5

Lotta per l’astronave

XVII

Lì per lì, Trevize ebbe l’impressione di trovarsi sul set di un iperdramma. Per la precisione, sul set di un romanzo storico d’ambientazione imperiale. Si trattava di un set particolare, ripetuto con poche variazioni (forse ne esisteva uno solo ed era usato da tutti i produttori ipervisivi, per quel che ne sapeva Trevize). Rappresentava la mastodontica città-pianeta di Trantor nel periodo di maggior splendore.

C’erano ampi spazi, lo scalpiccio indaffarato dei pedoni, i piccoli veicoli che sfrecciavano lungo le corsie riservate.

Trevize sollevò lo sguardo, aspettandosi quasi di vedere gli aerotaxi che si spingevano in oscuri recessi a volta, ma almeno questo mancava. Infatti, superata la sorpresa iniziale, si rese conto che l’edificio era molto più piccolo di quanto ci si sarebbe aspettati su Trantor. Era soltanto un edificio, non una parte di un complesso che si estendesse ininterrottamente per migliaia di chilometri in ogni direzione.

Anche i colori erano diversi. Negli iperdrammi, Trantor era sempre raffigurato come un mondo dalle tinte eccessivamente sgargianti e gli abiti, se presi alla lettera, apparivano privi di qualsiasi praticità. Comunque, fronzoli e colori avevano un preciso significato simbolico perché indicavano la decadenza dell’impero (una prospettiva obbligatoria, in quei giorni) e soprattutto di Trantor.

In tal caso Comporellen era esattamente l’opposto della decadenza, perché il modello cromatico che Pelorat aveva fatto notare allo spazioporto trovava lì una netta conferma.

Le pareti erano di varie tonalità di grigio, i soffitti bianchi, il vestiario della popolazione nero, grigio e bianco. Di tanto in tanto si vedeva un abito completamente nero; ancor più raramente, un completo grigio; di completi bianchi nessuna traccia, per quel che poteva constatare Trevize. I modelli e i disegni erano sempre diversi, come se la gente, pur priva dei colori, riuscisse ugualmente ad affermare in altri modi la propria individualità.

I volti tendevano a essere inespressivi e se non erano inespressivi avevano un’espressione arcigna. Le donne portavano i capelli corti; gli uomini li portavano più lunghi ma raccolti sulla nuca in codini. Passando, nessuno guardava gli altri. Sembrava che tutti avessero uno scopo ben preciso e che nella loro mente non ci fosse spazio per nient’altro. Uomini e donne vestivano in maniera identica e li si distingueva solamente dalla lunghezza dei capelli, dal rigonfiamento del seno e dall’ampiezza dei fianchi.

I tre furono guidati in un ascensore che scese cinque livelli più in basso. Una volta usciti, vennero condotti davanti a una porta grigia su cui, in piccole lettere bianche, compariva la scritta: “Mitza Lizalor – MinTras”.

Il comporelliano in testa al gruppetto toccò la scritta che un istante dopo luccicò in risposta. La porta si aprì ed entrarono.

Era una stanza ampia e piuttosto spoglia; forse la scarsezza di arredi rappresentava uno spreco voluto di spazio destinato a ostentare il potere di chi la occupava.

Due guardie se ne stavano ritte contro la parete opposta, i volti inespressivi, gli occhi fissi sui nuovi arrivati. Un’ampia scrivania riempiva il centro della stanza, leggermente arretrata rispetto al centro esatto. La figura dietro la scrivania era senza dubbio Mitza Lizalor. Corporatura imponente, tratti regolari, occhi scuri, mani forti e capaci con dita lunghe dalla punta tozza posate sulla scrivania.

Il MinTras (ministro dei Trasporti, dedusse Trevize) aveva i risvolti del vestito di un bianco abbagliante, che spiccavano sul grigio scuro dell’indumento. La doppia striscia bianca proseguiva in diagonale sotto i risvolti, incrociandosi al centro del petto. Anche se il taglio dell’indumento minimizzava le protuberanze del seno femminile, notò Trevize, la “X” candida richiamava l’attenzione proprio su quel punto.

Il ministro era senza dubbio una donna. Anche ignorando il seno, lo si capiva dai capelli corti; e anche se sul volto non c’era ombra di trucco, i lineamenti erano decisamente femminili.

Anche la voce era indiscutibilmente femminile, sonora e da contralto.

«Buon pomeriggio,» esordì il ministro «capita di rado l’onore di ricevere una visita da uomini di Terminus. E da una donna non bene identificata.» I suoi occhi osservarono i tre, poi si posarono su Trevize che se ne stava rigido e accigliato. «E uno degli uomini è membro del Consiglio.»

«Un consigliere della Fondazione» disse Trevize cercando di far squillare la propria voce. «Golan Trevize, in missione per conto della Fondazione.»

«In missione?» Il ministro inarcò le sopracciglia.

«In missione» ripeté Trevize. «Perché veniamo trattati come criminali? Perché siamo stati presi in custodia da guardie armate e condotti qui come prigionieri? Il Consiglio della Fondazione, spero se ne renda conto, non accoglierà la notizia con piacere.»

«E in ogni caso,» intervenne Bliss con voce che sembrava leggermente stridula rispetto a quella dell’altra donna, più anziana di lei «dobbiamo restare in piedi in eterno?»

Il ministro le lanciò un’occhiata glaciale, poi alzò un braccio e disse: «Tre sedie, presto».

Una porta si aprì e tre uomini che indossavano i soliti capi spenti della moda comporelliana si affrettarono a portarle. I tre stranieri davanti alla scrivania si sedettero.

«Ecco» disse il ministro con un sorriso privo di qualsiasi calore. «Siamo comodi?»

A Trevize pareva proprio di no. Le sedie non erano imbottite ma piatte e fredde al tatto, né scendevano a compromessi con la forma del corpo. «Perché siamo qui?»

Il ministro consultò degli incartamenti sulla scrivania. «Ve lo spiegherò non appena sarò sicura dei dati in mio possesso. La vostra astronave è la Stella lontana proveniente da Terminus. È vero, consigliere?»

«Sì.»

Il ministro sollevò lo sguardo. «Ho usato il suo titolo, consigliere. Vuole essere tanto cortese da usare il mio?»

«È sufficiente “signor ministro”? O c’è qualche titolo onorifico?»

«Nessun titolo onorifico, signore, e non è necessario che usi due parole. “Ministro” è più che sufficiente, o “signora” se non le piacciono le ripetizioni.»

«In tal caso la mia risposta è sì, ministro.»

«Il comandante dell’astronave è Golan Trevize, cittadino della Fondazione e membro del Consiglio di Terminus. Consigliere giovane di nomina recente, per la precisione. Lei è Trevize: è tutto esatto, consigliere?»

«Sì, ministro. E dal momento che sono un cittadino della Fondazione...»

«Non ho ancora finito, consigliere. Risparmi le sue obiezioni per quando avrò concluso. Il suo accompagnatore è Janov Pelorat, studioso, storico e cittadino della Fondazione. Quell’uomo è lei, vero, dottor Pelorat?»

Pelorat ebbe un lieve sussulto quando il ministro spostò il suo sguardo penetrante su di lui. «Sì, sono io, mia ca...» S’interruppe e ricominciò: «Sono io, ministro».

Il ministro congiunse le mani. «Nel rapporto che mi è pervenuto non c’è alcun accenno a una donna. Questa signora appartiene all’effettivo dell’astronave?»

«Sì, ministro» rispose Trevize.

«Allora mi rivolgerò a lei. Il suo nome?»

«Sono conosciuta come Bliss,» rispose Bliss sedendo eretta e parlando con calma e chiarezza «anche se il mio nome è più lungo, signora. Devo dirglielo per intero?»

«Mi accontenterò di Bliss, per il momento. È cittadina della Fondazione?»

«No, signora.»

«Di quale mondo è cittadina?»

«Non ho documenti di cittadinanza di nessun mondo, signora.»

«Nessun documento?» Il ministro fece un piccolo segno sull’incartamento che aveva di fronte. «Prendiamo nota di questo fatto. Cosa fa a bordo dell’astronave?»

«Sono un passeggero, signora.»

«Il consigliere Trevize o il dottor Pelorat non hanno chiesto di vedere i suoi documenti prima che salisse a bordo?»

«No, signora.»

«Li ha informati di essere priva di documenti, Bliss?»

«No, signora.»

«Qual è la sua mansione a bordo dell’astronave? Il suo nome, che in fondo significa “estasi” o “beatitudine”, si adatta a tale mansione?»

