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Littoral Thoobing era ambasciatore della Fondazione su Sayshell da sette anni, ed era piuttosto contento della sua carica.
Alto e abbastanza robusto, sfoggiava folti baffi neri nonostante la moda, sia su Sayshell sia nei mondi della Fondazione, incoraggiasse la rasatura completa. Benché avesse solo cinquantaquattro anni, aveva il viso segnato da fitte rughe. E si compiaceva di atteggiarsi a uomo indifferente e impassibile. Non era facile, quindi, capire che cosa pensasse in realtà del proprio lavoro. In cuor suo, però, era soddisfatto della sua situazione, che gli permetteva di tenersi alla larga dal trambusto della politica di Terminus (un grosso vantaggio!) e di vivere come un sibarita sayshelliano, garantendo alla moglie e alla figlia un lusso cui ormai non avrebbero mai potuto rinunciare.
Se Thoobing apprezzava dunque la propria condizione, non apprezzava invece la persona che rispondeva al nome di Liono Kodell. Forse perché anche Kodell sfoggiava un paio di baffi, sebbene si trattasse di baffi più striminziti, corti e brizzolati dei suoi. Un tempo erano stati gli unici uomini in vista sulla scena pubblica a portare i baffi e si era verificata fra loro una sorta di gara al riguardo. Ora – pensò Thoobing – non ci poteva essere più alcuna gara: i baffi di Kodell erano decisamente orribili.
Kodell era diventato capo della sicurezza quando Thoobing viveva ancora su Terminus e sognava di superare Harla Branno nella corsa alla carica di sindaco. Poi la Branno, per liberarsi della sua concorrenza, gli aveva offerto il posto di ambasciatore. Lo aveva fatto per il proprio interesse, naturalmente, ma alla fine lui le era stato riconoscente.
Per Kodell invece non riusciva a provare alcuna simpatia, forse per quella sua smania di voler apparire sempre cordiale, sempre affabile, anche quando magari aveva appena deciso in che modo tagliarti fuori.
Ora Kodell stava davanti a Thoobing in immagine iperspaziale e appariva gioviale come sempre, addirittura traboccante benevolenza. Il suo corpo, naturalmente, era su Terminus, il che risparmiava a Thoobing la seccante incombenza di fare gli onori di casa e di stringergli la mano.
«Kodell, vorrei che ritirasse subito quelle astronavi.»
Kodell sorrise allegramente. «Anch’io lo vorrei, ma è stata la vecchia signora a deciderlo.»
«Si sa che lei è capace di persuaderla a recedere da una decisione.»
«A volte sì, può essere, soprattutto quando vuole essere persuasa a farlo. Ma questa volta non vuole. Faccia il suo dovere, Thoobing. Tranquillizzi Sayshell.»
«Non mi sta a cuore Sayshell, Kodell, ma la Fondazione.»
«Sta a cuore a tutti.»
«Non si nasconda dietro le parole. Pretendo che mi ascolti.»
«Volentieri, ma questi sono tempi frenetici su Terminus, adesso, e non posso stare ad ascoltarla per l’eternità.»
«Sarò più breve che posso, ma non dimentichi che non si può essere troppo brevi quando si discute della sopravvivenza della Fondazione. Se questa linea iperspaziale non è sotto controllo, parlerò apertamente.»
«Non è sotto controllo.»
«Bene. Allora, alcuni giorni fa ho ricevuto un messaggio da un certo Golan Trevize. All’epoca in cui facevo politica su Terminus c’era un Trevize, ricordo, un sovrintendente ai Trasporti...»
«Si tratta dello zio del giovane.»
«Allora lei conosce la persona che mi ha inviato il messaggio. Secondo le informazioni che ho raccolto in seguito, questo Golan sarebbe un consigliere che, dopo la recente soluzione della Crisi Seldon, sarebbe stato arrestato e mandato in esilio.»
«Infatti.»
«Non ci credo.»
«A che cosa non crede?»
«Non credo che sia stato mandato in esilio.»
«Perché?»
«Quando mai è successo che un cittadino della Fondazione sia stato mandato in esilio? Oppure che venga arrestato, o la faccia franca. Se viene arrestato può essere processato oppure no. Se viene processato, può essere condannato oppure assolto. Se viene condannato, può essere multato, retrocesso dalla sua carica, disonorato, incarcerato o giustiziato. Nessuno è mai stato mandato in esilio.»
