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MICOGENO ... Un settore dell’antico Trantor. Sepolto nel passato delle sue leggende, Micogeno esercitò scarso influsso a livello planetario. Estremamente compiaciuto del proprio stato, era fiero del relativo isolamento...

ENCICLOPEDIA GALATTICA

Quando si svegliò, Seldon vide un volto nuovo che lo guardava con aria solenne. Per un attimo strizzò le palpebre, poi disse: «Hummin?».

Questi abbozzò un sorriso. «Si ricorda di me, allora?»

«Ci conoscevamo appena da un giorno e sono passati quasi due mesi, comunque ricordo. Significa che non l’hanno arrestata né...»

«Come vede sono sano e salvo, ma...» Hummin lanciò un’occhiata a Dors che si teneva in disparte «... non è stato facile venire qui.»

«Sono contento di vederla. Permette un istante?» disse Seldon. E con il pollice indicò il bagno.

«Si prenda tutto il tempo che le serve. E faccia colazione.»

Hummin e Dors non gli tennero compagnia a colazione. Rimasero entrambi in silenzio e Hummin diede una scorsa a un videolibro, assumendo con disinvoltura un’espressione concentrata. Dors si studiò attentamente le unghie, poi estrasse un microcomputer e cominciò a prendere appunti con uno stilo.

Seldon li osservò pensieroso e non cercò di intavolare una conversazione. Forse il silenzio e il riserbo erano un comportamento consueto, su Trantor, in presenza di un ammalato. A dire il vero Seldon si sentiva perfettamente normale, ma forse gli altri non se ne rendevano conto.

Solo quando ebbe finito l’ultimo boccone di cibo e l’ultima goccia di latte (a cui evidentemente si stava abituando, perché non aveva più un gusto strano), Hummin si decise a parlare.

«Come sta, Seldon?»

«Benissimo, Hummin. Abbastanza bene da alzarmi.»

«Mi fa piacere sentirlo» disse Hummin impassibile. «Se questo è accaduto, gran parte della responsabilità è di Dors Venabili.»

Seldon corrugò la fronte. «No. Sono io che ho insistito a voler andare sulla Faccia superiore.»

«Certo, ma lei avrebbe dovuto seguirla a ogni costo.»

«Le ho detto che non la volevo con me.»

Dors intervenne: «Non è vero, Hari. Non difendermi con delle nobili bugie».

«Ma non dimentichi che Dors» sbottò Seldon rabbioso «è anche venuta a cercarmi lassù, vincendo resistenze notevoli, e mi ha salvato la vita. Questa è una verità sacrosanta, Hummin. Ne ha tenuto conto nella sua valutazione?»

Dors intervenne di nuovo, visibilmente imbarazzata. «Per favore, Hari. Chetter Hummin ha ragione. Avrei dovuto impedirti di salire o avrei dovuto seguirti. Le mie azioni successive, le ha lodate.»

«Comunque, ormai l’episodio appartiene al passato e possiamo lasciar perdere» disse Hummin. «Parliamo invece di quel che è successo sulla Faccia superiore, Seldon.»

Lui si guardò intorno e chiese circospetto: «È prudente?».

Hummin sorrise. «Dors ha avviluppato la stanza in un campo di distorsione. Nessun agente imperiale all’università, ammesso che ce ne siano, è in grado di penetrarlo, posso garantirglielo. È un tipo sospettoso, Seldon.»

«Non di natura. Ma ascoltandola al parco e in seguito... lei è un tipo persuasivo, Hummin. Quando ha finito coi suoi discorsi, ero pronto a temere che Eto Demerzel fosse in agguato ovunque, nascosto nell’ombra.»

«Può darsi che sia sempre in agguato. A volte lo penso» commentò Hummin serissimo.

«Se fosse così, non lo riconoscerei. Che aspetto ha?»

«Questo non ha importanza. Non lo vedrebbe, a meno che lui non volesse farsi vedere da lei. Allora sarebbe tutto finito, immagino, e noi dobbiamo impedire che accada. Parliamo del verti-jet che ha visto.»

«Come ho detto, Hummin, grazie a lei ho una paura folle di Demerzel. Non appena ho visto il verti-jet ho pensato che Demerzel mi stesse dando la caccia, che avessi commesso una sciocchezza ad abbandonare il rifugio dell’università salendo sulla Faccia superiore, che fossi stato attirato lassù proprio per essere catturato senza difficoltà.»

«D’altra parte, Leggen...» disse Dors.

Seldon la interruppe. «Era qui ieri sera?»

«Sì, non ricordi?»