Bliss rispose orgogliosa: «Sono un passeggero e non ho nessun’altra mansione».

Trevize intervenne: «Perché sta tormentando questa donna, ministro? Quali leggi ha violato?».

Lo sguardo del ministro Lizalor si spostò su di lui. «Consigliere, in quanto esterno o forestiero lei non conosce le nostre leggi. Malgrado questo, se decide di visitare il nostro mondo vi è soggetto. Non porta le sue leggi con sé ovunque vada; questa è una regola generale del diritto galattico, credo.»

«Certo, ministro, ma devo ancora sapere quale delle vostre leggi abbia violato Bliss.»

«Consigliere, di regola nella galassia un visitatore proveniente da un mondo al di fuori del territorio politico del mondo che sta visitando deve avere con sé i documenti d’identità. Sotto questo aspetto, molti mondi sono poco severi o perché interessati al turismo, o perché indifferenti verso la legge e l’ordine. Noi comporelliani non ci comportiamo così. Siamo un mondo legalitario e vogliamo che i regolamenti siano applicati in modo rigoroso. Questa donna è un’apolide, pertanto infrange la legge di qui.»

«Non aveva scelta» ribatté Trevize. «Ero io che pilotavo l’astronave e l’ho portata su Comporellen; lei ha dovuto accompagnarci, ministro... o a suo parere avrebbe dovuto chiederci di essere gettata nello spazio?»

«Questo significa soltanto che anche lei, consigliere, ha violato le nostre leggi.»

«No, non è esatto, ministro. Io non sono un esterno. Sono un cittadino della Fondazione e Comporellen e i mondi compresi nella sua sfera d’influenza politica sono una Potenza alleata della Fondazione. Come cittadino della Fondazione, posso viaggiare liberamente in questo territorio.»

«Certo, consigliere, a patto che abbia dei documenti che dimostrino che è davvero cittadino della Fondazione.»

«E li ho, ministro.»

«Eppure, anche in qualità di cittadino della Fondazione, non ha il diritto di violare le nostre leggi portando con sé una persona apolide, cioè senza cittadinanza.»

Trevize esitò. Era evidente che la guardia di confine, Kendray, non avesse mantenuto la parola, quindi era inutile proteggerlo. «Non siamo stati fermati alla stazione di immigrazione, così ho dato per scontato che avessimo il permesso di portare con noi questa donna, ministro.»

«Non vi hanno fermati, è vero, consigliere. Ed è vero che la donna non è stata denunciata dall’immigrazione ed è potuta passare. Immagino, comunque, che i funzionari della stazione d’ingresso abbiano pensato, giustamente, che fosse più importante far scendere in superficie la vostra astronave piuttosto che preoccuparsi della presenza di un’apolide. Il loro comportamento, a rigor di logica, ha infranto le regole e bisognerà affrontare adeguatamente il problema, ma senza dubbio alla fine si deciderà che si è trattato di un’infrazione giustificata. Siamo un mondo che osserva rigorosamente le leggi, consigliere, ma non siamo rigidi oltre i limiti della ragionevolezza.»

Trevize replicò prontamente: «Allora mi appello alla ragione perché non siate troppo rigidi in questa circostanza, ministro. Se la stazione d’ingresso non vi ha davvero informato circa la presenza a bordo di un’apolide, è evidente che non sapevate che stavamo infrangendo la legge quando siamo atterrati. Eppure è altrettanto evidente che eravate pronti a prenderci in custodia non appena fossimo atterrati, cosa che infatti è avvenuta. Perché l’avete fatto? Non avevate motivo di pensare che si stesse commettendo qualche reato».

Il ministro sorrise. «Capisco la sua confusione, consigliere. Le assicuro che il suo fermo sarebbe avvenuto in ogni caso e indipendentemente dalla presenza a bordo di un passeggero privo di cittadinanza. Stiamo agendo per conto della Fondazione, di cui siamo una Potenza alleata, come lei stesso ribadisce.»

Trevize la fissò. «Ma è impossibile, ministro. Anzi, peggio: è ridicolo.»

Il ministro proruppe in una risatina melliflua. «Interessante notare come anteponga il ridicolo all’impossibile, consigliere. Sono d’accordo con lei. Sfortunatamente, non è né l’una né l’altra cosa. Perché dovrebbe esserlo?»

«Perché sono un funzionario del governo della Fondazione, in missione per conto della Fondazione ed è inconcepibile che proprio la Fondazione voglia farmi arrestare o abbia il potere di farlo, dal momento che godo dell’immunità parlamentare.»

«Ah, omette il mio titolo, ma è sconvolto, quindi forse è una mancanza perdonabile. Comunque, non mi è stato chiesto espressamente di arrestarla. Lo faccio solo per poter eseguire quello che mi è stato chiesto di fare, consigliere.»

«Sarebbe, ministro?» chiese Trevize, cercando di controllare le proprie emozioni di fronte a quella donna tremenda.

«Requisire la sua astronave, consigliere. Restituirla alla Fondazione.»

«Cosa?»

«Continua a omettere il mio titolo, consigliere. Un atteggiamento molto trascurato, con cui non perora di certo la sua causa. L’astronave non è sua, suppongo. È stata progettata da lei, costruita da lei o pagata da lei?»

«Naturalmente no, ministro. Mi è stata assegnata dal governo della Fondazione.»

«Quindi, evidentemente, il governo della Fondazione ha il diritto di annullare questa assegnazione, consigliere. È un’astronave di valore, immagino.»

Trevize non rispose.

Il ministro continuò: «È un’astronave gravitazionale, consigliere. È impossibile che ne esistano molte e perfino la Fondazione deve averne pochissime. Si saranno pentiti di averle assegnato una di queste rare navi spaziali. Forse riuscirà a persuaderli perché gliene assegnino una meno preziosa, comunque sufficiente per svolgere la sua missione. Quella su cui è arrivato deve restare in mano nostra».

«No, ministro, non posso cedere l’astronave. È impossibile che la Fondazione le abbia chiesto di requisirla.»

Il ministro sorrise. «Non l’ha chiesto solo a me, consigliere. Né a Comporellen, specificatamente. Abbiamo motivo di credere che la richiesta sia stata inviata a tutti i mondi e i settori sotto la giurisdizione della Fondazione o suoi alleati. Da questo deduco che la Fondazione non conosca il suo itinerario e la stia cercando con un certo accanimento. Da questo deduco inoltre che lei non si trova in missione su Comporellen per conto della Fondazione, perché in tal caso la Fondazione avrebbe conosciuto la sua posizione e si sarebbe rivolta direttamente a noi. In parole povere, consigliere, mi ha mentito.»

Con una certa difficoltà, Trevize disse: «Vorrei vedere una copia della richiesta che ha ricevuto dal governo della Fondazione. Ne ho diritto, penso».

«Certamente, se arriveremo a un’azione legale. Noi prendiamo molto seriamente la prassi, consigliere, e i suoi diritti saranno tutelati pienamente, gliel’assicuro. Comunque, sarebbe più conveniente e più semplice raggiungere un accordo subito, qui, senza la pubblicità e lo spreco di tempo di un procedimento giudiziario. Noi lo preferiremmo e sono sicura che lo preferirebbe anche la Fondazione. Per evitare che si venga a sapere in tutta la galassia di un Legislatore fuggitivo. La Fondazione cadrebbe nel ridicolo e, secondo il suo punto di vista e il mio, il ridicolo è peggio dell’impossibile.»

Trevize tacque ancora.

Il ministro attese un istante, poi proseguì imperturbabile: «Via, consigliere, in un modo o nell’altro intendiamo requisire l’astronave: per accordo informale con voi o per azione legale dipende da quello che deciderete. Anche la pena per l’introduzione di un passeggero apolide sarà consona alla via che sceglieremo. Se vuole un procedimento giudiziario, la donna rappresenterà un’aggravante a suo carico e dovrà scontare interamente le conseguenze penali del suo reato, che le assicuro non saranno leggere. Giungendo a un accordo, la passeggera potrà raggiungere qualunque destinazione desideri con un volo commerciale e voi due sarete liberi di accompagnarla. In alternativa, se la Fondazione sarà d’accordo potremo fornirvi una delle nostre astronavi, del resto perfettamente adeguate. In questo caso la Fondazione dovrà sostituirla con una equivalente. Se per qualsiasi motivo non desideraste tornare nel territorio controllato dalla Fondazione, saremo disposti a offrirvi asilo politico qui e forse, in seguito, la cittadinanza comporelliana. Come vede, un accordo amichevole presenta molte possibilità vantaggiose, mentre insistendo sui vostri diritti legali potrete solo rimetterci».