«C’è sempre una prima volta.»
«Sciocchezze. E un esiliato lo si spedisce via su un’astronave ultimo modello? Anche uno stupido capirebbe che Trevize è in missione speciale per conto della vecchia signora. Chi crede di ingannare la Branno?»
«E quale missione sarebbe?»
«Probabilmente trovare il pianeta Gaia.»
Kodell perse in parte la sua bonomia e assunse un’espressione insolitamente dura. «So che lei non è particolarmente propenso a credere alle mie dichiarazioni, signor ambasciatore, ma la prego ardentemente di credermi almeno su questo punto. Né il sindaco né io avevamo mai sentito parlare di Gaia quando Trevize è stato mandato in esilio. Di questo pianeta abbiamo sentito parlare per la prima volta l’altro giorno. Solo se crede a questo possiamo continuare la conversazione.»
«Congelerò la mia tendenza allo scetticismo quel tanto da poterle credere, anche se mi riesce difficile farlo.»
«Le assicuro che quanto le ho detto risponde in pieno a verità e, se di colpo il tono delle mie dichiarazioni è diventato formale, è perché, quando questa vicenda sarà conclusa, lei dovrà rispondere ufficialmente a una serie di domande che penso troverà piuttosto imbarazzanti. Da come parla, sembra che conosca perfettamente Gaia. Come mai conosce un pianeta di cui noi ignoravamo l’esistenza? Non è vostro dovere fare in modo di essere messi al corrente di tutto quello che riguarda l’unità politica cui è stato assegnato?»
Thoobing ribatté pacato: «Gaia non fa parte dell’Unione Sayshell. Anzi, probabilmente non esiste nemmeno. Non dovrò mica venirle a raccontare tutte le favole che il popolino di Sayshell racconta, vero? Alcuni sostengono che Gaia si trova nell’iperspazio, altri che è un pianeta che, con mezzi soprannaturali, protegge Sayshell. Altri ancora affermano che fu Gaia a mandare il Mulo in giro a saccheggiare la galassia. Se intende dire al governo di Sayshell che cinque astronavi della Marina della Fondazione si trovano qui per aiutare Trevize a trovare Gaia, nessuno le presterà fede. La gente comune potrà anche credere alle favole, ma il governo di Sayshell non lo farà di sicuro e non permetterà che ci creda la Fondazione. Penserà che sua intenzione sia quella di costringere Sayshell a aderire alla Federazione».
«E se ci proponessimo proprio questo?»
«Sarebbe fatale per noi. Suvvia, Kodell, quando mai abbiamo combattuto una guerra di conquista nei nostri cinque secoli di storia? Abbiamo combattuto guerre di difesa, perdendo anche, una volta, ma non è mai successo che alla fine ci siamo trovati con annessi nuovi territori. Chi si è unito alla Federazione l’ha sempre fatto attraverso un accordo pacifico, perché considerava suo tornaconto aggregarsi a noi.»
«E se Sayshell cominciasse ad accorgersi dei vantaggi di una possibile annessione?»
«Non li vedrà mai, finché le nostre astronavi rimarranno vicine ai suoi confini. Ritiratele.»
«Non possiamo.»
«Kodell, Sayshell fa una magnifica pubblicità alla Federazione della Fondazione; con la sua esistenza dimostra quanto siamo buoni e rispettosi delle libertà altrui. L’Unione è tutta circondata dal nostro territorio, si trova in una posizione estremamente vulnerabile e tuttavia fino a oggi non è stata mai disturbata, ha proseguito per la sua strada, è riuscita perfino a delineare una politica estera lungo una linea anti-Fondazione. Non è questo un modo di dimostrare alla galassia che non forziamo nessuno, che ci presentiamo a tutti in pace e in amicizia? Se conquistassimo Sayshell, conquisteremmo quello che in sostanza abbiamo già. In fondo, anche se non ne parla nessuno, economicamente l’Unione dipende del tutto da noi. Ma se la conquistassimo con mezzi militari dimostreremmo alla galassia che siamo diventati espansionisti.»
«E se le dicessi che in realtà siamo interessati soltanto a Gaia?»
