6

Un uomo, il Mulo... e un altro

I due uomini parvero rilassarsi ma, in realtà, i loro nervi erano tesi fino allo spasmo.

Per la prima volta dopo molti anni il Mulo non possedeva l’assoluto controllo della situazione. Channis sapeva che, sebbene al momento fosse in grado di difendersi, si sarebbe dovuto impegnare a fondo, mentre non era così per il suo nemico. E sapeva che in una prova di resistenza avrebbe perso.

Ma era pericoloso pensarci. Far intuire al Mulo la propria debolezza emotiva sarebbe stato come consegnargli un’arma in mano.

Doveva guadagnare tempo...

Perché gli altri tardavano? Che cosa rendeva il Mulo così sicuro? Che cosa nascondeva il suo nemico? Se solo avesse potuto conoscere le sue intenzioni. Eppure...

Channis si scosse. Doveva guadagnare tempo.

«Visto che lo sai, e ormai non lo nego più, che io sono un uomo della Seconda Fondazione, perché avrei dovuto guidarti su Tazenda?»

«Eh no,» disse il Mulo sorridendo «io non sono Pritcher. Non ho alcun bisogno di darti spiegazioni. Evidentemente tu avevi le tue ragioni: quali che fossero, quello che facevi mi tornava comodo, per cui era inutile cercare di capire.»

«Tuttavia una tua idea dovevi pur averla. Credi che Tazenda sia la Seconda Fondazione? Pritcher mi ha parlato a lungo dei tuoi tentativi di trovarla, dello psicologo Ebling Mis. Mi ha raccontato molte cose... sotto il mio incoraggiamento. Pensa a Ebling Mis, primo cittadino.»

«E perché dovrei?»

Channis sentiva che la sicurezza del suo rivale aumentava; era come se, col passare del tempo, ogni ansia del Mulo svanisse.

Channis represse con forza la disperazione che stava per impadronirsi di lui. «Non sei curioso, allora?» domandò accompagnando le sue parole da un’ondata di crudeltà. «Pritcher mi ha detto che Mis era sorpreso da “qualcosa”. È vero che provava un forte impulso di affrettarsi, di rilevare l’esistenza della Seconda Fondazione? Perché? Ebling Mis è morto e della Seconda Fondazione non si è saputo più nulla. Eppure la Seconda Fondazione esiste.»

Il Mulo sorrise con piacere e con un improvviso lampo di malvagità che colpì Channis rispose: «Evidentemente è stato un avvertimento per la Seconda Fondazione. Altrimenti perché un certo Bail Channis sarebbe dovuto arrivare su Kalgan per condizionare i miei uomini e assumersi il compito quanto mai presuntuoso di battermi in furberia? L’avvertimento è giunto troppo tardi, tutto qui.»

«Allora» e Channis fece affiorare la pietà nella sua mente «tu non sai nemmeno che cosa sia la Seconda Fondazione, niente del profondo significato di quanto è accaduto.»

Guadagnare tempo!

Il Mulo avvertì la pietà dell’altro e i suoi occhi si strinsero ostili. Si strofinò il naso con quattro dita in un gesto che gli era familiare, poi ribatté: «Divertiti, allora. Qual è il quid della Seconda Fondazione?».

Channis si espresse volutamente a parole invece che con la simbologia emotiva. «Dalle notizie che ho ricevuto ciò che più sorprendeva Ebling Mis era il mistero che circondava la Seconda Fondazione. Hari Seldon creò le sue due basi in modo differente. La Prima Fondazione si espanse in due secoli in modo tale da essere conosciuta da tutta la galassia. La Seconda, invece, rimase avvolta dal segreto più profondo.

«Non ne capirai mai la ragione, a meno che tu non riesca a immedesimarti nell’atmosfera intellettuale dei giorni del morente impero. Erano i tempi dell’assoluto, delle grandi conclusioni, per lo meno per quanto riguardava il pensiero. Era un segno della cultura decadente, una diga costruita contro ogni futuro sviluppo di idee. Fu la rivolta contro questa diga che rese Seldon famoso. Fu quest’ultima scintilla di giovanile creatività ad accendere l’impero di un tramonto luminoso e a far impallidire la luce nascente del Secondo impero.»

«Molto drammatico, e con ciò?»

«Seldon creò le Fondazioni basandosi sulle leggi della psicostoria; ma chi meglio di lui sapeva che anche quelle erano relative? Le sue creazioni non avevano carattere definitivo, che è proprio di una mentalità in declino, ma di un meccanismo in evoluzione del quale la Seconda Fondazione era lo strumento. Noi, egregio primo cittadino della vostra “temporanea Unione dei mondi”, noi siamo i custodi del Piano Seldon, e non altri!»

