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«Ti ha tastato i capelli?» Dors Venabili guardò i capelli di Seldon come se fosse tentata di tastarli lei stessa.
Lui si scostò leggermente. «No, per favore. Fatto da quella donna, sembrava chissà quale perversione.»
«Immagino che lo fosse, dal suo punto di vista. Tu non hai provato nemmeno un po’ di piacere?»
«Piacere? Mi è venuta la pelle d’oca. Quando finalmente ha smesso, ho tirato un sospiro di sollievo. Continuavo a pensare: “Quali altre condizioni porrà adesso?”.»
Dors rise.
«Avevi paura che ti costringesse a qualche pratica sessuale? O lo speravi?»
«Ti assicuro che non avevo il coraggio di pensare. Volevo solo il Libro.»
Si trovavano nel loro alloggio e Dors attivò il campo di distorsione per fare in modo che nessuno potesse spiarli.
La notte micogenese stava per cominciare. Seldon si era tolto guaina e toga e aveva fatto il bagno, dedicando un’attenzione meticolosa ai capelli, che aveva insaponato e risciacquato due volte. Ora sedeva sul letto, indossando una camicia da notte leggera presa dall’armadio.
Con espressione vivace e divertita Dors chiese: «Lo sapeva che hai dei peli sul petto?».
«Ho sperato ardentemente che non ci pensasse.»
«Povero Hari. È stato tutto perfettamente naturale, sai? Con ogni probabilità avrei avuto un problema analogo se mi fossi ritrovata sola con un Fratello. Anzi, sarebbe andata anche peggio, ne sono certa. Conoscendo la società micogenese, immagino che, essendo una donna, un Fratello avrebbe preteso che obbedissi ai suoi ordini senza indugio.»
«No, Dors. Libera di pensare che sia stata una cosa perfettamente naturale, ma tu non hai vissuto quell’esperienza. La poveretta era in uno stato di forte eccitazione sessuale. Partecipava con tutti i sensi, si è annusata le dita, le ha leccate. Se avesse potuto sentir crescere i capelli, avrebbe ascoltato avidamente.»
«Mi riferisco proprio a questo, dicendo “naturale”. Qualsiasi cosa proibita attira sessualmente. Ti interesserebbe il seno femminile, se vivessi in una società in cui fosse esposto in continuazione?»
«Credo che potrebbe interessarmi, sì.»
«Non ti interesserebbe di più se invece fosse sempre coperto, come avviene nella maggior parte delle società? Ascolta, ti racconterò una cosa che mi è successa. Ero su Cinna, in un centro di soggiorno su un lago. Ci sono anche su Helicon i centri di soggiorno come spiagge e cose del genere, vero?»
«Certo» rispose Seldon leggermente seccato. «Cosa pensi che sia Helicon, un mondo di rocce e di montagne, dove c’è solo acqua di pozzo da bere?»
«Senza offesa, Hari. Voglio solo essere sicura che tu afferri la sostanza della storia. Sulle spiagge cinniane siamo piuttosto disinvolti riguardo quello che indossiamo o non indossiamo.»
«Spiagge nudiste?»
«Non proprio, anche se immagino che se qualcuno si spogliasse del tutto nessuno farebbe tanti commenti. La tradizione vuole che si indossi il minimo indispensabile per osservare le regole della decenza, ma devo ammettere che quello che noi consideriamo decente lascia ben poco all’immaginazione.»
«Su Helicon abbiamo regole un po’ più rigorose.»
«Già, l’ho capito dal tuo modo di comportarti con me. Comunque, a ciascuno il suo. Mi trovavo su questa spiaggetta in riva al lago e mi si è avvicinato un giovanotto con cui avevo chiacchierato prima quello stesso giorno. Era un tipo simpatico che mi sembrava perfettamente a posto. Si è seduto sul bracciolo della mia sedia e per tenersi in equilibrio mi ha messo la mano destra sulla coscia, che naturalmente era nuda. Abbiamo parlato per un paio di minuti, poi lui mi ha detto malizioso: “Guarda. Mi conosci appena, eppure mi sembra la cosa più naturale del mondo appoggiarti la mano sulla coscia. Ma anche per te è qualcosa di perfettamente naturale, dal momento che a quanto pare non ti dà fastidio”.