«Ministro, lei è troppo impaziente di concludere. Fa promesse che non è in grado di mantenere. Non può offrirmi asilo politico ignorando la richiesta di consegna della Fondazione.»

«Consigliere, non faccio mai promesse a vuoto. La richiesta della Fondazione riguarda solo l’astronave, non parla né di lei né di qualsiasi altra persona a bordo.»

Trevize lanciò un’occhiata a Bliss e disse: «Ministro, posso avere il permesso di consultare brevemente il dottor Pelorat e la signorina Bliss?».

«Certo, consigliere. Le concedo un quarto d’ora.»

«In privato, ministro.»

«Vi accompagneranno in una stanza e fra un quarto d’ora verrete condotti di nuovo qui, consigliere. Non sarete disturbati e non tenteremo di spiare la vostra conversazione. Avete la mia parola e io la mantengo. Comunque sarete sorvegliati, quindi non siate tanto sciocchi da tentare di fuggire.»

«Comprendiamo, ministro.»

«E quando tornerete, ci aspettiamo che abbiate optato per un accordo amichevole e consegniate l’astronave. Altrimenti, la legge seguirà il suo corso e le conseguenze saranno molto spiacevoli per tutti voi. È chiaro?»

«Certo, ministro» rispose Trevize controllando la collera che aveva in corpo, perché sarebbe stato controproducente lasciarla sfogare.

XVIII

Era una stanza piccola ma ben illuminata. Conteneva un divano e due sedie e si sentiva il rumore lieve di una ventola d’aerazione. Complessivamente era molto più accogliente dell’ampio ufficio asettico del ministro.

Li aveva scortati una guardia, un tipo alto e serissimo, con la mano accostata all’impugnatura del fulminatore. Rimase all’esterno mentre loro entravano e con voce grave disse: «Avete un quarto d’ora».

Dopo di che la porta si chiuse di scatto.

«Spero solo che non ci spiino» esordì Trevize.

«Ci ha dato la sua parola, Golan» disse Pelorat.

«Giudichi gli altri in base a te stesso, Janov. La sua cosiddetta parola non basta. Se vuole, romperà la promessa senza esitare.»

«Non importa» intervenne Bliss. «Posso schermare la stanza.»

«Hai un congegno schermante?» chiese Pelorat.

Bliss sorrise, con un balenio improvviso di denti bianchi. «La mente di Gaia è un congegno schermante, Pel. È una mente enorme.»

«E noi siamo qui grazie ai limiti di quella mente enorme» osservò Trevize rabbioso.

«Cosa vorresti dire?» fece Bliss.

«Al termine del confronto a tre, mi hai cancellato dalla mente del sindaco e di Gendibal, il membro della Seconda Fondazione. Non dovevano più pensare a me, se non in modo molto vago e con indifferenza, così da lasciarmi in pace.»

«Abbiamo dovuto farlo» disse Bliss. «Tu sei la nostra risorsa più importante.»

«Già. Golan Trevize, colui che non sbaglia mai. Ma non hai cancellato la mia astronave dalla loro mente, vero? Il sindaco Branno non ha chiesto di catturare me. Io non le interesso minimamente, ma esige la consegna dell’astronave. Non ha dimenticato l’astronave!»

Bliss corrugò la fronte.

Trevize proseguì: «Rifletti. Gaia ha presunto, distrattamente, che io comprendessi la mia astronave, che fossimo un unico insieme. Non pensando a me, la Branno non avrebbe pensato nemmeno alla Stella lontana. Il guaio è che Gaia non capisce l’individualità. Ha creduto che l’astronave e io formassimo un singolo organismo e ha sbagliato».

«È possibile» disse Bliss sottovoce.

«Be’, allora sta a te rimediare all’errore» replicò Trevize sbrigativo. «Mi servono assolutamente sia l’astronave sia il relativo computer, non dei rimpiazzi qualsiasi. Quindi, fai in modo che la Stella lontana resti in mano mia, Bliss. Tu puoi controllare le menti.»

«Certo, Trevize, ma non esercitiamo il controllo mentale alla leggera. Lo abbiamo fatto in occasione del vertice a tre, ma hai idea del tempo occorso per preparare quell’incontro, per calcolare tutto, soppesare? Sono occorsi anni e anni, veramente. Non posso avvicinarmi a una donna e, come se nulla fosse, modificare la sua mente in base alle esigenze di un’altra persona.»

«È una circostanza speciale.»

Bliss continuò imperterrita: «Se cominciassi a adottare questa linea d’intervento, quale sarebbe il limite? Avrei potuto influenzare la mente dell’agente alla stazione d’ingresso e saremmo passati subito. Avrei potuto influenzare la mente dell’agente sul taxi e ci avrebbe lasciati andare».

«Già, a proposito, perché non l’hai fatto?»

«Perché non sappiamo quali sarebbero le conseguenze. Non conosciamo gli effetti collaterali di questa pratica e pertanto c’è il rischio di peggiorare la situazione. Influenzando la mente del ministro, ipotecherei i suoi rapporti con altre persone e, dato che si tratta di un importante funzionario governativo, potrebbero esserci delle ripercussioni sulle relazioni interstellari. Bisognerebbe esaminare tutto approfonditamente, prima di azzardarci a toccare la sua mente.»

«Allora, perché sei con noi?»

«Perché un giorno la tua vita potrebbe essere in pericolo. Devo proteggerti a ogni costo, compresi il sacrificio di Pel o di me stessa. Alla stazione d’ingresso la tua vita non era in pericolo. Non lo è nemmeno adesso, quindi dovrai risolvere il problema da solo... finché Gaia non avrà ben valutato le conseguenze di un’eventuale azione.»

Trevize meditò qualche secondo, poi disse: «In tal caso, devo fare un tentativo. E non è detto che funzioni».

La porta si aprì, scorrendo rumorosamente come quando si era chiusa.

«Uscite» disse la guardia.

Mentre uscivano, Pelorat mormorò: «Cosa intendi fare, Golan?».

Trevize scosse il capo. «Non so di preciso. Dovrò improvvisare.»

XIX

Quando tornarono nel suo ufficio, il ministro Lizalor sedeva ancora alla scrivania. Vedendoli entrare, contrasse il volto in un sorriso sinistro.

«Spero, consigliere Trevize, che sia qui per dirmi che intende cedere l’astronave della Fondazione in mano sua.»

«Sono qui per discutere le condizioni, ministro» disse calmo Trevize.

«Non ci sono condizioni, consigliere. Se proprio insiste, si può istruire un processo molto rapidamente e chiuderlo ancora più in fretta. Le garantisco una condanna esemplare anche in caso di un dibattimento perfettamente equo, dato che portando su Comporellen una persona priva di cittadinanza ha commesso un reato lampante. Dopo di che, noi confischeremo l’astronave con un atto del tutto legittimo e voi tre dovrete scontare pene severe. Non fatevi punire a tutti i costi solo per rimandare di un giorno l’inevitabile.»

«Eppure, le assicuro che ci sono dei punti da chiarire. Anche condannandoci con la massima rapidità non potrete impadronirvi dell’astronave senza il mio consenso. Se tenterete di introdurvi a bordo con la forza, la distruggerete insieme allo spazioporto e a tutte le persone che contiene. In questo modo la Fondazione di sicuro si infurierà e non credo che vorrete sfidarla. Ricorrere alle minacce o ai maltrattamenti per costringermi ad aprire l’astronave è certamente un atto contrario alle vostre leggi: se le violerete in preda alla disperazione, se ci torturerete o sottoporrete a una carcerazione dura e particolarmente lunga, la Fondazione verrà a saperlo e si adirerà ancora di più. Nonostante tengano tanto alla mia astronave, non possono creare un precedente del genere e consentire di maltrattare impunemente i cittadini della Fondazione. Ora, possiamo discutere le condizioni?»

«Sono solo sciocchezze» replicò il ministro accigliandosi. «Se necessario, chiameremo in causa la Fondazione stessa: loro saranno in grado di aprire l’astronave o la costringeranno a farlo.»

«Non ha usato il mio titolo, ministro, ma è sconvolta, quindi forse è una mancanza perdonabile. Sa benissimo che non si rivolgerà mai alla Fondazione, dato che non ha alcuna intenzione di restituire l’astronave.»

Il volto del ministro si irrigidì. «Che assurdità sono queste, consigliere?»