«Vagamente. Ero stanco morto. Ho la memoria annebbiata.»

«Be’, quand’era qui ieri sera, Leggen ha detto che il verti-jet era soltanto un velivolo meteorologico di un’altra stazione. Perfettamente normale. Perfettamente innocuo.»

«Cosa?» sbottò Seldon sorpreso. «Non ci credo.»

Hummin intervenne: «Il punto quindi è: perché non ci crede? Perché lo considerava pericoloso? Cosa aveva di particolare, a parte i sospetti che le ho messo in testa io?».

Seldon ci pensò su mordendosi il labbro inferiore. «Il suo comportamento. Sembrava che spingesse il muso sotto lo strato di nubi, come se stesse cercando qualcosa, poi sbucava in un altro punto allo stesso modo, poi in un altro ancora. Pareva che esplorasse metodicamente la superficie, pezzo per pezzo, puntando verso di me.»

«Magari lo stava personificando, Seldon» osservò Hummin. «Forse ha visto in quel verti-jet una specie di strano animale intento a cercarla. Non lo era, naturalmente. Era solo un verti-jet e, se era un velivolo meteorologico, il suo comportamento era perfettamente normale. E innocuo.»

«Io ho avuto un’impressione diversa» disse Seldon.

«D’accordo, eppure non sappiamo nulla. Era convinto di essere in pericolo, ma la cosa è tutta da dimostrare. Leggen ha detto che era un velivolo meteorologico e anche quella è soltanto un’ipotesi.»

Seldon insistette ostinato: «Non posso credere che sia stato del tutto casuale».

«Allora partiamo dalla peggiore delle ipotesi. Supponiamo che il verti-jet la cercasse davvero. Chi ha inviato il velivolo come faceva a sapere che lei si sarebbe trovato in superficie?»

Dors intervenne: «Ho chiesto a Leggen se, nel suo annuncio dei prossimi rilevamenti meteorologici, avesse aggiunto che nel gruppo ci sarebbe stato anche Hari. La prassi normale non prevede che si specifichino i componenti del gruppo, e Leggen ha negato di averlo fatto, mostrandosi molto sorpreso della mia domanda. Gli ho creduto».

«Non deve credergli con tanta facilità» disse Hummin pensieroso. «Avrebbe negato in ogni caso, no? Ora si chieda come mai ha permesso a Seldon di seguirlo. Sappiamo che all’inizio era contrario, ma poi ha ceduto senza tante proteste. Mi sembra un comportamento insolito per Leggen.»

Dors corrugò la fronte. «In effetti, considerando questo elemento, le probabilità che sia stato lui a organizzare tutto quanto aumentano leggermente. Forse ha permesso a Hari di andare lassù solo per favorire la sua cattura. Può darsi che abbia ricevuto ordini precisi. Può darsi che abbia incoraggiato la giovane tirocinante, Clowzia, ad attirare l’attenzione di Hari e ad allontanarlo dal gruppo, isolandolo. Questo spiegherebbe perché Leggen non fosse preoccupato – cosa in effetti strana – per l’assenza di Hari quando è giunto il momento di scendere. Tutto calcolato, tutto predisposto con cura. Leggen aveva spiegato a Hari come fare per scendere da solo, quindi Hari era sceso prima degli altri senza dubbio. Questo spiegherebbe anche la sua riluttanza a tornare su a cercarlo. Perché perdere tempo a farlo, dato che Leggen era convinto che non lo avremmo trovato?»

Hummin, che aveva ascoltato attentamente, osservò: «Una tesi interessante che schiaccia Leggen, ma non sottoscriviamola con troppa fretta. In fin dei conti, Leggen poi è salito con lei sulla Faccia superiore».

«Perché erano stati rilevati dei passi. L’aveva attestato il capo sismologo.»

«Be’, quando è stato trovato Seldon, Leggen ha avuto una reazione di paura o di sorpresa? A parte lo stupore per il ritrovamento di qualcuno che aveva rischiato la vita a causa della negligenza dello stesso Leggen, voglio dire. Si è comportato come se Seldon non avrebbe dovuto esserci? Come se si stesse domandando: “Perché non l’hanno catturato?”.»

Dors ci pensò su. «È rimasto scioccato alla vista di Hari, sì. Ma non ho potuto stabilire se provasse qualche emozione particolare, a parte l’orrore, perfettamente normale date le circostanze.»

«Già, impossibile stabilirlo, immagino.»

Seldon, che aveva seguito la discussione spostando lo sguardo fra i due, disse: «Secondo me, non è stato Leggen».