«Solo allora mi sono accorta che aveva una mano sulla mia coscia. La nudità in pubblico, chissà come, perde in parte la sua carica sessuale. Come ho detto, è l’occultamento a suscitare certe reazioni. E se n’è reso conto anche il giovanotto, perché ha detto: “Se ti incontrassi in circostanze più formali e tu indossassi un vestito lungo, non ti sogneresti neppure di lasciarmi alzare il vestito e mettere una mano sulla tua coscia in questo stesso punto”. Io ho riso e abbiamo continuato a parlare del più e del meno. Naturalmente, ora che mi aveva fatto notare la posizione della sua mano, al giovanotto non sembrava più un gesto corretto, quindi l’ha tolta.
«Quella sera per andare a cena mi sono vestita con più cura del solito e mi sono presentata con un abbigliamento molto più formale del necessario, almeno rispetto a quello delle altre donne nella sala da pranzo. Ho trovato il giovanotto in questione. Sedeva a un tavolo. Mi sono avvicinata, l’ho salutato e ho detto: “Ecco, ho un vestito lungo, ma sotto la mia coscia è nuda. Ti do il permesso di farlo. Alza pure il vestito e mettimi la mano sulla coscia nel punto dove la tenevi questa mattina”.
«Ci ha provato. Devo dargliene atto, ma tutti ci stavano fissando. Io non l’avrei fermato, e sicuramente nessun altro l’avrebbe fatto, ma lui non è riuscito a compiere quel gesto. Eravamo in pubblico esattamente come quella mattina e c’erano le stesse persone presenti. Era chiaro che ero stata io a prendere l’iniziativa e che non mi sarei opposta, ma lui non è riuscito ad andare contro le convenienze. Le circostanze, che prima erano state del tipo “mano sulla coscia”, quella sera non lo erano più e la cosa pareva più vincolante di qualsiasi considerazione logica.»
«Io ti avrei messo la mano sulla coscia.»
«Sicuro?»
«Sicurissimo.»
«Anche se le tue norme di decenza in spiaggia sono più severe delle nostre?»
«Sì.»
Dors si sedette sul letto, poi si coricò con le mani dietro la testa. «Quindi non sei particolarmente disturbato dal fatto che io porti una camicia da notte con pochissimo sotto.»
«Non sono particolarmente sconvolto. E se sia più o meno disturbato, be’, dipende dal senso che vogliamo dare al termine. Quel che è certo è che mi rendo conto di come sei vestita.»
«Se rimarremo confinati qui dentro per un po’ di tempo, dovremo imparare a ignorare certe cose.»
«O ad approfittarne» sogghignò Seldon. «E mi piacciono i tuoi capelli. Dopo averti vista calva tutto il giorno, mi piacciono.»
«Be’, non toccarli. Non li ho ancora lavati.» Dors socchiuse gli occhi. «Interessante. Hai separato il livello informale di rispettabilità da quello formale. In pratica hai detto che Helicon è più rispettabile di Cinna a livello informale, meno rispettabile a livello formale. Giusto?»
«Io sto semplicemente parlando del giovanotto che ti ha messo la mano sulla coscia e di me stesso. Non so fino a che punto siamo esemplari rappresentativi dei cinniani e degli heliconiani. Immagino che su entrambi i mondi ci siano individui perfettamente corretti e anche teste matte.»
«Stiamo parlando di pressioni sociali. Non ho viaggiato molto nella galassia, ma mi sono dovuta occupare più volte di storia sociale. Una volta sul pianeta Derowd il sesso preconiugale era assolutamente libero. Il sesso multiplo era permesso tra le persone non sposate e quello fatto in pubblico veniva disapprovato solo quando bloccava il traffico. Eppure, dopo il matrimonio si osservava rigorosamente la monogamia. La teoria era che, sfogando prima tutte le sue fantasie, un individuo poteva mettere la testa a posto e dedicarsi con serietà alla propria vita.»
«Funzionava?»
«Circa trecento anni fa l’usanza è venuta meno, ma secondo alcuni miei colleghi ciò si è verificato per le pressioni esterne di altri mondi che a causa di Derowd stavano attraversando una grave crisi in campo turistico. Esiste qualcosa che si chiama pressione sociale galattica.»
«O forse pressione economica, in questo caso.»