«Sono assurdità che probabilmente gli altri non dovrebbero sentire, ministro. Lasci che il mio amico e la ragazza si ritirino in una comoda stanza d’albergo e riposino come meritano e faccia uscire anche le sue guardie. Resteranno fuori e lei potrà farsi lasciare un fulminatore. Non è una donna gracile e con un fulminatore non avrà nulla da temere da me. Io sono disarmato.»

Il ministro si sporse un poco in avanti sulla scrivania. «Non ho nulla da temere da lei in ogni caso.»

Senza voltarsi, rivolse un cenno a una delle guardie, che si avvicinò immediatamente e si fermò di fianco alla scrivania battendo i tacchi. Il ministro disse: «Guardia, porta quei due all’appartamento cinque. Rimarranno là, dovranno disporre di ogni comodità ed essere sorvegliati. Sarai ritenuto responsabile di qualsiasi maltrattamento ai loro danni e di qualsiasi violazione della sicurezza».

Si alzò e, nonostante si sforzasse di conservare una compostezza assoluta, Trevize non riuscì a evitare un lieve sussulto. Era alta almeno quanto lui, cioè un metro e ottantacinque, forse un paio di centimetri in più. Aveva una vita sottile e le due strisce bianche incrociate sul petto proseguivano intorno alla vita, facendola sembrare ancora più snella. Era aggraziata ma comunque imponente e Trevize rifletté tristemente che, affermando di non avere nulla da temere da lui, quella donna non aveva parlato a vanvera. In un corpo a corpo sarebbe stata capacissima di inchiodarlo con le spalle al tappeto.

«Venga con me, consigliere. Se proprio vuole dire delle assurdità, meno persone la sentiranno, meglio sarà per il suo bene.»

Fece strada con passo svelto e Trevize la seguì, sentendosi sminuito dalla sua sagoma massiccia: una sensazione che non aveva mai provato di fronte a una donna.

Salirono su un ascensore e, mentre la porta si chiudeva, lei disse: «Adesso siamo soli, consigliere, ma se crede di poter usare la forza per raggiungere chissà quale fine, per favore lo dimentichi». Poi, con il tono cantilenante della voce più pronunciato ed evidentemente divertita, aggiunse: «Ha l’aria di un tipo abbastanza robusto, ma le assicuro che non avrò alcuna difficoltà a spezzarle un braccio o la schiena, se sarà necessario. Sono armata ma non avrò bisogno di ricorrere alle armi».

Trevize si sfregò una guancia e i suoi occhi squadrarono dall’alto in basso il corpo della donna, poi in senso contrario. «Ministro, in un incontro di lotta posso tener testa a qualsiasi uomo del mio peso, ma ho già deciso di rinunciare a misurarmi con lei. Quando sono surclassato, me ne rendo conto.»

«Bene» ribatté lei soddisfatta.

«Dove stiamo andando?»

«Giù, molto in basso, ma non si preoccupi. In un iperdramma, questa discesa annuncerebbe il suo trasferimento in una prigione sotterranea, ma non abbiamo segrete su Comporellen. Solo prigioni decenti. Stiamo andando nel mio appartamento privato; non sarà romantico come una segreta dell’infame epoca imperiale antica, ma è molto più comodo.»

Trevize calcolò che dovevano essere ad almeno una cinquantina di metri dalla superficie del pianeta, quando la porta dell’ascensore si aprì e ne uscirono.

XX

Trevize si guardò intorno nell’appartamento, stupito.

Il ministro disse con espressione torva: «Non le piace il mio alloggio, consigliere?».

«Perché non dovrebbe piacermi, ministro? Sono solo sorpreso, non me l’aspettavo. Da quel poco che ho visto e sentito dal mio arrivo sul vostro mondo, mi ero fatto l’idea che fosse un pianeta sobrio, nemico dei lussi inutili.»

«Ed è così, consigliere. Le nostre risorse sono limitate e la vita deve essere dura come il clima della superficie.»

«Ma questo, ministro...» E Trevize allargò le mani quasi ad abbracciare la stanza dove, per la prima volta su quel mondo, vedeva colori, divani ben imbottiti, luce soffusa alle pareti, e dove il pavimento era rivestito da un campo di forza che rendeva i passi elastici e silenziosi. «Questo mi pare proprio lusso.»

«Come ha appena detto, consigliere evitiamo i lussi inutili, l’ostentazione, gli sprechi eccessivi. Questo è lusso privato e ha una sua utilità. Io lavoro duramente e ho grandi responsabilità. Ho bisogno di un posto dove poter dimenticare, per un po’, le difficoltà della mia carica.»

«Tutti i comporelliani vivono così quando gli occhi altrui sono rivolti altrove, ministro?»

«Dipende dal genere di lavoro e dalle responsabilità. Pochi possono permetterselo e lo meritano e, grazie al nostro codice etico, pochi lo desiderano.»

«Ma lei, ministro, può permetterselo, lo merita e lo desidera?»

«Il rango ha i suoi privilegi, oltre che i suoi doveri. E adesso si sieda, consigliere, e mi parli di questa sua follia.» Il ministro sedette sul divano, che cedette lentamente sotto il suo peso e indicò una poltrona altrettanto soffice di fronte a sé, a breve distanza.

Trevize si accomodò. «Follia, ministro?»

Lei si rilassò visibilmente, appoggiando il gomito destro su un cuscino. «In privato non siamo tenuti a osservare le regole del discorso formale con eccessivo puntiglio. Mi chiami Lizalor. Io la chiamerò Trevize. Mi dica che cosa ha in mente, Trevize, e discutiamone.»

Trevize accavallò le gambe. «Vede, Lizalor, mi ha offerto la possibilità di scegliere fra il consegnare spontaneamente l’astronave e l’essere sottoposto a un procedimento penale. In entrambi i casi, l’astronave finirebbe in mano vostra. Eppure ha fatto di tutto per convincermi ad accettare un accordo pacifico. Siete disposti a offrirmi un’altra astronave per rimpiazzare la mia, così che i miei amici e io possiamo andare dove desideriamo. Volendo, potremmo addirittura restare qui su Comporellen e ottenere la cittadinanza. Inoltre, lei mi ha concesso un quarto d’ora per consultarmi con i miei amici ed è arrivata a portarmi nel suo alloggio privato, mentre i miei amici avranno trovato una comoda sistemazione, suppongo. In parole povere, Lizalor, mi sta corrompendo con un trattamento speciale perché ceda l’astronave senza che si renda necessario un processo. E mi sembra piuttosto alle strette.»

«Via, Trevize, non vuole proprio darmi atto di possedere impulsi umani?»

«No.»

«O che una resa spontanea sarebbe più rapida e conveniente di un processo?»

«No! Io avrei un’altra ipotesi.»

«Cioè?»

«Un processo presenta un aspetto molto negativo: è un atto pubblico. Ha sottolineato parecchie volte come su questo mondo ci sia un sistema legale rigoroso; be’, io credo che sarebbe difficile allestire un processo senza una documentazione pubblica e completa. In questo caso, la Fondazione ne avrebbe notizia e voi dovreste consegnare l’astronave al termine del processo.»

«Certo» disse Lizalor inespressiva. «L’astronave appartiene alla Fondazione.»

«Ma un accordo privato con me non dovrebbe figurare su un documento ufficiale. Avreste l’astronave e, dato che la Fondazione sarebbe all’oscuro di tutto (non sanno nemmeno che siamo su questo mondo), Comporellen potrebbe tenerla. Sono sicuro che le vostre intenzioni siano queste.»

«Perché lo faremmo?» Lizalor era sempre impassibile. «Non facciamo parte della Federazione della Fondazione?»

«Non proprio. Voi siete una Potenza alleata. In ogni mappa galattica su cui i mondi membri della Fondazione compaiono in rosso, Comporellen e i suoi mondi satelliti formano invece una chiazza rosa pallido.»

«Comunque, come Potenza alleata collaboreremmo certamente con la Fondazione.»

«Davvero? E se Comporellen sognasse l’indipendenza totale, o magari addirittura un ruolo guida? Siete un mondo vecchio. Quasi tutti i mondi sostengono di essere più antichi di quel che sono, ma Comporellen lo è veramente.»

Un sorriso glaciale apparve sul volto di Lizalor. «Il più antico, volendo prestar fede a quel che dicono certi nostri elementi fanatici.»

«Forse un tempo Comporellen era davvero il mondo guida di un piccolo gruppo di pianeti. Forse sognate ancora di riconquistare quella posizione preminente perduta.»

«Credete che sogniamo una meta così impossibile? L’ho definita follia prima di conoscere i suoi pensieri e adesso che li conosco ripeto che è follia senza ombra di dubbio.»

