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«Non sei mai stato su un aviogetto prima d’ora, Raych?» gli chiese Seldon.
Il ragazzino scosse il capo, ammutolito. Con un misto di paura e soggezione contemplava la Faccia superiore che scorreva velocissima sotto di loro.
Trantor era un mondo di Espressovie e tunnel, rifletté per l’ennesima volta Seldon. Per la maggior parte della popolazione perfino i lunghi viaggi si svolgevano nel sottosuolo. I viaggi aerei, per quanto potessero essere comuni sugli altri mondi, erano un lusso su Trantor, come l’avio a bordo del quale si trovavano.
“Come avrà fatto Hummin a procurarselo?” si domandò.
Guardò dal finestrino la linea ondulata delle cupole, il verde che predominava in quella zona del pianeta, le occasionali chiazze di vegetazione che sembravano quasi giungle, i bracci di mare che sorvolavano di tanto in tanto, con le acque plumbee che all’improvviso si accendevano di brevi riflessi luccicanti quando il sole sbucava per un attimo dalla massiccia coltre di nubi.
Dopo circa un’ora di volo Dors, che visionava un nuovo romanzo storico che evidentemente non l’appassionava granché, spense il videolibro e disse: «Mi piacerebbe sapere dove stiamo andando».
«Se non riesci a capirlo tu,» le disse Seldon «figuriamoci se posso riuscirci io. Sei su Trantor da molto più tempo di me.»
«Sì, ma sono stata all’interno. Qui fuori, con solo la Faccia superiore sotto di me, sono completamente persa.»
«Oh, be’. Hummin sa quel che fa, credo.»
«Ne sono sicura» replicò Dors acida. «Ma può darsi che questo non abbia niente a che vedere con la situazione attuale. Perché continui a dare per scontato che questa sia una sua iniziativa?»
Seldon corrugò la fronte. «Adesso che me lo chiedi, non lo so. Mi è sembrato scontato e basta. Ma perché non dovrebbe trattarsi di un suo intervento?»
«Perché chi ha organizzato questa spedizione di soccorso non ha specificato di prelevare anche me. Impossibile che Hummin si sia dimenticato della mia esistenza. E perché Hummin non è venuto di persona, come ha fatto a Streeling e a Micogeno?»
«Non puoi pretendere che venga sempre, Dors. Può darsi che fosse impegnato. Non dobbiamo sorprenderci se questa volta non è venuto, se mai è sorprendente che l’abbia fatto le altre volte.»
«D’accordo, ammettendo che non sia venuto di persona, perché mandare un palazzo volante lussuoso e vistoso come questo?» Dors indicò con un gesto l’enorme avio.
«Forse era disponibile soltanto questo. O forse Hummin avrà pensato che a bordo di un mezzo così appariscente nessuno si aspetterebbe di trovare dei fuggiaschi che cercano disperatamente di passare inosservati. È il famoso doppio trucco.»
«Già, troppo famoso, a mio avviso. E poi perché mandare al suo posto un idiota come il sergente Thalus?»
«Il sergente non è un idiota, è solo addestrato alla completa obbedienza. Basta usare gli ordini giusti ed è totalmente affidabile.»
«Appunto, Hari. Torniamo al discorso di prima. Perché non gli hanno dato gli ordini giusti? Per me è inconcepibile che Hummin gli abbia detto di portarti via da Dahl senza fare il minimo accenno a me. Inconcepibile.»
Al che Seldon non seppe cosa ribattere e il suo morale imboccò la china discendente.
Passò un’altra ora e Dors disse: «Pare che stia diminuendo la temperatura, fuori. Il verde della vegetazione della Faccia superiore sta diventando marrone e credo si sia acceso il riscaldamento».
«Questo cosa significa?»
«Dahl è nella zona tropicale, quindi è evidente che stiamo andando a nord o a sud e spostandoci di parecchio. Se sapessi in che direzione si trova la linea giorno-notte, potrei stabilire dove.»
Alla fine sorvolarono un tratto di costa in cui le cupole erano orlate di ghiaccio in prossimità del mare.
Poi, all’improvviso, l’avio puntò verso il basso.
Raych urlò: «Cadiamo! Ci sbricioleremo!».
Seldon strinse i braccioli del sedile, mentre i muscoli addominali si tendevano.
Dors rimase impassibile. «I piloti là davanti non sembrano allarmati. Ci infileremo in un tunnel» osservò.
E mentre parlava, le ali dell’avio si piegarono e sparirono sotto la fusoliera: come un proiettile, il velivolo penetrò in una galleria. Per un breve istante furono inghiottiti dall’oscurità, ma poco dopo l’impianto di illuminazione della galleria entrò in funzione. Le pareti del tunnel sfrecciavano lateralmente.
«Probabilmente non mi convincerò mai che i piloti sappiano in anticipo che il tunnel è libero» borbottò Seldon.
«Avranno ricevuto la conferma a qualche decina di chilometri dall’arrivo» disse Dors. «In ogni caso questa dovrebbe essere la parte conclusiva del viaggio e presto sapremo dove siamo.» Si interruppe, quindi aggiunse: «Ho l’impressione che non sarà affatto una scoperta piacevole».