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Hari Seldon era ben contento di lasciare che fosse Dors a prendere la guida. Era stata nelle strade principali di Micogeno, quindi si sentiva più a suo agio di lui.
Dors, la fronte aggrottata, non trovava tanto allettante quella prospettiva. «Sai, possiamo perderci facilmente.»
«Non con quel libretto» replicò Seldon.
Lei lo fissò spazientita. «Siamo a Micogeno, Hari. A me servirebbe una mappa computerizzata, qualcosa a cui poter fare delle domande. Questa versione micogenese è solo un pezzo di plastica piegata. Non posso dire a questo affare dove sono. Non posso dirglielo né a voce né premendo i contatti necessari. E non posso sapere nulla, questa plastica non può dirmelo, perché è una cosa stampata.»
«Allora leggi cosa dice.»
«È quello che sto cercando di fare, ma tanto per cominciare è una mappa scritta per gente che ha già dimestichezza con questo sistema. Dovremo chiedere.»
«No, Dors. Solo in caso estremo. Non voglio attirare l’attenzione. Meglio rischiare e trovare da soli la strada, anche a costo di fare un paio di deviazioni sbagliate.»
Dors sfogliò il libretto concentrandosi, poi annunciò con riluttanza: «Be’, dà molto rilievo al Sacratorium. Normale, in fondo. Immagino che tutti i micogenesi vogliano andarci, prima o poi». Si concentrò ancora qualche istante, quindi continuò: «Sai una cosa? Non c’è alcun mezzo di trasporto che vada da qui al Sacratorium».
«Cosa?»
«Non ti agitare. A quanto pare, da qui si può raggiungere un altro mezzo di trasporto che ci condurrà laggiù. Dovremo cambiare, insomma.»
Seldon si rilassò. «Be’, certo. Su Trantor, per arrivare in un posto in Espressovia bisogna cambiare la metà delle volte.»
Dors gli scoccò un’occhiata impaziente. «Questo lo so anch’io. Solo che sono abituata ad ascoltare le informazioni dalle mappe computerizzate. Quando devi scoprirle da solo, a volte anche le cose più semplici ti sfuggono un po’.»
«D’accordo, cara. Non scaldarti. Se adesso sai dove andare, fai strada. Ti seguirò umilmente.»
C’erano tre uomini in toga bianca e un paio di donne in grigio allo stesso incrocio. Seldon provò a adottare il sistema universale del sorriso vago rivolto al gruppo di sconosciuti, ma loro rimasero impassibili e distolsero lo sguardo.
Poi arrivò il mezzo di trasporto. Era una versione antiquata di quello che Seldon, su Helicon, avrebbe chiamato gravi-bus. C’era una ventina di sedili imbottiti all’interno, ognuno in grado di accogliere quattro persone. Tutti i sedili avevano due porte, una a destra e una a sinistra. Quando il gravi-bus si fermò, i passeggeri scesero da entrambi i lati. (Per un attimo Seldon pensò preoccupato a quelli che scendevano dal lato esposto al traffico, ma poi notò che i veicoli in avvicinamento si arrestavano tutti in prossimità del bus. Non passava nessuno finché il bus restava fermo.)
Dors lo sollecitò a muoversi con una spinta e Seldon raggiunse un sedile dove c’erano due posti vicini liberi. Dors lo seguì. (Gli uomini salivano e scendevano sempre per primi, constatò Seldon.)
«Smettila di studiare la gente» mormorò Dors. «Osserva l’ambiente intorno a te.»
«Ci proverò.»
«Per esempio lì.» Dors indicò un riquadro liscio sullo schienale del sedile davanti a loro. Non appena il bus si era messo in viaggio, si erano accese delle scritte che indicavano il nome della fermata successiva e gli edifici o le strade di collegamento più importanti della zona.
«Probabilmente questo ci dirà quando saremo vicini alla fermata dove dobbiamo cambiare. Per lo meno il settore non è completamente barbarico.»
«Bene» fece Seldon. Poco dopo, chinandosi verso Dors, sussurrò: «Nessuno ci guarda. Sembra che nei luoghi affollati vengano erette delle barriere artificiali per proteggere l’intimità individuale. L’hai notato?».
«Mi è sempre sembrato un fatto scontato. Se intendi inserirlo fra le regole della tua psicostoria, non susciterai una grande impressione.»
Come aveva previsto Dors, il riquadro indicatore annunciò che erano in prossimità della fermata dove passava la linea diretta per il Sacratorium.
Scesero e dovettero aspettare ancora. Alcuni bus più avanti erano già partiti, ma ne arrivava un altro. Si trovavano su una strada molto trafficata, il che non era affatto sorprendente; il Sacratorium doveva essere il centro e il fulcro del settore.
Salirono sul gravi-bus e Seldon mormorò: «Non abbiamo pagato».
«Stando alla mappa, i trasporti pubblici sono un servizio gratuito.»
Seldon sporse il labbro inferiore. «Molto civile. Immagino che non ci sia nulla di completamente omogeneo: né l’arretratezza, né la barbarie. Nulla.»
Ma Dors gli diede un colpetto col gomito e sussurrò: «La tua regola è stata infranta. Siamo osservati. L’uomo alla tua destra».