«Per quanto un sogno possa essere impossibile, si può sognarlo comunque. Terminus, situato ai bordi della galassia e con alle spalle cinque secoli di storia – dunque una storia più breve di qualsiasi altro mondo –, governa in pratica la galassia. Perché Comporellen non potrebbe prendere il suo posto, eh?» Trevize sorrideva.

Lizalor rimase seria. «Terminus ha raggiunto quella posizione in seguito all’attuazione del Piano di Hari Seldon, è risaputo.»

«Questo è il sostegno psicologico della sua superiorità, che forse reggerà solo finché la gente ci crederà; può darsi che il governo di Comporellen non ci creda. A ogni modo, Terminus gode anche di saldi fondamenti tecnologici. L’egemonia che esercita dipende dalla sua tecnologia avanzata, di cui l’astronave gravitazionale che siete così ansiosi di requisire costituisce un esempio. Nessun altro mondo all’infuori di Terminus possiede astronavi gravitazionali. Se Comporellen potesse averne una e riuscisse a scoprirne il funzionamento, compirebbe un salto tecnologico gigantesco. Non credo che basterebbe a sopraffare Terminus, ma può darsi che il vostro governo sia di avviso contrario.»

«Non credo che lei parli sul serio. Un governo che trattenesse l’astronave malgrado la richiesta della Fondazione attirerebbe su di sé la sua collera e la storia ci insegna che quando la Fondazione si adira può essere molto pericolosa.»

«La collera si scatenerebbe solo se esistesse un motivo.»

«In tal caso, Trevize, e supponendo che la sua analisi della situazione non sia semplicemente folle... non sarebbe vantaggioso per lei consegnarci l’astronave e concludere un ottimo affare? Stando al suo ragionamento, la pagheremmo bene, pur di procurarci l’astronave senza scalpore.»

«E avreste la certezza che io non denuncerei il fatto alla Fondazione?»

«Sì, dal momento che dovrebbe denunciare anche il suo ruolo nella vicenda.»

«Potrei dire di essere stato costretto con la forza.»

«Già, ma il buon senso le dice che il suo sindaco non crederebbe a questa versione dei fatti. Su, concludiamo l’affare.»

Trevize scosse il capo. «No, Lizalor. L’astronave è mia e tale deve restare. Come le ho spiegato, se tenterete di introdurvi con la forza, provocherete un’esplosione tremenda. Le assicuro che è la verità, non si tratta di un bluff.»

«Lei potrebbe aprirla e riprogrammare il computer.»

«Certo, ma non lo farò.»

Lizalor sospirò. «Sa, potremmo indurla a cambiare idea. Non direttamente, ma con quello che potremmo fare al suo amico, il dottor Pelorat, o alla ragazza.»

«Tortura, ministro? È questa la vostra legge?»

«No, consigliere. Ma non è detto che si debba ricorrere a metodi così cruenti. C’è sempre la sonda psichica.»

Per la prima volta dal suo ingresso nell’appartamento del ministro, Trevize avvertì un brivido interiore.

«Non potete farlo. L’uso della sonda psichica per scopi che non siano medici è illegale in tutta la galassia.»

«Ma se fossimo spinti dalla disperazione...»

«Sono pronto a correre il rischio» replicò Trevize calmo «perché non otterreste nulla. La mia determinazione nel conservare l’astronave è così intensa che la sonda psichica distruggerebbe la mia mente prima di costringerla a cedere alla vostra richiesta.» Quello era un bluff, mentre il brivido interiore di Trevize si intensificò. «E anche se foste tanto abili da persuadermi senza distruggermi la mente, anche se dovessi aprire l’astronave, disattivarla e consegnarla a voi, non otterreste ugualmente nulla. Il computer di bordo è ancora più perfezionato dell’astronave e, non so come, è progettato in modo tale da sviluppare tutto il suo potenziale operativo solo con me. Credo lo si possa definire un computer su misura.»

«E se l’astronave restasse sua e continuasse a pilotarla lei? Non sarebbe disposto a pilotarla per noi, come stimato cittadino di Comporellen? Uno stipendio consistente. Lussi considerevoli anche per i suoi amici.»

«No.»

«Che propone? Che vi lasciamo partire tutti quanti, liberi di girare per la galassia? L’avverto che piuttosto di fare una cosa del genere, potremmo invece informare la Fondazione che lei è qui con la sua astronave e lasciare che siano loro a sbrigarsela.»

«E perdereste l’astronave?»

«Se proprio dobbiamo perderla, mille volte meglio consegnarla alla Fondazione che a un esterno impudente.»

«Allora mi permetta di suggerirle un compromesso.»

«Un compromesso? D’accordo, l’ascolto. Parli pure.»

Trevize parlò con cautela: «Sono in missione, una missione importante. È iniziata con l’appoggio della Fondazione. A quanto pare, la Fondazione adesso ha ritirato il suo appoggio, ma la missione resta sempre importante. Mi conceda l’appoggio di Comporellen e, se porterò a termine la missione con successo, il suo mondo ne trarrà vantaggio».

Lizalor assunse un’espressione dubbiosa. «E non restituirà l’astronave alla Fondazione?»

«Mai avuta questa intenzione. La Fondazione non cercherebbe l’astronave con tanto accanimento se pensasse che ho intenzione di ridargliela, prima o poi.»

«Questo non equivale a dire che darà l’astronave a noi.»

«Una volta completata la missione, può darsi che l’astronave non mi occorra più. In tal caso non avrei nulla in contrario a consegnarla a Comporellen.»

«Ha usato il condizionale, può darsi che non le occorra più. Questo vale ben poco, per noi.»

«Potrei promettervi chissà che, ma quale valore avrebbero delle promesse altisonanti? Le mie sono caute e limitate, il che dovrebbe dimostrarvi che sono almeno sincere.»

«Ben detto» annuì Lizalor. «Mi piace. Dunque, qual è la sua missione e quali vantaggi ne ricaverebbe Comporellen?»

«No, no, sta a lei rispondere. Avrò il vostro appoggio se vi dimostro che la missione è importante anche per Comporellen?»

Il ministro Lizalor si alzò dal divano ergendosi in tutta la sua figura imponente. «Ho fame, consigliere Trevize, e non discuterò oltre a stomaco vuoto. Le offrirò qualcosa da mangiare e da bere, con moderazione. Dopo di che finiremo di parlare.»

In quel momento a Trevize sembrò che la donna avesse davvero un che di famelico, per cui strinse le labbra con un lieve senso di disagio.

XXI

Forse il pasto era nutriente, ma non di sicuro una delizia per il palato. Il piatto principale consisteva in manzo bollito immerso in una salsa che sapeva di senape, accompagnato da un contorno di verdura a foglia che Trevize non riconobbe né apprezzò, di sapore amarognolo e salato piuttosto sgradevole. Scoprì in seguito che si trattava di un tipo d’alga marina.

Fu quindi la volta di un frutto che sapeva di mela e aveva un lieve retrogusto di pesca (tutt’altro che malvagio) e di una bevanda calda e scura decisamente troppo amara per Trevize, che non la terminò e che chiese invece un bicchiere d’acqua. Le porzioni erano piccole, ma, date le circostanze, Trevize fu contento così.

Avevano mangiato in privato, senza servitori presenti. Lizalor aveva scaldato e servito di persona le pietanze e fu lei a sparecchiare.

«Spero che il pasto le sia piaciuto» disse Lizalor mentre stavano lasciando la sala da pranzo.

«Molto piacevole» disse Trevize con scarso entusiasmo.

Il ministro tornò a sedere sul divano. «Riprendiamo la discussione di prima. Ha accennato al fatto che Comporellen potrebbe essere contrariato dal predominio tecnologico di Terminus e dal suo potere politico. In un certo senso è vero, ma questo aspetto della questione interessa soltanto a chi si occupa di politica interstellare e il loro numero è poco consistente. Se mai bisogna dire che il comporelliano medio inorridisce di fronte all’immoralità della Fondazione. L’immoralità è diffusa su gran parte dei mondi, ma su Terminus è particolarmente spiccata. Direi che qualsiasi tendenza anti-Terminus esistente sul nostro mondo sia legata a questo fatto, non a motivazioni più astratte e generali.»

«Immoralità?» fece Trevize perplesso. «Malgrado le pecche della Fondazione, deve ammettere che governa la sua parte della galassia con discreta efficienza e onestà fiscale. I diritti civili, complessivamente, sono rispettati e...»

«Consigliere Trevize, io parlo di moralità sessuale.»