«Non le crederei, così come non le crederebbe l’Unione Sayshell. Quell’uomo, quel Trevize, mi ha inviato un messaggio dicendo che era diretto verso Gaia. Mi ha chiesto di trasmettere la notizia a Terminus e io, nonostante mi sembrasse una cosa assurda, l’ho fatto perché era mio dovere farlo. Ed ecco che, quasi prima che la linea iperspaziale si raffreddi, mi vedo arrivare qui la Marina della Fondazione. Come potete arrivare su Gaia senza attraversare il territorio di Sayshell?»
«Mio caro Thoobing, si sta contraddicendo. Non ha osservato pochi minuti fa che Gaia, ammesso che esista, non fa parte dell’Unione Sayshell? Dovrebbe sapere che l’iperspazio è aperto a tutti e non appartiene a nessun mondo in particolare. Come può dunque Sayshell lamentarsi se noi, partendo dal territorio della Fondazione (nel quale si trovano attualmente le nostre astronavi), passiamo attraverso l’iperspazio in territorio gaiano senza mai toccare durante l’operazione un singolo centimetro cubico dell’Unione?»
«Sayshell la vedrà in un altro modo, Kodell. Gaia, sempre che esista, è completamente circondata dal territorio dell’Unione, anche se politicamente non fa parte di essa, e ci sono precedenti per cui, dal punto di vista legale, tali oasi sarebbero da considerare in pratica parti integranti del territorio intorno a loro, almeno per quanto riguarda l’eventuale intervento di astronavi da guerra nemiche.»
«Le nostre non sono astronavi da guerra nemiche. Fra noi e Sayshell sussistono rapporti pacifici.»
«Ma potrebbe essere Sayshell a dichiararci guerra. Certo non penserebbe mai di vincere una tale guerra grazie a una superiorità militare che non ha, ma cercherebbe di sensibilizzare la galassia contro di noi. La nuova politica espansionistica della Fondazione incoraggerebbe il formarsi di alleanze a noi ostili. Qualche membro della Federazione potrebbe pentirsi e cominciare a pensare di staccarsi da noi. Potremmo benissimo venire sconfitti a causa dei disordini interni, e così indubbiamente si invertirebbe il processo di crescita che ha tanto arricchito la Fondazione in cinque secoli di storia.»
«Su, su, Thoobing» disse Kodell con aria indifferente. «Parla come se cinquecento anni fossero niente, come se fossimo ancora la Fondazione dell’epoca di Salvor Hardin e ci trovassimo davanti il minuscolo regno di Anacreon. Adesso siamo molto più forti di quanto non fosse l’impero galattico all’apice della sua gloria. Una flottiglia di nostre astronavi potrebbe sconfiggere l’intera Marina galattica e occupare qualsiasi settore in un batter d’occhio.»
«Davanti a noi non c’è un impero galattico. Ci sono solo pianeti e settori che appartengono alla nostra epoca.»
«E che non sono tecnologicamente avanzati come noi. Potremmo conquistare l’intera galassia, ormai.»
«Secondo il Piano Seldon potremo fare questo solo quando saranno passati altri cinque secoli.»
«Il Piano Seldon non tiene conto della rapidità del progresso tecnologico. Siamo in grado già ora di conquistare la galassia! Badi bene, non sto dicendo che lo faremo e nemmeno che dovremmo farlo. Dico solo che siamo in grado di farlo.»
«Kodell, lei ha trascorso tutta la vita su Terminus, non conosce la galassia. La nostra Marina e la nostra tecnologia saranno anche in grado di sconfiggere le forze armate di altri mondi, ma non riusciremo mai a governare una galassia ribelle e tormentata da odi intestini. E ci troveremmo davanti una realtà del genere se decidessimo di ricorrere alla forza. Ritiri le astronavi!»
«Non è possibile, Thoobing. Rifletta... E se Gaia non fosse un mito?»
Thoobing restò in silenzio per un attimo e scrutò Kodell come volesse leggergli nel pensiero. «Un mondo nell’iperspazio come può non essere un mito?»
«Un mondo nell’iperspazio è certo una superstizione, ma perfino le superstizioni possono avere a volte un fondo di verità. L’uomo che è stato mandato in esilio, Trevize, parla di Gaia come se si trattasse di un pianeta reale in uno spazio reale. E se avesse ragione?»
«Sciocchezze. Non ci credo.»