«Forse. E all’università, fra parentesi, ho la possibilità di studiare le pressioni sociali anche senza viaggiare nella galassia. Incontro persone provenienti da decine di posti diversi, da altri settori di Trantor e altri mondi, e uno dei passatempi preferiti alla facoltà di Scienze sociali è confrontare le pressioni sociali.
«Qui a Micogeno, per esempio, ho l’impressione che il sesso sia rigidamente controllato e sia consentito solo osservando regole molto severe, applicate con il massimo rigore perché non se ne parla mai. Anche nel settore di Streeling non si parla mai di sesso, tuttavia non è condannato. Nel settore di Jennat, dove una volta ho trascorso una settimana per alcune ricerche, se ne parla continuamente ma solo per condannarlo. Non credo che esistano due settori di Trantor, o due Mondi esterni, che abbiano un atteggiamento identico riguardo al sesso.»
«Da come parli, si concluderebbe quasi...»
«Ti dirò io a quale conclusione sono arrivata. Dopo tutti questi discorsi sul sesso, una cosa mi è chiara. D’ora in poi non ti perderò più di vista.»
«Perché?»
«Ti ho lasciato andare via due volte, la prima per un mio errore di valutazione, la seconda perché mi hai costretta tu. Sono stati due sbagli, mi pare evidente. Lo sai quel che ti è successo la prima volta.»
Seldon sbottò indignato: «Sì, ma la seconda volta non è successo nulla».
«Hai rischiato di cacciarti in un mare di guai. E se ti avessero preso mentre ti concedevi un’avventura con una Sorella?»
«Non c’è stata nessuna avventura.»
«Hai detto tu stesso che lei era in uno stato di forte eccitazione sessuale.»
«Ma...»
«È stato un errore. Per favore, mettitelo bene in testa, Hari. D’ora in poi non andrai da nessuna parte senza di me.»
«Senti,» fece Seldon gelido «il mio obiettivo era quello di scoprire qualcosa sulla storia micogenese e, grazie alla cosiddetta avventura sessuale con una Sorella, adesso ho un libro... il Libro.»
«È vero, c’è il Libro. Vediamolo.»
Seldon lo prese e Dors l’osservò pensierosa.
«Forse non ci sarà di alcuna utilità, Hari. Per i proiettori che ho visto finora in vita mia, non credo che questo vada bene. Quindi dovrai procurartene uno micogenese e loro vorranno sapere perché lo vuoi. Così scopriranno che hai il Libro e te lo prenderanno.»
Seldon sorrise. «Se le tue ipotesi iniziali fossero esatte, Dors, le conclusioni sarebbero inevitabili. Ma si dà il caso che questo non sia il tipo di libro che pensi: non va proiettato. Il contenuto è stampato su varie pagine e le pagine si sfogliano. Me l’ha spiegato Gocciadipioggia Quarantatré.»
«Un libro stampato!» Era difficile capire se Dors fosse scioccata o divertita. «È dell’età della pietra.»
«È sicuramente pre-impero, ma non del tutto. Hai mai visto un libro stampato?»
«Considerato che sono una studiosa di storia? Certo, Hari.»
«Già, ma come questo?»
Seldon le porse il Libro e Dors, sorridendo, lo aprì. Voltò pagina e cominciò a sfogliarlo.
«Ma è vuoto, le pagine sono bianche.»
«Sembra. I micogenesi sono primitivisti accaniti, ma fino a un certo punto. Si attengono all’essenza della primitività, tuttavia non sono contrari all’uso della moderna tecnologia per modificarla quando gli fa comodo.»
«Può darsi, Hari, ma non capisco.»
«Le pagine non sono bianche, sono piene di microscrittura. Ridammi il Libro. Se schiaccio questa piccola protuberanza sul bordo interno della copertina... Guarda!»
La pagina alla quale il Libro era aperto si riempì improvvisamente di righe che scorrevano lente verso l’alto.
«Puoi regolare la velocità di scorrimento» spiegò Seldon «in base alla tua velocità di lettura girando la protuberanza in un senso o nell’altro. Quando le righe raggiungono il limite superiore, cioè quando arrivi all’ultima riga, tornano giù e si spengono. Allora volti pagina e continui.»
«E l’energia per farlo funzionare da dove proviene?»
«Dentro c’è una batteria a microfusione che dura quanto il libro.»
«E quando è scarica?»