«In tal caso, proprio non capisco. La nostra è una società totalmente morale, sessualmente parlando. Le donne sono rappresentate in ogni sfaccettatura della vita sociale. Il nostro sindaco è una donna e circa la metà del Consiglio è...»

Lizalor assunse per un attimo un’espressione esasperata. «Consigliere, vuole prendermi in giro? Sa senz’altro cosa significhi l’espressione “moralità sessuale”. Su Terminus il matrimonio è o non è un sacramento?»

«In che senso, sacramento?»

«Esiste una cerimonia matrimoniale ufficiale che unisce due persone?»

«Naturalmente, per chi lo desidera. Questa cerimonia semplifica i problemi fiscali e di successione.»

«Ma c’è la possibilità di divorziare.»

«Certo. Sarebbe sessualmente immorale obbligare due persone a stare insieme quando...»

«Non ci sono restrizioni religiose?»

«Religiose? Be’, alcune persone sono legate a culti antichi, ne fanno una filosofia di vita, ma questo che c’entra con il matrimonio?»

«Consigliere, qui su Comporellen ogni aspetto del sesso è controllato rigidamente. Non può avvenire al di fuori del matrimonio. La sua espressione è limitata anche nell’ambito matrimoniale. Rimaniamo esterrefatti e rattristati di fronte ai mondi, Terminus in particolare, dove pare che il sesso sia considerato solo un piacere sociale di scarsa importanza da praticare quando, come e con chi si desidera, in spregio ai valori della religione.»

Trevize fece spallucce. «Mi spiace, ma non posso riformare la galassia e nemmeno Terminus. Questo che c’entra con la mia astronave?»

«Le ho spiegato quale sia la visione dell’opinione pubblica e in che modo questo limiti la mia facoltà di arrivare a un compromesso. La gente di Comporellen inorridirebbe se scoprisse che ha preso a bordo una ragazza attraente per soddisfare le sue esigenze libidinose e quelle del suo compagno. È per la sua incolumità che l’ho sollecitata ad accettare un accordo pacifico invece di un processo pubblico.»

«Vedo che ha approfittato del pasto per escogitare un nuovo sistema di persuasione violenta. Allora, devo temere un linciaggio da parte della folla?»

«Le sto solo indicando i pericoli. La donna che aveva a bordo non è altro che un oggetto sessuale, non può negarlo!»

«Certo che posso negarlo. Bliss è la compagna del mio amico, il dottor Pelorat, che non ha alcun rivale. Forse la loro unione non è definibile con la parola “matrimonio”, ma credo che nel loro intimo Pelorat e la ragazza sentano fra loro un vincolo matrimoniale.»

«Mi sta dicendo che lei non è coinvolto?»

«Ovviamente» sbottò Trevize. «Per chi mi prende?»

«Non sono in grado di dirlo. Non conosco la sua concezione della moralità.»

«Allora lasci che le spieghi. La mia concezione dice che non devo scherzare con quanto appartiene al mio amico, o meglio con la sua compagna.»

«Non è nemmeno tentato?»

«Le tentazioni sono inevitabili, ma è impossibile che io ceda.»

«Proprio impossibile? Per caso, le donne non le interessano?»

«Sbaglia. Mi interessano.»

«Da quanto tempo non ha rapporti sessuali?»

«Da mesi. Da quando ho lasciato Terminus.»

«Questa situazione non le piacerà.»

«Non mi piace ma non ho scelta.»

«E vedendo che lei soffre, il suo amico Pelorat non dividerebbe la donna con lei?»

«Non esterno la mia sofferenza, ma, anche se lo facessi, Pelorat non sarebbe disposto a dividere Bliss. E penso che anche lei non acconsentirebbe, non è attratta.»

«Lo dice perché ha tastato il terreno in quel senso?»

«Non ho tastato il terreno, non ce n’è bisogno. E in ogni caso, Bliss non mi piace in particolar modo.»

«Sorprendente! Eppure è il tipo di donna che gli uomini considerano attraente.»

«Fisicamente è attraente, sì. Ma non mi attira. Innanzitutto è troppo giovane, troppo infantile sotto certi aspetti.»

«Preferisce le donne mature, allora?»

Trevize esitò. Trappola in vista? «Sono abbastanza avanti con gli anni da apprezzare la maturità in certe donne» rispose cauto. «Ma questo che c’entra con la mia astronave?»

«Dimentichi la sua astronave per un attimo. Ho quarantasei anni e non sono sposata. Sono stata sempre troppo impegnata per sposarmi.»

«In tal caso, in base alle regole della vostra società, avrà alle spalle una vita di continenza. È per questo che mi ha chiesto da quanto tempo non ho rapporti sessuali? Vuole un consiglio in materia? Se cerca un parere posso dirle che, a differenza del cibo e dell’acqua, si può farne a meno. Non è piacevole fare a meno del sesso ma non è impossibile.»

Lizalor sorrise e nei suoi occhi apparve di nuovo un’espressione famelica. «Non mi fraintenda, Trevize. Il rango ha i suoi privilegi ed è possibile essere discreti. Non ho vissuto in completa astinenza. Tuttavia, gli uomini di Comporellen non sono soddisfacenti. Accetto il fatto che la moralità sia un bene assoluto, ma tende a far gravare sui comporelliani un senso di colpa e a renderli poco avventurosi, poco intraprendenti, lenti a iniziare e svelti nel concludere. In generale, inesperti.»

Trevize disse con la massima cautela: «Anche in questo caso, io non posso proprio fare nulla».

«Sta insinuando che la colpa è forse mia? Che sono poco invitante?»

Trevize alzò una mano. «Non ho detto nulla del genere.»

«In tal caso, come reagirebbe, lei, se avesse l’occasione giusta? Lei, un uomo di un mondo immorale, che deve aver avuto numerose esperienze sessuali di ogni genere, che da mesi è costretto all’astinenza pur trovandosi a stretto contatto con una ragazza affascinante. Come reagirebbe in presenza di una donna come me, una di quelle donne mature che dice di prediligere?»

«Mi comporterei con il rispetto e il decoro richiesti dalla sua carica e dalla sua importanza.»

«Non sia sciocco!» esclamò Lizalor. La sua mano si abbassò verso il fianco destro. La striscia bianca che le cingeva la vita si allentò e si sciolse del tutto, dal collo al petto. Il corpetto dell’abito nero cessò di aderire alla pelle.

Trevize rimase pietrificato. Il ministro ci aveva pensato fin dall’inizio? O era un espediente per ottenere quello che non era riuscita a ottenere con le minacce?

Il corsetto scivolò in basso, col rinforzo che fasciava il seno. Lizalor restò nuda dalla cintola in su, con un’espressione di sdegno e d’orgoglio in viso. I seni erano in perfetta armonia col resto della figura: imponenti, sodi, grandiosi.

«Be’?» disse Lizalor.

Trevize rispose con estrema franchezza: «Magnifico!».

«E cosa farà?»

«Cosa dice la morale di Comporellen, Lizalor?»

«Che importanza ha per un uomo di Terminus? Cosa dice la sua moralità? E si sbrighi, il mio petto è freddo e ha bisogno di calore.»

Trevize si alzò e cominciò a spogliarsi.

