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Erano tutti allineati in bell’ordine, i piedi divaricati, le mani dietro la schiena, ognuno vestito con un’elegante uniforme verde, piuttosto ampia e dotata di larghe tasche. Le differenze fra i sessi erano attutite notevolmente, e solo dalla statura si poteva immaginare che alcune di quelle figure appartenessero a donne. I cappucci coprivano i capelli, ma d’altra parte era abitudine dei giardinieri portarli molto corti, per entrambi i sessi, e non erano ammessi peli incolti sul viso.
Perché dovesse essere così, nessuno sapeva dirlo. La parola “tradizione” giustificava tutto quanto, così come giustificava molte cose, alcune utili, altre assurde.
Di fronte a loro c’era Mandell Gruber, affiancato da due assistenti. Gruber tremava, con gli occhi spalancati e vitrei.
Seldon serrò le labbra. Se Gruber fosse riuscito a dire semplicemente: “I giardinieri dell’imperatore vi danno il benvenuto”, sarebbe bastato. In seguito, lui stesso sarebbe passato all’azione.
I suoi occhi esplorarono il nuovo contingente e individuarono Raych.
Il suo cuore ebbe un sussulto. Quello in prima fila era proprio lui, senza baffi e immobile nella sua posizione più rigidamente degli altri, lo sguardo fisso davanti a sé. I suoi occhi non si mossero per incontrare quelli di Seldon. Raych non diede segno di averlo riconosciuto, in nessun modo percettibile.
“Bravo” pensò Seldon. “È il comportamento migliore. Non deve tradirsi.”
Gruber balbettò un fievole benvenuto e Seldon si fece avanti.
Avanzò con passo sciolto, portandosi dinanzi a Gruber, e disse: «Grazie, giardiniere capo aggiunto. Uomini e donne, giardinieri dell’imperatore, state per iniziare un’importante mansione. Sarete responsabili della bellezza e della salute dell’unico tratto di terreno all’aperto sul nostro grande mondo di Trantor, capitale dell’impero galattico. Sarete voi a occuparvene e, in questo modo, anche se non godremo dei panorami sterminati dei mondi senza cupola, avremo pur sempre un piccolo gioiello capace di scintillare più radiosamente di qualunque altro giardino nell’impero.
«Sarete agli ordini di Mandell Gruber, che fra poco diventerà giardiniere capo. Lui ne risponderà a me, quando necessario, e io ne risponderò all’imperatore. Questo significa, come potete facilmente vedere, che vi troverete a soli tre livelli dalla presenza imperiale e che sarete sempre sotto il suo benevolo controllo. Sono certo che anche ora ci sta osservando dal Piccolo Palazzo, la sua residenza personale, che è l’edificio che potete vedere sulla destra, quello con la cupola di opale, e che è soddisfatto di quanto vede.
«Prima di iniziare il vostro lavoro, naturalmente, sarete tutti sottoposti a un corso di addestramento per farvi conoscere a fondo i giardini e le loro necessità. Potrete...».
Parlando, aveva continuato a muoversi quasi furtivamente fino a trovarsi proprio di fronte a Raych, che restava sempre immobile senza battere ciglio.
Seldon cercava di non apparire benevolo in modo troppo forzato, ma a un tratto un’espressione accigliata gli attraversò il viso. La persona immediatamente alle spalle di Raych aveva un aspetto familiare. Gli sarebbe senz’altro sfuggita se Seldon non avesse studiato il suo ologramma. Quello non era Gleb Andorin di Wye, il protettore di Raych a Wye, a quanto pareva? Cosa faceva nel giardino?
Andorin doveva aver notato il cipiglio di Seldon, perché sussurrò qualcosa fra le labbra socchiuse e il braccio destro di Raych, spostandosi in avanti da dietro la schiena, estrasse un fulminatore dalla capace tasca della sua giubba verde. Lo stesso fece Andorin.
Seldon si sentì paralizzato dallo shock. Come potevano essere entrati nell’area del palazzo quelle armi? Confuso, udì vagamente diverse voci gridare “Tradimento!” e un rumore improvviso di urla e di passi veloci.
Ciò che in quell’istante riempiva la mente di Seldon era il fulminatore di Raych puntato direttamente contro di lui e Raych che lo fissava come se non lo riconoscesse neppure. Seldon si rese conto con orrore che suo figlio stava per sparargli e che solo pochi secondi lo separavano dalla morte.