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Quella sera il primo oratore parlò da solo con Gendibal.
«Aveva ragione. Non ho potuto fare a meno di penetrare sotto la superficie della sua mente e ho visto che ha giudicato il mio annuncio un errore. Lo è stato. È che non vedevo l’ora di cancellarle dalla faccia quel sorriso sempre uguale e di darle una lezione per il modo in cui, facendo finta di niente, usurpa sempre il mio ruolo.»
Gendibal disse con garbo: «Sarebbe forse stato meglio se mi avesse parlato in privato della cosa e avesse aspettato il mio ritorno, prima di dare l’annuncio».
«Così non avrei potuto darle una lezione. Certo, è una motivazione un po’ misera per un primo oratore, lo so.»
«Il suo annuncio non la fermerà, stia sicuro. Continuerà a brigare per ottenere quella carica, e forse con qualche ragione. Sono sicuro che alcuni oratori sarebbero pronti a sostenere che avrei dovuto rifiutare l’onore che mi avete reso. Non sarebbe difficile sostenere anche che la Delarmi è la mente più brillante della Tavola e che merita di essere primo oratore.»
«La mente più brillante della Tavola finché si tratta di battere in astuzia gli altri membri» borbottò Shandess. «Per lei gli unici veri nemici sono i suoi colleghi. Non avrebbe mai dovuto essere nominata oratore. Senta, devo proibirle di prendere con sé la hamiana? È stata la Delarmi, con le sue manovre, a costringerla a questa scelta.»
«No, no, quello che ho detto davanti alla Tavola è vero. La hamiana sarà effettivamente un ottimo sistema di allarme per me e sono grato alla Delarmi per avermi permesso di accorgermene. Sono convinto che Suri Novi sarà di grande aiuto.»
«Va bene, allora. A proposito, nemmeno io ho mentito. Sono certissimo che lei riuscirà a risolvere in qualche modo il problema. Sempre che si fidi della mia intuizione...»
«Credo di poterlo fare, perché anch’io la penso come lei. Le prometto che, qualsiasi cosa succederà, restituirò più di quello che ho ricevuto. Qualunque cosa gli anti-Mulo o la Delarmi possano fare, al mio ritorno meriterò la carica di primo oratore.»
Già mentre parlava Gendibal studiava il proprio senso di soddisfazione. Come mai era così compiaciuto, così ansioso di iniziare quell’avventura nello spazio? Per ambizione, naturalmente. Una volta Preem Palver aveva intrapreso un’avventura del genere e adesso Stor Gendibal avrebbe dimostrato che anche lui ne era capace. Ma che ci fosse anche qualcos’altro, oltre all’ambizione? L’attrazione per la lotta? Il desiderio in genere di qualcosa di eccitante per uno che, come lui, era stato costretto a vivere tutta la sua vita di adulto in un angolo dimenticato di un pianeta retrogrado? Non sapeva rispondersi esattamente, ma sapeva senz’ombra di dubbio che non vedeva l’ora di partire.