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Il giovanotto arrivò esattamente alle quattro OTS (ora trantoriana standard) e Seldon sorrise. Amava le persone puntuali. Posò le mani sulla scrivania e si preparò ad alzarsi, ma il giovanotto disse: «La prego, professore, so che ha una gamba malandata. Non è necessario che si alzi».
«Grazie, giovanotto. Comunque, questo non significa che non può sedersi anche lei. Si accomodi, prego.»
Il giovanotto si tolse la giacca e sedette.
«Mi deve scusare,» disse Seldon «ma quando abbiamo fissato questo appuntamento ho dimenticato di chiedere il suo nome, che sarebbe?»
«Stettin Palver» rispose l’altro.
«Ah. Palver. Palver! È un nome che mi suona familiare.»
«Dovrebbe, professore. Mio nonno si vantava spesso di averla conosciuta.»
«Suo nonno, certo. Joramis Palmer. Era di due anni più giovane di me, ricordo. Ho cercato di convincerlo a unirsi a me nello sviluppo della psicostoria, ma ha rifiutato. Diceva che non sarebbe mai riuscito a imparare abbastanza matematica per essere utile. Peccato! Come sta il vecchio Joramis, a proposito?»
Palver rispose in tono solenne: «Temo che il vecchio Joramis abbia seguito la sorte che in genere è comune ai vecchi. È morto».
Seldon provò una fitta. Di due anni più giovane di lui ed era morto. Joramis era stato un vecchio amico, ma i loro contatti si erano talmente diradati da consentire alla morte di farsi avanti senza che Seldon ne sapesse nulla.
Hari rimase immobile e silenzioso per qualche istante, poi mormorò: «Mi dispiace».
Il giovanotto alzò le spalle. «Ha avuto una vita piena.»
«E lei, giovanotto, dove ha studiato?»
«All’Università di Langano.»
Seldon corrugò la fronte. «Langano? Mi corregga se sbaglio, ma non è su Trantor, vero?»
«No. Volevo provare a vivere su un mondo diverso. Le università su Trantor, come indubbiamente saprà benissimo, sono tutte troppo affollate. Volevo trovare un posto dove poter studiare in pace.»
«E cosa ha studiato?»
«Niente di speciale. Storia. Ma come storico è piuttosto difficile trovare un buon lavoro.»
(Un’altra fitta, anche peggiore della prima. Dors Venabili era stata una storica.)
«Ma è tornato su Trantor. Come mai?»
«Crediti. Un lavoro.»
«Come storico?»
Palver rise. «Neanche per sogno. Manovro una specie di palanchino meccanico. Non è esattamente un’occupazione qualificata.»
Seldon osservò Palver con una punta di invidia. I contorni delle braccia e del torace del giovanotto erano messi in risalto dalla stoffa sottile della camicia. Possedeva dei buoni muscoli. Seldon non aveva mai potuto fare sfoggio di una muscolatura del genere.
«Immagino che all’università sia stato membro della squadra di pugilato.»
«Chi, io? Mai. Sono un torcitore.»
«Un torcitore!» Seldon avvertì un gioioso tuffo al cuore. «Lei è originario di Helicon?»
Palver rispose con un certo disprezzo. «Non occorre venire da Helicon per essere un buon torcitore.»
“No,” pensò Seldon “ma è da Helicon che vengono i migliori.”
Comunque, non disse nulla in merito.
Invece disse: «Bene, suo nonno non si è unito a me. Lei che ne dice?».
«Della psicostoria?»
«Quando ci siamo incontrati, l’ho sentita parlare con gli altri e ho apprezzato il suo modo intelligente di discutere della psicostoria. Allora, vuole unirsi a me?»
«Come ho detto, professore, ho già un lavoro.»
«A manovrare un palanchino. Andiamo, andiamo.»
«Rende bene.»
«I crediti non sono tutto.»
«Però sono abbastanza. Mentre lei, d’altro canto, non può pagarmi molto. Sono quasi sicuro che è a corto di fondi.»
«Cosa glielo fa pensare?»
«Sto tirando a indovinare, certo, ma mi sbaglio?»
Seldon serrò le labbra, poi disse: «No, non sbaglia e non posso pagarla molto. Mi dispiace. Immagino che questo ponga fine al nostro colloquio».
«Un momento, un momento.» Palver sollevò le mani. «Non così in fretta, la prego. Stiamo ancora parlando della psicostoria. Se lavoro per lei mi insegnerà tutto in proposito, esatto?»
«Naturalmente.»
«In tal caso i crediti non sono tutto, sono d’accordo. Facciamo un patto. Lei mi insegna tutta la psicostoria che può e mi paga quello che le è possibile, e io cercherò di cavarmela in qualche modo. Che gliene pare?»
«Splendido» disse Seldon gioioso. «Mi sembra un’ottima idea. C’è un’altra cosa, però.»
«Ah?»
«Sì. Negli ultimi mesi sono stato aggredito due volte. La prima volta mio figlio è accorso a difendermi, ma adesso lui è emigrato su Santanni. La seconda volta mi sono difeso con il mio bastone dall’impugnatura riempita di piombo. Ha funzionato, ma mi hanno trascinato dinanzi a un magistrato con l’accusa di aggressione e percosse.»
«Perché queste aggressioni?» lo interruppe Palver.
«Non sono popolare. Da parecchio tempo predico la caduta dell’impero, e adesso che si sta verificando ne sono considerato il principale responsabile.»
«Capisco. Ora, che c’entra questo con l’altra cosa che ha menzionato?»
«Voglio che lei sia la mia guardia del corpo. È giovane, robusto e, quel che più conta, è un torcitore. Esattamente ciò di cui ho bisogno.»
«Credo che si possa fare» disse Palver con un sorriso.