Fondazione. Il ciclo completo
p000_cover.xhtml
toc.xhtml
p001_il-libro.xhtml
p003_frontispiece.xhtml
p004_nota.xhtml
p005_half-title.xhtml
p006_volume-01.xhtml
p007_parte-01.xhtml
p008_capitolo-01.xhtml
p009_capitolo-02.xhtml
p010_capitolo-03.xhtml
p011_capitolo-04.xhtml
p012_capitolo-05.xhtml
p013_parte-02.xhtml
p014_capitolo-06.xhtml
p015_capitolo-07.xhtml
p016_capitolo-08.xhtml
p017_capitolo-09.xhtml
p018_capitolo-10.xhtml
p019_parte-03.xhtml
p020_capitolo-11.xhtml
p021_capitolo-12.xhtml
p022_capitolo-13.xhtml
p023_capitolo-14.xhtml
p024_capitolo-15.xhtml
p025_parte-04.xhtml
p026_capitolo-16.xhtml
p027_capitolo-17.xhtml
p028_capitolo-18.xhtml
p029_capitolo-19.xhtml
p030_capitolo-20.xhtml
p031_parte-05.xhtml
p032_capitolo-21.xhtml
p033_capitolo-22.xhtml
p034_capitolo-23.xhtml
p035_capitolo-24.xhtml
p036_parte-06.xhtml
p037_capitolo-25.xhtml
p038_capitolo-26.xhtml
p039_capitolo-27.xhtml
p040_capitolo-28.xhtml
p041_capitolo-29.xhtml
p042_capitolo-30.xhtml
p043_parte-07.xhtml
p044_capitolo-31.xhtml
p045_capitolo-32.xhtml
p046_capitolo-33.xhtml
p047_capitolo-34.xhtml
p048_parte-08.xhtml
p049_capitolo-35.xhtml
p050_capitolo-36.xhtml
p051_capitolo-37.xhtml
p052_capitolo-38.xhtml
p053_capitolo-39.xhtml
p054_capitolo-40.xhtml
p055_parte-09.xhtml
p056_capitolo-41.xhtml
p057_capitolo-42.xhtml
p058_capitolo-43.xhtml
p059_capitolo-44.xhtml
p060_parte-10.xhtml
p061_capitolo-45.xhtml
p062_capitolo-46.xhtml
p063_capitolo-47.xhtml
p064_capitolo-48.xhtml
p065_capitolo-49.xhtml
p066_parte-11.xhtml
p067_capitolo-50.xhtml
p068_capitolo-51.xhtml
p069_capitolo-52.xhtml
p070_capitolo-53.xhtml
p071_capitolo-54.xhtml
p072_capitolo-55.xhtml
p073_parte-12.xhtml
p074_capitolo-56.xhtml
p075_capitolo-57.xhtml
p076_capitolo-58.xhtml
p077_capitolo-59.xhtml
p078_capitolo-60.xhtml
p079_parte-13.xhtml
p080_capitolo-61.xhtml
p081_capitolo-62.xhtml
p082_capitolo-63.xhtml
p083_capitolo-64.xhtml
p084_capitolo-65.xhtml
p085_parte-14.xhtml
p086_capitolo-66.xhtml
p087_capitolo-67.xhtml
p088_capitolo-68.xhtml
p089_capitolo-69.xhtml
p090_capitolo-70.xhtml
p091_capitolo-71.xhtml
p092_parte-15.xhtml
p093_capitolo-72.xhtml
p094_capitolo-73.xhtml
p095_capitolo-74.xhtml
p096_capitolo-75.xhtml
p097_capitolo-76.xhtml
p098_parte-16.xhtml
p099_capitolo-77.xhtml
p100_capitolo-78.xhtml
p101_capitolo-79.xhtml
p102_capitolo-80.xhtml
p103_capitolo-81.xhtml
p104_parte-17.xhtml
p105_capitolo-82.xhtml
p106_capitolo-83.xhtml
p107_capitolo-84.xhtml
p108_capitolo-85.xhtml
p109_capitolo-86.xhtml
p110_parte-18.xhtml
p111_capitolo-87.xhtml
p112_capitolo-88.xhtml
p113_capitolo-89.xhtml
p114_capitolo-90.xhtml
p115_parte-19.xhtml
p116_capitolo-91.xhtml
p117_capitolo-92.xhtml
p118_capitolo-93.xhtml
p119_capitolo-94.xhtml
p120_volume-02.xhtml
p121_parte-20.xhtml
p122_capitolo-95.xhtml
p123_capitolo-96.xhtml
p124_capitolo-97.xhtml
p125_capitolo-98.xhtml
p126_capitolo-99.xhtml
p127_capitolo-100.xhtml
p128_capitolo-101.xhtml
p129_capitolo-102.xhtml
p130_capitolo-103.xhtml
p131_capitolo-104.xhtml
p132_capitolo-105.xhtml
p133_capitolo-106.xhtml
p134_capitolo-107.xhtml
p135_capitolo-108.xhtml
p136_capitolo-109.xhtml
p137_capitolo-110.xhtml
p138_capitolo-111.xhtml
p139_capitolo-112.xhtml
p140_capitolo-113.xhtml
p141_capitolo-114.xhtml
p142_capitolo-115.xhtml
p143_capitolo-116.xhtml
p144_capitolo-117.xhtml
p145_capitolo-118.xhtml
p146_capitolo-119.xhtml
p147_parte-21.xhtml
p148_capitolo-120.xhtml
p149_capitolo-121.xhtml
p150_capitolo-122.xhtml
p151_capitolo-123.xhtml
p152_capitolo-124.xhtml
p153_capitolo-125.xhtml
p154_capitolo-126.xhtml
p155_capitolo-127.xhtml
p156_capitolo-128.xhtml
p157_capitolo-129.xhtml
p158_capitolo-130.xhtml
p159_capitolo-131.xhtml
p160_capitolo-132.xhtml
p161_capitolo-133.xhtml
p162_capitolo-134.xhtml
p163_capitolo-135.xhtml
p164_capitolo-136.xhtml
p165_capitolo-137.xhtml
p166_capitolo-138.xhtml
p167_capitolo-139.xhtml
p168_capitolo-140.xhtml
p169_capitolo-141.xhtml
p170_capitolo-142.xhtml
p171_capitolo-143.xhtml
p172_capitolo-144.xhtml
p173_parte-22.xhtml
p174_capitolo-145.xhtml
p175_capitolo-146.xhtml
p176_capitolo-147.xhtml
p177_capitolo-148.xhtml
p178_capitolo-149.xhtml
p179_capitolo-150.xhtml
p180_capitolo-151.xhtml
p181_capitolo-152.xhtml
p182_capitolo-153.xhtml
p183_capitolo-154.xhtml
p184_capitolo-155.xhtml
p185_capitolo-156.xhtml
p186_capitolo-157.xhtml
p187_capitolo-158.xhtml
p188_capitolo-159.xhtml
p189_capitolo-160.xhtml
p190_capitolo-161.xhtml
p191_capitolo-162.xhtml
p192_capitolo-163.xhtml
p193_capitolo-164.xhtml
p194_capitolo-165.xhtml
p195_capitolo-166.xhtml
p196_capitolo-167.xhtml
p197_capitolo-168.xhtml
p198_capitolo-169.xhtml
p199_capitolo-170.xhtml
p200_capitolo-171.xhtml
p201_parte-23.xhtml
p202_capitolo-172.xhtml
p203_capitolo-173.xhtml
p204_capitolo-174.xhtml
p205_capitolo-175.xhtml
p206_capitolo-176.xhtml
p207_capitolo-177.xhtml
p208_capitolo-178.xhtml
p209_capitolo-179.xhtml
p210_capitolo-180.xhtml
p211_capitolo-181.xhtml
p212_capitolo-182.xhtml
p213_capitolo-183.xhtml
p214_capitolo-184.xhtml
p215_capitolo-185.xhtml
p216_capitolo-186.xhtml
p217_capitolo-187.xhtml
p218_capitolo-188.xhtml
p219_capitolo-189.xhtml
p220_capitolo-190.xhtml
p221_capitolo-191.xhtml
p222_capitolo-192.xhtml
p223_capitolo-193.xhtml
p224_capitolo-194.xhtml
p225_capitolo-195.xhtml
p226_capitolo-196.xhtml
p227_capitolo-197.xhtml
p228_capitolo-198.xhtml
p229_capitolo-199.xhtml
p230_capitolo-200.xhtml
p231_capitolo-201.xhtml
p232_capitolo-202.xhtml
p233_capitolo-203.xhtml
p234_capitolo-204.xhtml
p235_capitolo-205.xhtml
p236_parte-24.xhtml
p237_capitolo-206.xhtml
p238_capitolo-207.xhtml
p239_volume-03.xhtml
p240_parte-25.xhtml
p241_capitolo-208.xhtml
p242_capitolo-209.xhtml
p243_capitolo-210.xhtml
p244_capitolo-211.xhtml
p245_capitolo-212.xhtml
p246_capitolo-213.xhtml
p247_capitolo-214.xhtml
p248_capitolo-215.xhtml
p249_parte-26.xhtml
p250_capitolo-216.xhtml
p251_capitolo-217.xhtml
p252_capitolo-218.xhtml