«No? Provi a crederci solo per un momento. Un pianeta che ha difeso Sayshell dal Mulo e dalla Fondazione...»
«Quello che dice non ha senso. Secondo lei Gaia difenderebbe i sayshelliani dalla Fondazione, ma non è forse vero che stiamo per attaccare l’Unione con le nostre astronavi?»
«Non stiamo per attaccare l’Unione ma Gaia, questo mondo sconosciuto che pur trovandosi nello spazio reale è riuscito a far credere ai pianeti vicini di trovarsi nell’iperspazio e perfino a restare fuori dai dati computerizzati delle mappe galattiche più complete e particolareggiate.»
«Dev’essere un mondo ben strano, allora. Capace di manipolare le menti.»
«Non ha detto un istante fa che secondo una leggenda Gaia avrebbe mandato il Mulo in giro a saccheggiare la galassia? E non era forse vero che il Mulo era in grado di manipolare le menti?»
«Gaia sarebbe allora un mondo di Muli?»
«Perché non potrebbe esserlo?»
«E perché non la sede di una rinata Seconda Fondazione, allora...»
«Già, perché no. Non le sembra il caso di appurare quale di queste ipotesi sia quella giusta?»
Thoobing si fece serio. Durante l’ultima parte del colloquio aveva avuto un sorriso ironico dipinto sulle labbra, ma adesso non sorrideva più. Abbassò la testa e guardò l’altro da sotto in su. «Se sta parlando sul serio, non le pare che un’indagine del genere possa essere pericolosa?»
«Lei dice?»
«Risponde alla mia domanda con un’altra domanda perché non ha una risposta ragionevole. A che servono le astronavi se si hanno davanti dei Muli o dei membri della Seconda Fondazione? Non è anzi probabile che, se queste persone esistono, vi stiano attirando in una trappola fatale? Senta, lei ha affermato che la Fondazione è in grado di dar vita al Secondo impero adesso, benché il Piano Seldon sia arrivato solo a metà del suo svolgimento, e io ho ribattuto che agendo così farebbe il passo più lungo della gamba e insorgerebbero delle complicazioni per cui sarebbe costretta a regredire. Forse, se Gaia esiste ed è quello che sostiene, tutto questo è un trucco che ha lo scopo di condurci a una tale regressione. Fate adesso, spontaneamente, quello che potreste essere presto obbligati a fare con la forza. Fate adesso, in pace e senza spargimenti di sangue, quello che un domani potreste essere costretti a fare con spargimento di sangue. Ritirate le astronavi.»
«Non si può. Le dirò anzi, Thoobing, che il sindaco Branno calcola di venire di persona lì ai confini di Sayshell, dove si trovano le astronavi, e che astronavi vedetta sono già entrate nell’iperspazio ponendosi come meta quello che si suppone sia il territorio gaiano.»
Thoobing strabuzzò gli occhi. «Le garantisco che scoppierà la guerra.»
«Lei è il nostro ambasciatore: faccia in modo che non scoppi. Dia ai sayshelliani tutte le assicurazioni che vogliono. Gli dica che non abbiamo assolutamente cattive intenzioni. Gli dica, se ci sarà costretto, che conviene loro mettersi tranquilli ad aspettare che Gaia ci distrugga. Dica quello che le pare, purché li tenga buoni.»
Fece una pausa, durante la quale studiò l’espressione attonita di Thoobing, poi disse: «Ecco, questo è tutto, davvero. Per quanto ne so io, nessuna astronave della Fondazione atterrerà su un mondo dell’Unione Sayshell o entrerà in punti dello spazio reale facenti parte del suo territorio. Tuttavia, qualunque astronave sayshelliana tenti di provocarci fuori del territorio dell’Unione, vale a dire dentro il nostro, verrà immediatamente disintegrata. Faccia capire anche questo ai sayshelliani e, ripeto, li tenga buoni. Se mancherà al suo dovere, la cosa non ci sfuggirà. Finora ha avuto la vita facile, Thoobing, ma adesso la situazione è critica e le prossime settimane saranno decisive. Se non farà quanto ordinatole, nessun posto della galassia sarà più sicuro per lei».
Sul volto di Kodell non si leggeva né bonomia né cordialità quando il contatto fu interrotto e l’immagine scomparve.
Thoobing rimase a fissare a bocca aperta il punto in cui essa gli era apparsa.