«Cerchi di farti coraggio con le parole» replicò il Mulo con disprezzo «o cerchi di spaventarmi? Perché devi sapere che la Seconda Fondazione, il Piano Seldon, il Secondo impero, non suscitano in me alcuna pietà, simpatia o timore. I tuoi tentativi non mi fanno effetto. E in ogni caso, povero sciocco, ricordati di parlare della Seconda Fondazione al tempo passato: ora non esiste più.»

Nel momento in cui il Mulo si alzò dalla sedia e gli si avvicinò, Channis avvertì il potenziale emotivo dell’avversario opprimerlo con maggiore intensità. Tornò a lottare con furia, ma qualcosa gli s’insinuò inesorabilmente nel cervello, paralizzandolo.

Indietreggiò fino alla parete e il Mulo gli si parò di fronte con le magre braccia lungo i fianchi, le labbra atteggiate a un terribile ghigno celato in parte da quella montagna che era il suo naso.

«Il tuo gioco è finito, Channis, e con esso quello di tutti gli uomini che costituivano la Seconda Fondazione. Costituivano!

«Che cosa aspettavi e perché perdevi tempo a chiacchierare con Pritcher, quando avresti potuto ammazzarlo e prendergli il fulminatore senza il minimo sforzo? Aspettavi me, evidentemente. Volevi che ti trovassi in una situazione che non destasse sospetti.

«Hai sbagliato, non c’era bisogno di fingere, perché ti conoscevo. Ti conoscevo fin troppo bene, mio caro Channis della Seconda Fondazione. E che cosa aspetti ora? Continui a riversarmi addosso fiumi di parole, come se il suono della tua voce potesse paralizzarmi. E mentre parli, nella tua mente si crea uno stato di attesa. Ma non verrà nessuno di coloro che aspetti, nessuno dei tuoi alleati.

«Sei solo, Channis, e tale resterai. E sai perché? La tua Seconda Fondazione mi ha sottovalutato. Ho scoperto presto il loro piano: pensavano che ti avrei seguito qui, come un pollo pronto a farsi cucinare. Dovevi essere un’esca per un povero mutante sciocco e debole, così impegnato nella caccia all’impero da cadere come un cieco al primo tranello. Ma sono io il prigioniero? Mi domando se abbiano pensato che sarei stato tanto ingenuo da venire senza la mia flotta, contro il cui armamento sono del tutto indifesi. Non hanno riflettuto che non mi sarei fermato a discutere e ad aspettare gli eventi? Le mie astronavi sono state lanciate contro Tazenda dodici ore fa e hanno assolto i loro compiti. Tazenda è un mucchio di rovine, le sue città sono state spazzate via, e nessuno ha opposto resistenza. La Seconda Fondazione non esiste più, Channis, e io, un povero essere debole e repellente, sono il nuovo padrone della galassia.»

Channis riusciva soltanto a scuotere la testa debolmente. «No, no.»

«Sì, sì» lo prendeva in giro il Mulo. «E tu sei l’ultimo sopravvissuto, ma non per molto.»

Seguì una breve pausa e Channis sentì improvvisamente un dolore lancinante.

Qualcosa gli penetrava nei più reconditi tessuti della mente, dilaniandola. Fu sul punto di gridare. Il Mulo indietreggiò. «Non basta, non riesci a ingannarmi» mormorò. «La tua disperazione è simulata, la paura che provi non è lo sconvolgimento che segue la distruzione di un ideale, ma il normale timore per la tua persona.»

Il Mulo afferrò per la gola Channis con la sua debole mano, in una stretta dalla quale tuttavia Channis non riuscì a liberarsi.

«Sei la mia garanzia, Channis. Mi dirigerai salvaguardandomi da ogni possibile errore.» Gli occhi del Mulo tornarono a fissarsi su di lui, insistenti e inquisitori.

«Ho calcolato giusto, Channis? Ho davvero giocato gli uomini della Seconda Fondazione? Tazenda è distrutta senza scampo. Ma che cosa significa questa tua finta disperazione? Qual è la verità? Devo conoscerla, scoprirla. Parla, Channis. Non sono andato abbastanza a fondo? Forse c’è ancora un pericolo? Parla, dove ho sbagliato?»