Hummin gli rivolse subito la propria attenzione. «Perché questa convinzione?»

«Innanzitutto, come ha osservato, Leggen era evidentemente restio a lasciarmi salire. C’è voluto un giorno intero di discussioni, e a mio avviso alla fine ha acconsentito solo perché ha avuto l’impressione che fossi un bravo matematico in grado di dargli una mano nei suoi studi meteorologici. Io ero ansioso di salire lassù. Se aveva ricevuto l’ordine di portarmi sulla Faccia superiore, non vedo il motivo di tanta riluttanza da parte sua.»

«Così, avrebbe accettato solo perché lei è un matematico. È credibile? Ha parlato di matematica con lei? Ha cercato di spiegarle le sue teorie?»

«No. Ha detto che ne avremmo parlato in seguito, comunque. Era troppo preso dai suoi strumenti, allora. Ho saputo che aveva previsto un periodo di sole che invece non c’è stato, quindi sperava che dipendesse da un errore delle apparecchiature, ma a quanto pare gli strumenti funzionavano alla perfezione, una scoperta frustrante per lui. Secondo me, è stato questo sviluppo inatteso a inasprirlo e a distogliere la sua attenzione da me. Per quanto riguarda Clowzia, la ragazza che è stata con me per qualche minuto: a ripensarci, non mi pare che mi abbia fatto allontanare volutamente dal gruppo. L’iniziativa è stata mia. Mi incuriosiva la vegetazione della Faccia superiore e semmai sono stato io a trascinare Clowzia lontano dalla stazione. Leggen non l’ha affatto incoraggiata, anzi l’ha chiamata perché tornasse mentre ero ancora in vista. Poi ho continuato a camminare e mi sono dileguato.»

«Eppure,» disse Hummin che sembrava deciso a obiettare in continuazione «se quel velivolo la stava cercando, a bordo dovevano sapere che sarebbe stato là. Chi poteva averli informati, se non Leggen?»

«Io sospetto di un giovane psicologo» disse Seldon. «Si chiama Lisung Randa.»

«Randa?» fece Dors. «No, assurdo. Lo conosco. Non lavorerebbe mai per l’imperatore. È un anti-imperialista accanito.»

«Forse finge di esserlo» ribatté Seldon. «La miglior copertura per un agente imperiale è un atteggiamento di anti-imperialismo aperto, violento ed estremistico.»

«L’opposto di quel che è Randa» insistette Dors. «Non è violento, né estremista in nulla. È un tipo tranquillo e pacifico. Le sue opinioni le esprime sempre con moderazione, con timidezza quasi, e io sono convinta che sia sincero.»

«Eppure, Dors, è stato lui il primo a parlarmi del progetto meteorologico» incalzò Seldon. «È stato lui a spingermi ad andare sulla Faccia superiore, a convincere Leggen a prendermi nel gruppo, esagerando la mia bravura di matematico. Perché era così ansioso di mandarmi lassù? Perché si è dato tanto da fare? È inevitabile chiederselo.»

«Per il tuo bene, forse. Gli interessavi, Hari. Avrà pensato che la meteorologia potesse esserti utile per la psicostoria. Non è possibile?»

«Esaminiamo un altro punto» disse Hummin pacato. «C’è stato un intervallo di tempo considerevole fra il momento in cui Randa le ha parlato del progetto meteorologico e il momento in cui è salito sulla Faccia superiore. Se Randa non è coinvolto in nessuna operazione clandestina, non aveva motivo di tenere segreta la cosa. Se è un tipo cordiale e socievole...»

«Lo è» insistette Dors.

«... può darsi benissimo che ne abbia parlato con diversi amici. In tal caso, sarebbe impossibile stabilire l’identità dell’informatore. Ma andiamo avanti. Supponiamo che Randa sia in effetti un anti-imperialista. Potrebbe essere ugualmente un agente, no? Quindi dovremmo chiederci: “È un agente di chi? Per chi lavora?”.»

Seldon rimase stupefatto. «Per chi si può lavorare se non per l’impero, se non per Demerzel?»

Hummin alzò la mano. «Lei non afferra minimamente la complessità della politica trantoriana, Seldon.» E si rivolse a Dors. «Quali erano i quattro settori che Leggen ha citato come probabili basi di partenza di un velivolo meteorologico?»

«Hestelonia, Wye, Ziggoreth e Nord Damiano.»

«E lei non ha posto la domanda in modo tendenzioso? Non ha chiesto se un particolare settore potesse essere il luogo di provenienza del verti-jet?»

«No. A Leggen ho chiesto semplicemente se avesse qualche idea circa la sua provenienza.»

