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CLEON I ... Benché sia oggetto di continui panegirici per essere stato l’ultimo regnante sotto il quale il Primo impero fu ancora prospero e ragionevolmente unito, non si può dimenticare che i cinque lustri del regno di Cleon furono contraddistinti da una progressiva decadenza. Questo non può essere attribuito alla sua diretta responsabilità, in quanto il declino si basava su fattori politici ed economici troppo forti perché chiunque all’epoca potesse contrastarli. Cleon fu fortunato nella scelta dei suoi primi ministri – dapprima Eto Demerzel e in seguito Hari Seldon – e l’imperatore nutrì costante fiducia nello sviluppo della psicostoria da parte di quest’ultimo. Cleon e Seldon, oggetto della cospirazione finale dei joranumiti destinata a concludersi in modo così bizzarro, possono...
ENCICLOPEDIA GALATTICA
Mandell Gruber era un uomo felice, o almeno così sembrava a Hari Seldon che un giorno interruppe la sua passeggiata quotidiana per fermarsi a osservarlo.
Gruber, che doveva essere prossimo ai cinquanta e quindi era di qualche anno più giovane di Seldon, aveva un aspetto un po’ grinzoso per tutte le ore che trascorreva nei giardini del palazzo imperiale, ma aveva altresì un viso allegro e sempre ben rasato, nonché un cranio roseo celato solo in parte dai radi capelli biondo-rossicci. Fischiettava sottovoce, ispezionando le foglie dei cespugli alla ricerca di eccessive proliferazioni di insetti.
Non era il giardiniere capo, naturalmente. Il giardiniere capo del palazzo imperiale era un alto funzionario che possedeva un ufficio lussuoso in uno degli edifici dell’enorme complesso imperiale, con un esercito di uomini e donne ai suoi ordini. Era probabile che non mettesse piede di persona nei giardini più di una volta o due all’anno.
Gruber era un membro di quell’esercito. La sua qualifica, si era informato Seldon, era quella di giardiniere di prima classe, ed era stata meritatamente conquistata dopo trent’anni di fedele servizio.
Seldon lo salutò mentre si fermava accanto a lui sul sentiero inghiaiato in modo perfetto: «Un’altra giornata splendida, Gruber».
Gruber sollevò la testa e i suoi occhi scintillarono. «Sì, non c’è dubbio, primo ministro, e mi spiace un po’ per quelli che devono starsene rinchiusi fra quattro pareti.»
«Allora le spiace anche per me.»
«Quando si tratta di lei, primo ministro, ci sono ben poche cose che causano dispiacere alla gente. Però, se sta per rinchiudersi in uno di quegli edifici con una giornata simile, noi fortunati possiamo sentirci un po’ addolorati per lei.»
«La ringrazio per la sua comprensione, Gruber, ma come sa abbiamo quaranta miliardi di trantoriani sotto la cupola. Si sente addolorato per tutti?»
«In realtà, sì. Sono lieto di non essere trantoriano anch’io e di aver potuto superare così gli esami di giardiniere. Su questo mondo siamo in pochi a lavorare all’aperto e, fra quei pochi, io sono uno dei più fortunati.»
«Il tempo non è sempre così delizioso.»
«È vero. E spesso mi sono trovato qui fuori tra piogge scroscianti e venti che fischiavano, ma una volta che ci si veste in modo adatto, guardi» e Gruber spalancò le braccia fino a farle sembrare larghe come il suo sorriso, quasi a voler abbracciare l’ampia area dei giardini. «Qui ho i miei amici, gli alberi e i prati e ogni forma di vita animale a tenermi compagnia, e la loro crescita da incoraggiare in forme geometriche, perfino in inverno. Ha mai visto la geometria dei giardini, primo ministro?»
«La vedo in questo momento, no?»
«Parlo dei progetti dispiegati su un tavolo per vederli nella loro interezza, in tutta la loro meraviglia. Li preparò Tapper Savand, più di un secolo fa, e da allora ben poco è stato cambiato. Tapper era un grande orticoltore, il più grande, e anche lui proveniva dal mio pianeta.»
«Che sarebbe Anacreon, non è vero?»
«Esatto. Un mondo lontano, sull’orlo della galassia, dove esistono ancora ampie aree allo stato selvaggio e la vita può essere dolce. Sono arrivato qui che ero ancora un ragazzo inesperto, quando l’attuale giardiniere capo è salito in carica sotto il vecchio imperatore. Naturalmente, adesso parlano di ridisegnare i giardini.» Gruber emise un profondo sospiro e scosse il capo. «Sarebbe un errore. Sono perfetti così come sono. Ma è anche vero che nel corso della storia i giardini sono già stati modificati altre volte. Gli imperatori si stancano del vecchio e cercano sempre il nuovo, come se il nuovo fosse in qualche modo migliore. Il nostro sovrano attuale, possa vivere a lungo, progetta di modificare il disegno dei giardini con il giardiniere capo. Almeno, questa è la voce che circola fra i miei colleghi.» Aggiunse l’ultima frase frettolosamente, come se si vergognasse di riferire chiacchiere di palazzo.
«Potrebbe non succedere.»
«Lo spero di cuore, primo ministro. La prego, se ha la possibilità di trovare un po’ di tempo fra le gravose incombenze che di certo l’assillano, studi i progetti dei giardini. Sono di rara bellezza e, se posso permettermi di esprimere un’opinione personale, non si dovrebbero spostare neppure una foglia, un fiore, un coniglio in centinaia di chilometri quadrati.»
Seldon sorrise. «Lei è un uomo scrupoloso, Gruber. Non mi sorprenderei se un giorno diventasse giardiniere capo.»
«Possa il destino proteggermi da una simile eventualità. Il giardiniere capo non respira aria fresca, non vede il paesaggio naturale e dimentica tutto ciò che ha imparato sulla natura. Vive laggiù» Gruber indicò con un dito, immusonito «e io credo che non sappia più distinguere un cespuglio da un ruscello, a meno che uno dei suoi tirapiedi lo porti a fare un giro qui fuori e posi la sua mano su una siepe o gliela infili nell’acqua.»
Per un attimo sembrò che Gruber volesse sottolineare il suo disprezzo con una espettorazione, ma non riuscì a trovare un solo angolo sul quale avrebbe avuto il coraggio di sputare.
Seldon ridacchiò divertito. «Gruber, è bello chiacchierare con lei. Quando sono sopraffatto dai miei doveri quotidiani, è molto piacevole dedicare qualche minuto all’ascolto della sua filosofia di vita.»
«Ah, primo ministro, io non so niente di filosofia. La mia istruzione è stata piuttosto approssimativa.»
«Non è necessaria l’istruzione per essere filosofi. Bastano una mente attiva e le esperienze di vita. Sia prudente, Gruber. Ho la tentazione di farla promuovere.»
«Se vorrà lasciarmi come sono, primo ministro, avrà la mia eterna gratitudine.»
Seldon sorrideva ancora quando passò oltre, ma il sorriso svanì mentre la sua mente tornava di nuovo ai suoi problemi attuali. Ormai era primo ministro da dieci anni e, se Gruber avesse saputo fino a che punto lui era nauseato e stanco della carica, la sua comprensione sarebbe salita alle stelle. Ma un giardiniere avrebbe potuto rendersi conto che i progressi di Seldon nelle tecniche della psicostoria minacciavano di porlo dinanzi a un dilemma insolubile?