Channis sentì le parole uscirgli di bocca. Non dipendeva dalla sua volontà. Cercò di fermarle stringendo i denti, si morse la lingua, tese fino allo spasmo ogni muscolo della gola.

Eppure parlò, spinto da una forza che gli torceva la gola, la lingua e i denti.

«Verità,» balbettò «verità...»

«Sì, la verità. Che altro c’è ancora da fare?»

«Seldon creò qui la Seconda Fondazione. Proprio qui, come ho detto, non mento. Arrivarono gli psicologi e misero sotto controllo la popolazione del luogo.»

«Di Tazenda?» Il Mulo aumentò la carica emotiva. «Io ho distrutto Tazenda. Tu sai che cosa voglio sapere, parla.»

«Non Tazenda. Ho detto che gli uomini della Seconda Fondazione non erano necessariamente quelli al potere. Tazenda è semplicemente la controfigura...» Le parole erano confuse e uscivano contro il volere del giovane. «Rossem... Rossem... Rossem è il mondo

Il Mulo allentò la stretta e Channis s’accasciò in preda a spasmi atroci.

«E tu hai pensato di ingannarmi?» domandò il Mulo.

«Sei stato ingannato» rispose Channis raccogliendo le forze che gli erano rimaste.

«Ma non abbastanza perché possiate salvarvi. Sono in comunicazione con la mia flotta e dopo Tazenda sarà la volta di Rossem. Ora...»

A Channis si annebbiò la vista; automaticamente alzò un braccio come per proteggersi. Si sentiva mancare, ebbe ancora una visione della risata feroce del Mulo e del lungo naso carnoso che tremava scosso da singulti. Poi l’oscurità l’avvolse amorevolmente.

Un lampo parve risvegliargli il cervello, e Channis lentamente riprese i sensi mentre gli occhi lacrimavano per il dolore.

Provava fitte tremende alla testa; con uno sforzo riuscì a posarsi una mano sulla fronte.

Era ancora in vita. Leggeri, come piume portate dal vento, i suoi pensieri sembrarono ritornare. Una sensazione proveniente dal di fuori gli alleviava il dolore. Lentamente piegò il collo e si sentì meglio.

La porta s’era aperta e il primo oratore era in piedi sulla soglia. Cercò di parlare, di gridare, di avvertirlo... ma la sua lingua era paralizzata e lui sapeva che la mente del Mulo lo teneva ancora parzialmente prigioniero.

Piegò di nuovo il collo. Il Mulo era sempre nella stanza. Era adirato e i suoi occhi fiammeggiavano. Non rideva più ma aveva i denti scoperti in un ghigno feroce.

Channis avvertì l’influenza mentale del primo oratore posarsi gentilmente sulla sua testa con tocco guaritore, poi avvertì gli impulsi emotivi del Mulo ritirarsi e mettersi sulla difensiva.

Il Mulo si rivolse al primo oratore con furia. «Eccone un altro che viene a salutarmi.» Estese il suo raggio d’azione mentale fuori dalla stanza.

«Sei venuto solo.»

«Sì, sono assolutamente solo» rispose dolcemente il primo oratore. Era necessario che venissi senza accompagnatori, perché è mia la responsabilità di aver mal calcolato gli eventi degli ultimi cinque anni. Provo una certa soddisfazione nel correggere i miei errori senza aiuto. Sfortunatamente non avevo calcolato la forza del tuo campo di repulsione emotiva. Ho impiegato tempo per penetrarlo. Mi congratulo con te per l’abilità con la quale sei riuscito a costruirlo.»

«Lascia stare» ribatté il Mulo con ostilità. «Non accetto i tuoi complimenti. Sei venuto ad aiutare il tuo miserabile amico e ad aggiungere alla sua rovina anche la tua.»

Il primo oratore sorrise. «Perché? Bail Channis ha compiuto il suo dovere e maggior merito gli viene dal fatto che non aveva poteri mentali pari ai tuoi. Vedo che l’hai ridotto in pessime condizioni, ma forse riusciremo a guarire le sue ferite. È un uomo coraggioso. S’è presentato come volontario per questa missione anche se noi eravamo in grado di predire matematicamente che la sua mente ne sarebbe uscita danneggiata; una cosa più terribile che non una semplice menomazione fisica.»

Channis sentiva che il suo cervello non riusciva a lavorare. Voleva parlare ma non ce la faceva. Voleva urlare per avvertirlo ma non poteva. Ciò che riusciva a provare era solo paura. Paura...

Il Mulo era calmo. «Tu sai che abbiamo distrutto Tazenda.»