p253_capitolo-219.xhtml
p254_capitolo-220.xhtml
p255_capitolo-221.xhtml
p256_capitolo-222.xhtml
p257_parte-27.xhtml
p258_capitolo-223.xhtml
p259_capitolo-224.xhtml
p260_capitolo-225.xhtml
p261_capitolo-226.xhtml
p262_capitolo-227.xhtml
p263_capitolo-228.xhtml
p264_capitolo-229.xhtml
p265_capitolo-230.xhtml
p266_capitolo-231.xhtml
p267_parte-28.xhtml
p268_capitolo-232.xhtml
p269_capitolo-233.xhtml
p270_capitolo-234.xhtml
p271_capitolo-235.xhtml
p272_capitolo-236.xhtml
p273_capitolo-237.xhtml
p274_parte-29.xhtml
p275_capitolo-238.xhtml
p276_capitolo-239.xhtml
p277_capitolo-240.xhtml
p278_capitolo-241.xhtml
p279_capitolo-242.xhtml
p280_capitolo-243.xhtml
p281_capitolo-244.xhtml
p282_capitolo-245.xhtml
p283_capitolo-246.xhtml
p284_capitolo-247.xhtml
p285_capitolo-248.xhtml
p286_capitolo-249.xhtml
p287_capitolo-250.xhtml
p288_capitolo-251.xhtml
p289_capitolo-252.xhtml
p290_capitolo-253.xhtml
p291_capitolo-254.xhtml
p292_capitolo-255.xhtml
p293_volume-04.xhtml
p294_parte-30.xhtml
p295_capitolo-256.xhtml
p296_parte-31.xhtml
p297_capitolo-257.xhtml
p298_capitolo-258.xhtml
p299_capitolo-259.xhtml
p300_capitolo-260.xhtml
p301_capitolo-261.xhtml
p302_capitolo-262.xhtml
p303_capitolo-263.xhtml
p304_capitolo-264.xhtml
p305_capitolo-265.xhtml
p306_capitolo-266.xhtml
p307_parte-32.xhtml
p308_capitolo-267.xhtml
p309_capitolo-268.xhtml
p310_capitolo-269.xhtml
p311_capitolo-270.xhtml
p312_capitolo-271.xhtml
p313_capitolo-272.xhtml
p314_capitolo-273.xhtml
p315_capitolo-274.xhtml
p316_capitolo-275.xhtml
p317_capitolo-276.xhtml
p318_capitolo-277.xhtml
p319_capitolo-278.xhtml
p320_capitolo-279.xhtml
p321_capitolo-280.xhtml
p322_capitolo-281.xhtml
p323_capitolo-282.xhtml
p324_volume-05.xhtml
p325_parte-33.xhtml
p326_capitolo-283.xhtml
p327_parte-34.xhtml
p328_capitolo-284.xhtml
p329_capitolo-285.xhtml
p330_capitolo-286.xhtml
p331_capitolo-287.xhtml
p332_capitolo-288.xhtml
p333_capitolo-289.xhtml
p334_capitolo-290.xhtml
p335_capitolo-291.xhtml
p336_capitolo-292.xhtml
p337_capitolo-293.xhtml
p338_capitolo-294.xhtml
p339_parte-35.xhtml
p340_capitolo-295.xhtml
p341_capitolo-296.xhtml
p342_capitolo-297.xhtml
p343_capitolo-298.xhtml
p344_capitolo-299.xhtml
p345_capitolo-300.xhtml
p346_capitolo-301.xhtml
p347_capitolo-302.xhtml
p348_capitolo-303.xhtml
p349_capitolo-304.xhtml
p350_capitolo-305.xhtml
p351_capitolo-306.xhtml
p352_capitolo-307.xhtml
p353_capitolo-308.xhtml
p354_capitolo-309.xhtml
p355_capitolo-310.xhtml
p356_volume-06.xhtml
p357_parte-36.xhtml
p358_capitolo-311.xhtml
p359_parte-37.xhtml
p360_capitolo-312.xhtml
p361_capitolo-313.xhtml
p362_capitolo-314.xhtml
p363_capitolo-315.xhtml
p364_parte-38.xhtml
p365_capitolo-316.xhtml
p366_capitolo-317.xhtml
p367_capitolo-318.xhtml
p368_capitolo-319.xhtml
p369_parte-39.xhtml
p370_capitolo-320.xhtml
p371_capitolo-321.xhtml
p372_capitolo-322.xhtml
p373_capitolo-323.xhtml
p374_capitolo-324.xhtml
p375_parte-40.xhtml
p376_capitolo-325.xhtml
p377_capitolo-326.xhtml
p378_capitolo-327.xhtml
p379_parte-41.xhtml
p380_capitolo-328.xhtml
p381_capitolo-329.xhtml
p382_capitolo-330.xhtml
p383_capitolo-331.xhtml
p384_parte-42.xhtml
p385_capitolo-332.xhtml
p386_capitolo-333.xhtml
p387_parte-43.xhtml
p388_capitolo-334.xhtml
p389_capitolo-335.xhtml
p390_capitolo-336.xhtml
p391_parte-44.xhtml
p392_capitolo-337.xhtml
p393_capitolo-338.xhtml
p394_capitolo-339.xhtml
p395_capitolo-340.xhtml
p396_capitolo-341.xhtml
p397_parte-45.xhtml
p398_capitolo-342.xhtml
p399_capitolo-343.xhtml
p400_parte-46.xhtml
p401_capitolo-344.xhtml
p402_capitolo-345.xhtml
p403_capitolo-346.xhtml
p404_capitolo-347.xhtml
p405_capitolo-348.xhtml
p406_capitolo-349.xhtml
p407_parte-47.xhtml
p408_capitolo-350.xhtml
p409_capitolo-351.xhtml
p410_capitolo-352.xhtml
p411_capitolo-353.xhtml
p412_parte-48.xhtml
p413_capitolo-354.xhtml
p414_capitolo-355.xhtml
p415_capitolo-356.xhtml
p416_capitolo-357.xhtml
p417_capitolo-358.xhtml
p418_capitolo-359.xhtml
p419_capitolo-360.xhtml
p420_parte-49.xhtml
p421_capitolo-361.xhtml
p422_capitolo-362.xhtml
p423_capitolo-363.xhtml
p424_capitolo-364.xhtml
p425_capitolo-365.xhtml
p426_parte-50.xhtml
p427_capitolo-366.xhtml
p428_capitolo-367.xhtml
p429_capitolo-368.xhtml
p430_parte-51.xhtml
p431_capitolo-369.xhtml
p432_capitolo-370.xhtml
p433_capitolo-371.xhtml
p434_capitolo-372.xhtml
p435_capitolo-373.xhtml
p436_capitolo-374.xhtml
p437_parte-52.xhtml
p438_capitolo-375.xhtml
p439_capitolo-376.xhtml
p440_capitolo-377.xhtml
p441_capitolo-378.xhtml
p442_capitolo-379.xhtml
p443_capitolo-380.xhtml
p444_parte-53.xhtml
p445_capitolo-381.xhtml
p446_capitolo-382.xhtml
p447_capitolo-383.xhtml
p448_capitolo-384.xhtml
p449_capitolo-385.xhtml
p450_parte-54.xhtml
p451_capitolo-386.xhtml
p452_capitolo-387.xhtml
p453_capitolo-388.xhtml
p454_capitolo-389.xhtml
p455_capitolo-390.xhtml
p456_capitolo-391.xhtml
p457_parte-55.xhtml
p458_capitolo-392.xhtml
p459_capitolo-393.xhtml
p460_capitolo-394.xhtml
p461_capitolo-395.xhtml
p462_capitolo-396.xhtml
p463_capitolo-397.xhtml
p464_capitolo-398.xhtml
p465_parte-56.xhtml
p466_capitolo-399.xhtml
p467_capitolo-400.xhtml
p468_capitolo-401.xhtml
p469_capitolo-402.xhtml
p470_capitolo-403.xhtml
p471_parte-57.xhtml
p472_capitolo-404.xhtml
p473_volume-07.xhtml
p474_parte-58.xhtml
p475_capitolo-405.xhtml
p476_parte-59.xhtml
p477_capitolo-406.xhtml
p478_capitolo-407.xhtml
p479_parte-60.xhtml
p480_capitolo-408.xhtml
p481_capitolo-409.xhtml
p482_capitolo-410.xhtml
p483_capitolo-411.xhtml
p484_capitolo-412.xhtml
p485_parte-61.xhtml
p486_capitolo-413.xhtml
p487_capitolo-414.xhtml
p488_parte-62.xhtml
p489_capitolo-415.xhtml
p490_capitolo-416.xhtml
p491_capitolo-417.xhtml
p492_parte-63.xhtml
p493_capitolo-418.xhtml
p494_capitolo-419.xhtml
p495_capitolo-420.xhtml
p496_parte-64.xhtml
p497_capitolo-421.xhtml
p498_capitolo-422.xhtml
p499_capitolo-423.xhtml
p500_parte-65.xhtml
p501_capitolo-424.xhtml
p502_capitolo-425.xhtml
p503_capitolo-426.xhtml
p999_copyright.xhtml