertutto, oggigiorno.» E lanciò un’altra occhiataccia in direzione di Seldon.
«Come, Dahl è un settore armato?» chiese Seldon. «Ci sono rigorose norme imperiali contro le armi.»
«Lo so» disse Tisalver. «Infatti qui non ci sono storditori o percussivi o sonde psichiche. Niente del genere. Ma ci sono coltelli.» Sembrava imbarazzato.
«Lei ha con sé un coltello, Tisalver?» chiese Dors.
«Io?» Il dahlita assunse un’espressione inorridita. «Io sono un uomo pacifico e questa è una zona sicura.»
«Abbiamo un paio di coltelli in casa» disse Casilia sbuffando ancora. «Non siamo poi così convinti che questa sia una zona sicura.»
«E tutti hanno con sé dei coltelli?» domandò Dors.
«Quasi tutti, signora Venabili» rispose Tisalver. «È una consuetudine. Ma questo non significa che tutti lo usino.»
«Ma a Billibotton sì, immagino.»
«A volte. Quando si scaldano e si azzuffano.»
«E il governo lo permette? Il governo imperiale, voglio dire.»
«Ogni tanto cercano di ripulire Billibotton, ma è facilissimo nascondere un coltello e la tradizione è troppo radicata. E poi, sono quasi sempre i dahliti a rimanere uccisi, e non credo che il governo imperiale si agiti molto per questo.»
«Ma se rimane ucciso qualcuno proveniente da fuori?»
«Se l’episodio viene denunciato, può capitare che gli imperiali si muovano. Ma in tal caso nessuno ha visto nulla, nessuno sa nulla. A volte gli imperiali fermano della gente più o meno sospetta, ma in genere non riescono a dimostrare nulla. Probabilmente alla fine decidono che la colpa è degli stranieri, perché non avrebbero dovuto trovarsi in un posto simile. Quindi non vada a Billibotton, nemmeno se ha un coltello.»
Seldon scrollò la testa, piuttosto stizzito. «Non porterei con me alcun coltello. Non so usarlo con un minimo di abilità.»
«Allora è semplice, signor Seldon. Stia alla larga da quel posto. Stia alla larga e basta.»
«Forse non potrò farlo.»
Dors gli lanciò un’occhiataccia e disse a Tisalver: «Dove si compra un coltello? O possiamo averne uno dei vostri?».
Casilia si affrettò a rispondere: «Nessuno prende il coltello di un altro. Dovrete comprarlo».
«Ci sono negozi di coltelli dappertutto» spiegò Tisalver. Non dovrebbero esserci, in teoria è illegale. Comunque, tutti i negozi di apparecchi domestici li vendono. Se vedete esposta una lavatrice, entrate a colpo sicuro.»
«E come si arriva a Billibotton?» si informò Seldon.
«Con l’Espressovia.» Tisalver appariva dubbioso mentre notava lo sguardo accigliato di Dors.
«E una volta raggiunta l’Espressovia?» chiese Seldon.
«Vada verso est e guardi le indicazioni. Ma se proprio deve andare, signor Seldon...» Tisalver esitò. «Non porti la signora Venabili. A volte le donne sono trattate anche peggio.»
«Lei non verrà» disse Seldon.
«Temo proprio che verrà, invece» replicò Dors con fermezza.