«Sì. L’assalto della tua flotta era stato previsto.»

«Capisco. Però non siete riusciti a evitarlo.»

«No, non siamo riusciti a evitarlo.» La simbologia emotiva del primo oratore era semplice. Provava disgusto per se stesso. «Ed è stata più per colpa mia che per merito tuo. Ma chi avrebbe potuto immaginare i tuoi poteri cinque anni fa? Abbiamo sospettato fin dall’inizio, da quando hai conquistato Kalgan, che fossi capace di controllare emotivamente. Ma questo, come potrai capire, non era troppo sorprendente, primo cittadino.

«Il contatto emotivo che tu e io possediamo non rappresenta un nuovo sviluppo. In effetti fa parte delle possibilità del cervello umano. La maggior parte degli uomini riesce a individuare le emozioni in modo primitivo associandole con le espressioni del volto, il tono della voce e così via. Molti animali possiedono la medesima facoltà in modo più sviluppato; essi si servono per lo più dell’olfatto, ma le emozioni che riescono a identificare sono molto meno complesse.

«Gli uomini sono attualmente più in gamba, ma con lo sviluppo della parola la possibilità di un contatto emotivo diretto s’è andata atrofizzando poco a poco e per milioni di anni. Riportare alla luce questa facoltà e svilupparla, se non del tutto almeno in gran parte, è stata una delle scoperte della Seconda Fondazione.

«Nessuno di noi nasce con questa facoltà già sviluppata. Milioni di anni di decadenza costituiscono un formidabile ostacolo, e noi dobbiamo educarla, esercitarla, come si fa con un muscolo. E qui sta la nostra fondamentale differenza. Tu, al contrario di noi, la possiedi in forma molto sviluppata sin dalla nascita. Fin qui, i nostri calcoli non erano sbagliati. Siamo anche riusciti a valutare gli effetti di tale facoltà su una persona, in un mondo nel quale gli altri abitanti ne erano completamente privi. È come essere un vedente in un regno di ciechi. Abbiamo calcolato la megalomania dalla quale tu saresti stato avvinto e pensavamo di essere preparati. Ma non abbiamo valutato due fattori.

«Primo, l’enorme potenza delle tue facoltà. Noi riusciamo a provocare un contatto emotivo solamente tramite un contatto visivo, e per questa ragione siamo indifesi contro le armi fisiche più di quanto tu non creda. La vista gioca per noi un ruolo molto importante. Non così invece per te. Sappiamo che tu riesci a controllare gli uomini, anzi ad avere addirittura contatti emotivi con loro, pure quando si trovano a grande distanza. Tutto questo l’abbiamo scoperto troppo tardi.

«Secondo, non conoscevamo la tua menomazione fisica, soprattutto quella che a te è sembrata così importante da farti adottare il nome di Mulo. Non avevamo previsto che non fossi solo un mutante, ma un mutante sterile, e non abbiamo considerato la distorsione psichica dovuta al relativo complesso d’inferiorità. Ci siamo soffermati sulla megalomania e non abbiamo considerato la tua sviluppatissima paranoia.

«Mia è la responsabilità di averti sottovalutato, perché ero a capo della Seconda Fondazione quando hai conquistato Kalgan. Quando hai distrutto la Prima Fondazione abbiamo capito, ma era troppo tardi e per questa ragione milioni di persone sono morte a Tazenda.»

«E pensi di porre rimedio ai tuoi errori adesso?» Il Mulo sorrideva, ma la sua mente era colma d’odio. «Che cosa farai? Mi farai ingrassare o farai nascere in me la virilità? Mi permetterai dimenticare i lunghi anni della gioventù passata in un ambiente ostile? Ti fanno pena le mie sofferenze, la mia infelicità? Io non provo rimpianti per quanto ho fatto. Lasciamo che la galassia si protegga come può, visto che non ha fatto nulla per proteggere me quando ne avevo bisogno.»

«I tuoi sentimenti si sono formati nell’ambiente della tua gioventù e non sono da condannare, solo da modificare. La distruzione di Tazenda era inevitabile. L’alternativa sarebbe stata una distruzione ben più grande in tutta la galassia, per un periodo di secoli. Noi abbiamo fatto il possibile con i nostri mezzi limitati. Abbiamo allontanato da Tazenda il maggior numero di uomini possibile. Abbiamo decentralizzato il resto del pianeta. Sfortunatamente le nostre misure erano tutt’altro che adeguate. Milioni di persone sono morte: non provi alcun rimorso?»

