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Quello stesso pomeriggio Amaryl si recò nell’ufficio di Seldon all’Università di Streeling. Già questo, di per sé, era abbastanza strano, perché Amaryl non lasciava quasi mai il suo ufficio (nemmeno per parlare con un collega che si trovava alla fine del corridoio).
«Hari» disse Amaryl con la fronte corrucciata e l’aria sbalordita. «È successa una cosa molto strana. Davvero bizzarra.»
Seldon guardò Amaryl con una certa amarezza. L’amico aveva solo cinquantatré anni, ma sembrava molto più anziano, curvo, consumato fino a sembrare trasparente. Quando vi era costretto, si sottoponeva a dei controlli medici e tutti gli consigliavano di smettere di lavorare per un po’ (alcuni dicevano per sempre) e di riposarsi. Solo questo, avevano detto i medici, poteva migliorare la sua salute. Seldon aveva scosso la testa. «Allontanatelo dal suo lavoro, e morirà ancora prima, per di più infelice. Non abbiamo scelta.»
Poi Seldon si accorse che, perso in quei pensieri, non aveva prestato attenzione a ciò che Amaryl gli stava dicendo.
«Mi spiace, Yugo. Sono un po’ distratto. Potresti ripetere?»
«Ti sto dicendo che è successa una cosa molto strana. Davvero bizzarra.»
«Cos’è successo?»
«È stata Wanda. È venuta a trovarmi, molto triste e preoccupata.»
«Perché?»
«A quanto pare, a causa della nuova bambina.»
«Ah, sì» fece Hari, con ben più di una sfumatura di colpevolezza nella voce.
«Ha detto così e si è messa a piangere sulla mia spalla. A dire il vero, Hari, ho pianto un po’ anch’io. Poi mi è venuto in mente di tirarle su il morale mostrandole il radiante primario.» Amaryl esitò, come se stesse scegliendo con molta cura le sue prossime parole.
«Vai avanti, Yugo. Cos’è successo?»
«Be’, ha ammirato tutte le luci e io ne ho ingrandita una parte, per essere precisi la Sezione 42R254. La conosci?»
Seldon sorrise. «No, Yugo. Non ho memorizzato tutte le equazioni come fai tu.»
«Dovresti» disse Amaryl severamente. «Come puoi fare un buon lavoro se... Ma non importa. Ciò che sto tentando di dirti è che Wanda ne ha indicata una parte e ha detto che non era giusta. Non era bella.»
«Perché no? Tutti abbiamo i nostri gusti personali.»
«Sì, certo, ma io sono rimasto a pensarci e ho passato un po’ di tempo a rivederla. Hari, c’era davvero qualcosa che non andava. La programmazione era inesatta e l’area indicata da Wanda non serviva a nulla. E a dire il vero, non era affatto bella.»
Seldon si raddrizzò piuttosto rigidamente, aggrottando la fronte. «Fammi capire bene, Yugo. Ha indicato qualcosa, a caso, ha detto che non era giusto e aveva ragione?»
«Sì. Ha indicato, ma non a caso: è stata molto selettiva.»
«Ma è impossibile.»
«Ma è successo. Ero presente.»
«Non sto dicendo che non è vero. Sto dicendo che è stata solo una fortunata coincidenza.»
«Ne sei sicuro? Credi che, pur con tutta la tua conoscenza della psicostoria, saresti capace di dare una sola occhiata a una nuova serie di equazioni e di dirmi che una piccola parte non è esatta?»
«Be’, allora, Yugo, come mai hai ingrandito quella particolare sezione delle equazioni? Che cosa ti ha spinto a scegliere quel pezzo da ingrandire?»
Amaryl alzò le spalle. «Questa è stata una coincidenza, se la vuoi definire così. Ho solo armeggiato con i controlli.»
«Non può essere stata una coincidenza» bofonchiò Seldon. Per qualche istante rimase immerso nei suoi pensieri, poi pose la domanda che fece fare un passo in avanti alla rivoluzione psicostorica iniziata da Wanda.
«Yugo, non avevi mai avuto dubbi su quelle equazioni prima di allora? Avevi qualche motivo per credere che ci fosse qualcosa di sbagliato?»
Amaryl torturò la cintura del suo abito monopezzo con aria imbarazzata. «Be’, credo di sì. Vedi...»
«Credi di sì?»
«Ne sono certo. Ricordo che quando le stavo impostando, sai, era una nuova sezione, le mie dita sembravano incepparsi sul programmatore. Allora mi sembrava tutto esatto, ma immagino di aver continuato a rimuginarci preoccupato. Ricordo anche di aver pensato che non aveva un aspetto del tutto soddisfacente, ma avevo altre cose da fare e ho lasciato perdere. Però dopo, quando Wanda ha indicato esattamente l’area in questione, ho deciso di controllarla. In caso contrario, avrei attribuito tutto a una fantasia infantile.»
«E hai ingrandito quel frammento delle equazioni da mostrare a Wanda. Come se il tuo inconscio continuasse a perseguitarti.»
Amaryl alzò le spalle. «Chi lo sa.»
«Poco prima eravate a contatto ravvicinato, vi stavate abbracciando e piangevate tutti e due.»
Amaryl alzò di nuovo le spalle, con l’aria di essere ancora più imbarazzato.
«Credo di sapere cos’è successo, Yugo. Wanda ha letto nella tua mente.»
Amaryl sobbalzò come se fosse stato morso. «Questo è impossibile!»
Lentamente Seldon disse: «Un tempo conoscevo una persona che possedeva strani poteri mentali di questo tipo» (e pensò tristemente a Eto Demerzel o, come era stato conosciuto per migliaia di anni, R. Daneel). «Solo che, in un certo senso, era un essere più che umano. Ma la sua abilità di leggere nella mente, percepire i pensieri degli altri e persuadere la gente ad agire in un certo modo, non aveva niente a che fare con la sua natura pseudo-umana. Credo che, in qualche modo, anche Wanda possieda questa capacità».
«Non posso crederci» disse testardamente Amaryl.
«Io sì, ma non so proprio cosa farne.»
Udì il fragore di una rivoluzione in atto nella ricerca psicostorica, ma molto vagamente.