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Il sindaco Hardin masticava un mozzicone di sigaro. Poco prima era uscito per distrarsi, ma non c’era riuscito. La notte prima non aveva dormito e non nutriva molte speranze di riuscire a farlo neanche stavolta. I suoi occhi erano stanchi e cerchiati.
«E anche questa è fatta» disse con la voce di un uomo sfinito.
«Lo penso anch’io» rispose Yohan Lee massaggiandosi il mento. «Che te ne pare?»
«Non c’è male. Non si poteva esitare, non bisognava dar loro il tempo di capire che cosa stava succedendo. Una volta che si è in condizioni di impartire ordini, bisogna farlo come se fossimo nati per comandare, e gli altri ubbidiranno per forza d’abitudine. Questa è l’essenza di un colpo di stato.»
«Se il Consiglio continuerà a rimanere irresoluto...»
«Il Consiglio? Non pensarci più. Da domani la sua importanza nella vita politica di Terminus non varrà un soldo arrugginito.»
Lee annuì lentamente. «Eppure è strano che non abbiano cercato di fermarci. Hai detto che non erano del tutto all’oscuro.»
«Fara procede a tentoni ed è superficiale; riesce solo a innervosirmi. Pirenne ha avuto dei sospetti su di me fin da quando sono stato eletto. Ma vedi, non hanno mai avuto la capacità di capire quello che succedeva. La loro formazione è basata sulla fede assoluta nell’autorità. Credono che l’imperatore, solo perché è l’imperatore, possieda ogni potere. Di conseguenza sono convinti che il Consiglio dei fiduciari, semplicemente per il fatto che agisce in nome dell’imperatore, non possa essere esautorato. La loro incapacità di ammettere la possibilità di una rivolta è il nostro miglior alleato.»
Si alzò e prese un bicchiere d’acqua dal boccione. «Non sono cattivi se non si cerca di distoglierli dalla loro Enciclopedia. Faremo in modo che in futuro sia questa la loro unica occupazione. Sono assolutamente incapaci di governare Terminus. Ma adesso va’, e metti le cose in moto. Voglio restare solo.»
Sedette alla scrivania e rimase immobile a osservare il bicchiere.
Per lo spazio! Se solamente fosse stato davvero sicuro di sé come lasciava credere agli altri... Gli anacreoniani sarebbero atterrati fra due giorni: che cosa possedeva lui, oltre a poche e vaghe nozioni sulle previsioni di Hari Seldon per i trascorsi cinquant’anni? Non era nemmeno uno psicologo vero e proprio: brancolava fra i pochi dati che conosceva per cercare di indovinare le intenzioni della più grande mente di tutti i tempi.
Se Fara avesse avuto ragione, se Anacreon fosse stato l’unico problema previsto da Hari Seldon, se conservare l’Enciclopedia fosse stato il suo solo interesse, a quale scopo allora fare un colpo di stato?
Fece spallucce e bevve.