«E lei» Hummin si rivolse a Seldon «non ha notato per caso una sigla, delle insegne, sul velivolo?»

Seldon avrebbe voluto replicare secco che il velivolo si intravedeva appena tra le nubi, che sbucava fuori solo per pochi attimi, che lui non aveva in mente nessuna sigla, solo la fuga e la salvezza, ma si trattenne. Erano cose che Hummin senza dubbio sapeva.

Si limitò a rispondere: «Purtroppo, no».

«Se il verti-jet era impegnato in una missione di rapimento,» osservò Dors «forse le insegne erano state mascherate, no?»

«Può darsi» convenne Hummin. «Stando alla logica dovrebbe essere così, ma in questa galassia non sempre la razionalità trionfa. Comunque, dato che Seldon non ha notato alcun particolare del velivolo, non ci resta che fare delle congetture. Io sto pensando a Wye.»

«Cosa?» fece Seldon.

«W-y-e. È il nome di un settore di Trantor. Un settore molto particolare. Da circa tremila anni è governato da una stirpe di sindaci, una stirpe ininterrotta che appartiene a un’unica dinastia. Cinquecento anni fa due imperatori e un’imperatrice della Casa di Wye hanno occupato il trono imperiale. È stato un periodo relativamente breve e nessuno dei sovrani di Wye si è distinto o si è rivelato particolarmente brillante, ma i sindaci di Wye non hanno mai dimenticato questo passato imperiale.

«Non sono stati apertamente ostili nei confronti dei casati imperiali che si sono succeduti in seguito, ma neppure hanno mostrato un atteggiamento di aperta collaborazione. Nei periodi di guerra civile sono rimasti più o meno neutrali, compiendo mosse che sembravano fatte apposta per prolungare la guerra. In questo modo, pensavano, il ricorso a Wye per cercare un compromesso sarebbe stato inevitabile. In realtà è un sistema che non ha mai funzionato, eppure non hanno smesso di tentare.

«L’attuale sindaco di Wye è molto in gamba. Ormai è vecchio, ma la sua ambizione è sempre grande. Se succederà qualcosa a Cleon, anche in caso di morte naturale, il sindaco potrà farsi avanti e puntare alla successione prevalendo sul figlio troppo giovane dell’imperatore. Il pubblico della galassia sarà sempre leggermente parziale verso un pretendente con un passato imperiale.

«Dunque, se il sindaco di Wye ha sentito parlare di lei, potrebbe volerla usare come profeta scientifico e favorire il suo casato. Rientrerebbe nella politica di Wye cercare di provocare la scomparsa opportuna di Cleon e poi servirsi di lei per predire la successione inevitabile di Wye e l’avvento di secoli e secoli di pace e prosperità. Naturalmente, quando il sindaco di Wye sarà sul trono e lei non gli sarà più utile, potrebbe benissimo raggiungere Cleon nella tomba.»

Seldon ruppe il silenzio sinistro che seguì dicendo: «Ma noi non sappiamo se sia questo sindaco di Wye a darmi la caccia».

«No. Come non sappiamo se qualcuno le stia dando veramente la caccia, in questo momento. In fin dei conti, forse il verti-jet era solo un normale velivolo per rilevamenti meteorologici, proprio come ha detto Leggen. Tuttavia, man mano che le voci riguardo alla psicostoria e al suo potenziale si diffonderanno, il che è inevitabile, un numero sempre maggiore di personaggi più o meno potenti di Trantor e altri luoghi vorrà sfruttare le sue doti.»

«Allora, che cosa dobbiamo fare?» chiese Dors.

«Già, questo è il problema.» Hummin meditò per un po’, poi disse: «Forse è stato un errore venire qui. Trattandosi di un professore, è fin troppo probabile che il nascondiglio scelto sia una università. Quella di Streeling è una delle tante, ma è fra le più importanti e più libere, quindi non passerà molto tempo prima che da diversi punti comincino ad allungarsi fin qui dei sensori a tastare il terreno con discrezione. Secondo me, dovremmo trasferire Seldon in un nascondiglio migliore, il più presto possibile. Anche oggi. Ma...».

«Ma?» ripeté Seldon.

«Non so dove.»

«Faccia comparire un dizionario geografico sullo schermo del computer e scelga un posto a caso» suggerì Seldon.

«Nemmeno per sogno. Forse troveremmo un posto più sicuro della media, ma avremmo pari probabilità di trovarne uno meno sicuro. No, dev’essere una scelta ragionata. Bisogna arrivarci con la logica. In qualche modo.»

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