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Il piccolo laboratorio dell’elettrochiarificazione era mantenuto, per qualche motivo, a una temperatura un po’ più bassa della norma, e Dors si chiese quale ne fosse la ragione. Sedeva tranquilla, in attesa che chi occupava il laboratorio finisse ciò che stava facendo.
Dors osservò la donna con attenzione. Magra, viso lungo. Non proprio attraente con quelle labbra sottili e il mento incassato, ma un luccichio d’intelligenza brillava nei suoi occhi castano scuri. La targa di riconoscimento luminosa sul suo tavolo diceva: CINDA MONAY.
Finalmente si rivolse a Dors e disse: «Le mie scuse, dottoressa Venabili, ma ci sono delle procedure che non possono essere sospese nemmeno per la moglie del direttore».
«Sarei rimasta delusa se avesse ignorato la procedura a causa mia. Ho sentito dire cose eccellenti sul suo conto.»
«Mi fa piacere sentirlo dire. Chi è stato a elogiarmi?»
«Diverse persone. Da quanto ho capito, lei è uno dei più importanti esperti non-matematici del progetto.»
Cinda fece una smorfia. «C’è sempre una certa tendenza a dividere tutti noi dall’aristocrazia dei matematici. A mio modo di vedere, se sono importante significa che sono un membro importante del progetto. Non importa se non sono un matematico.»
«Mi sembra ragionevole. Da quanto tempo fa parte del progetto?»
«Due anni e mezzo. Prima mi sono laureata in Fisica radiale all’Università di Streeling e, mentre lavoravo in quel campo, ho passato due anni in seno al progetto come assistente di laboratorio.»
«Ha lavorato bene al progetto, credo di capire.»
«Sono stata promossa due volte, dottoressa Venabili.»
«Ha mai incontrato qualche difficoltà, dottoressa Monay? Quello che dirà sarà strettamente confidenziale.»
«Il lavoro è difficile, ovvio, ma se vuole sapere se ho avuto difficoltà di carattere sociale, la risposta è no. Almeno non più di quanto ci si possa aspettare nel contesto di un progetto così ampio e complesso, immagino.»
«A cosa si riferisce?»
«Oh, qualche litigio o incomprensione occasionale. Siamo tutti umani.»
«Ma nulla di serio?»
Cinda scosse il capo. «Nulla di importante.»
«Dalle mie informazioni, dottoressa Monay, lei è la responsabile dello sviluppo di uno strumento fondamentale per l’utilizzo del radiante primario. Quello che rende possibile immagazzinarvi molti altri dati.»
Cinda fece un sorriso luminoso. «Ne è a conoscenza? Sì, l’elettrochiarificatore. Dopo che è stato sviluppato, il direttore Seldon ha fondato questo piccolo laboratorio e mi ha incaricato di proseguire la ricerca in quella direzione.»
«Sono stupita che una scoperta così importante non le abbia permesso di accedere ai livelli più alti del progetto.»
«Oh, ecco,» disse Cinda leggermente imbarazzata «non voglio prendermi tutto il merito. In realtà il mio lavoro è stato solo quello di un tecnico, e mi piace credere sia stato il lavoro di un tecnico molto abile e creativo, ma nulla di più.»
«E con chi ha lavorato?»
«Non lo sa? Ho lavorato con Tamwile Elar. Ha scoperto la teoria che rendeva possibile lo strumento e io ho provveduto a schematizzarlo e a costruire la macchina vera e propria.»
«Vuole forse dire che è stato lui a prendersi tutto il merito, dottoressa Monay?»
«No, no. Non deve crederlo. Il dottor Elar non è quel tipo di persona. Mi ha dato tutto il merito per la mia parte di lavoro. Anzi, lui aveva proposto l’idea di battezzare lo strumento con entrambi i nostri nomi, ma non ha potuto.»
«E per quale motivo?»
«Be’, è la regola del direttore Seldon, sa com’è. Tutti gli strumenti e le equazioni devono avere nomi funzionali e non personali per evitare risentimenti. Così si chiama solamente elettrochiarificatore. Comunque, quando lavoriamo assieme, Elar si riferisce al dispositivo coi nostri nomi e, glielo confesso, dottoressa Venabili, è un nome che suona molto bene. Forse, un giorno, tutti lo useranno. Almeno lo spero.»
«Lo spero anch’io» disse Dors cortesemente. «Lei fa apparire Elar un collega davvero onestissimo.»
«Lo è. Davvero» disse Cinda con fervore. «È un piacere lavorare con lui. Proprio adesso mi sto occupando di una nuova versione del dispositivo, che è molto più potente e che a essere sincera non capisco completamente. Voglio dire, per cosa andrebbe usato. Comunque, lui mi istruisce.»
«State facendo progressi?»
«Molti. Anzi, ho dato al dottor Elar un prototipo che ha intenzione di sperimentare. Se funziona, potremo continuare.»
«Mi sembra giusto» convenne Dors. «Che cosa pensa potrebbe succedere se il professor Seldon dovesse decidere di abbandonare la direzione del progetto? Di ritirarsi?»
Cinda parve sorpresa. «Il direttore ha intenzione di farlo?»
«Non che io sappia. Sto solo ipotizzando. Supponiamo che si ritiri. Chi crede che potrebbe essere il successore naturale? Da quello che ha detto, penso che preferirebbe il professor Elar come nuovo direttore.»
«Sì, è vero» rispose Cinda dopo una breve esitazione. «È senz’altro la mente più brillante fra i nuovi membri, e credo che sarebbe in grado di portare avanti il progetto nel miglior modo possibile. Tuttavia, è ancora piuttosto giovane. C’è un certo numero di vecchi fossili, be’, capirà cosa intendo, che se la potrebbero prendere se fossero superati da un giovane...»
«Qualche vecchio fossile in particolare? Si ricordi che tutto questo è confidenziale.»
«Ce ne sono diversi, ma più che altro c’è il dottor Amaryl. Lui è il principe ereditario. L’erede del progetto.»
«Sì, capisco bene cosa vuol dire.» Dors si alzò. «Bene, la ringrazio molto per il suo aiuto. La lascerò tornare al suo lavoro.»
Se ne andò pensando all’elettrochiarificatore. E anche ad Amaryl.