«Getti il libro e te ne procuri un’altra copia. Ma può darsi che sia da gettare ancora prima che la batteria sia scarica, dato che usandolo si logora e si può strappare. La batteria non si sostituisce mai.»
Dors prese di nuovo il Libro e lo guardò da ogni lato. «Ammetto di non aver mai sentito parlare di un libro del genere.»
«Nemmeno io. La galassia, per lo più, è passata talmente in fretta alla tecnologia visiva che ha saltato questa possibilità.»
«Ma è pur sempre uno strumento visivo.»
«Sì, ma diverso dai soliti. Questo tipo di libro ha i suoi vantaggi: il contenuto è di gran lunga maggiore rispetto a un libro normale.»
«Dov’è che si accende? Ah, vediamo se ci riesco.» Aveva aperto una pagina a caso e le righe cominciarono a scorrere verso l’alto. «Hari, temo che non ti servirà proprio a nulla. È pre-galattico. Non il Libro. La scrittura, la lingua.»
«La sai leggere, Dors? Come storica...»
«Come storica, sono abituata ad avere a che fare con la lingua arcaica ma entro certi limiti. Questa è troppo antica per me. Capisco qualche parola qua e là, ma non abbastanza perché possa essere utile.»
«Bene. Se è davvero antico, sarà utile.»
«No, se non sei in grado di leggerlo.»
«Certo che lo sono. È bilingue. Non crederai che Gocciadipioggia Quarantatré conosca la lingua antica, vero?»
«Se ha un’istruzione adeguata, perché no?»
«Perché secondo me l’istruzione delle donne micogenesi non va più in là dei compiti domestici. Gli uomini più colti saranno in grado di leggere questa lingua, ma per tutti gli altri è necessaria una traduzione in galattico.» Seldon premette un’altra piccola protuberanza. «Ecco fatto.»
Il testo passò al galattico standard.
«Meraviglioso» commentò Dors ammirata.
«Potremmo imparare qualcosa dai micogenesi, ma non lo facciamo.»
«Be’, questa è una cosa che non sapevamo.»
«Assurdo. Io lo so e lo sai anche tu. Di tanto in tanto qualche straniero verrà pure a Micogeno, per motivi commerciali o politici, altrimenti non ci sarebbe questa disponibilità immediata di guaine. Quindi qualcuno deve aver notato questo tipo di libro e aver visto come funziona, ma probabilmente l’avrà considerato una semplice curiosità, qualcosa che non meritava un ulteriore studio, solo perché è micogenese.»
«Vale la pena di prenderla in considerazione?»
«Certo. Qualsiasi cosa merita di essere presa in considerazione e Hummin direbbe che una simile mancanza di attenzione per libri del genere è un segno della decadenza dell’impero, immagino.» Seldon alzò il Libro e disse con un impeto di eccitazione: «Ma io sono curioso. Lo leggerò e forse mi darà una spinta nella giusta direzione».
«Lo spero, ma se vuoi un consiglio, prima dormi, così domattina lo esaminerai a mente fresca. Non imparerai molto appisolandoti sulle pagine.»
Seldon esitò, poi disse: «Come sei materna!».
«Ti sto sorvegliando.»
«Ho una madre ancora viva su Helicon. Preferirei che tu fossi un’amica.»
«Se è per questo, sono diventata tua amica la prima volta che ti ho incontrato.»
Dors sorrise e Seldon esitò, quasi fosse indeciso sulla replica appropriata. Infine disse: «Allora seguirò il tuo consiglio da amica e dormirò prima di leggere».
Fece per posare il Libro sul tavolino fra i letti, poi invece si girò e lo mise sotto il cuscino.
Dors rise sommessamente. «Hai paura che mi svegli durante la notte e legga qualche brano del Libro prima di te, vero?»
«Be’, può darsi» rispose Seldon cercando di nascondere la propria vergogna. «Perfino l’amicizia ha un limite. Si tratta del mio libro e della mia psicostoria!»
«Sono d’accordo e ti prometto che su questo non litigheremo. A proposito, prima stavi per dire qualcosa quando ti ho interrotto. Ricordi?»
Seldon rifletté per un istante. «No.»
Nell’oscurità della stanza, pensò solo al Libro. Non pensò affatto alla storia della mano sulla coscia. Infatti, ormai l’aveva già dimenticata, almeno consciamente.