«Nessuno... e non ne provo neanche per le centinaia di migliaia di persone che moriranno su Rossem fra meno di sei ore.»

«Su Rossem?» chiese il primo oratore stupito.

Si volse verso Channis, che a prezzo di sforzi tremendi era riuscito a sedersi. Channis sentì le due menti lottare dentro di lui, poi per un istante si sentì libero e le parole uscirono confuse dalla sua bocca. «Signore, ho fallito completamente. È riuscito a strapparmi il segreto pochi istanti prima del suo arrivo. Non ho potuto resistergli e non cerco scuse. Sa che Tazenda non è la Seconda Fondazione. Sa che si trova su Rossem.»

La mente di Channis venne bloccata una seconda volta.

Il primo oratore s’accigliò. «Capisco. Che cosa pensi di fare?»

«Davvero non lo sai? Ti è così difficile capirlo? Mentre mi inondavi con quel fiume di parole sulla natura del contatto mentale, sulla megalomania e la paranoia che avete scoperto in me, io lavoravo. Mi sono messo in contatto con la mia flotta e ho comunicato i miei ordini. Fra sei ore, a meno che non decida di dare un contrordine, bombarderanno tutta Rossem a eccezione di questo villaggio e di un’area di cento miglia quadrate qui intorno. Appena avranno terminato il lavoro, atterreranno qui. Hai sei ore e in sei ore non riuscirai a piegare la mia mente né a salvare Rossem.»

Il Mulo allargò le braccia e scoppiò in una gran risata mentre il primo oratore stentava a capire la nuova situazione.

«Ci sono alternative?»

«Perché dovrebbero esserci? Non vedo che cosa ci guadagnerei. Forse dovrei risparmiare quelli di Rossem? Se permetti alle mie astronavi di atterrare e ti sottometti insieme agli altri, cioè a tutti gli uomini della Seconda Fondazione, per farti convertire, potrei fermare i bombardamenti. Forse mi servirebbe avere a disposizione tanti uomini intelligenti. Ma probabilmente mi costerebbe un enorme fatica e non so se ne valga la pena, per cui non ho molta voglia di mettermi d’accordo con te. Che cosa ne dici? Quale arma possiedi contro la mia mente e contro le astronavi più potenti della galassia?»

«Che cosa possiedo?» ripeté il primo oratore lentamente. «Nulla, a eccezione di qualcosa che ancora non conosci.»

«Parla in fretta,» ribatté il Mulo ridendo «inventa! Trova qualcosa che ti faccia uscire da questa trappola, se ci riesci.»

«Povero mutante. Perché dovrei fuggire? Poniti questa domanda: perché avrei dovuto mandare su Kalgan Bail Channis per intrappolarti, Bail Channis che è giovane e coraggioso, ma mentalmente tanto inferiore a te da potersi paragonare a questo tuo ufficiale addormentato? Perché invece non sono venuto io di persona, oppure uno dei nostri capi, che avrebbero potuto fronteggiarti con maggiore successo?»

«Forse nessuno di voi era così sciocco da venire di persona, perché sapevate che nessuno di voi avrebbe potuto reggere un confronto con me.»

«La vera ragione è molto più logica. Tu sapevi che Channis era un uomo della Seconda Fondazione. Mancava delle capacità di nascondertelo. Inoltre sapevi d’essergli superiore, perciò non hai avuto timore di fare il suo gioco e di seguirlo come lui voleva in modo da sfruttarlo in seguito. Se fossi venuto io su Kalgan, mi avresti fatto uccidere perché avrei costituito un serio pericolo. Se fossi riuscito a evitare la morte nascondendo la mia identità, non avrei potuto persuaderti a seguirmi nello spazio. Solo un essere inferiore ti avrebbe convinto. E se tu fossi rimasto su Kalgan, nemmeno tutte le forze della Seconda Fondazione avrebbero potuto attaccarti, circondato com’eri dai tuoi uomini, dalle tue armi e dai tuoi poteri mentali.»

«I miei poteri mentali sono ancora intatti e i miei uomini e le mie armi non sono troppo lontani.»

«Questo è vero, ma tu non ti trovi più su Kalgan. Sei nel regno di Tazenda, che ti è stato presentato come la Seconda Fondazione. E doveva esserti presentato in modo logico, primo cittadino, perché tu sei un uomo intelligente e avresti seguito soltanto la logica.»

«È vero, in effetti è stata una vittoria temporanea, ma ho fatto in tempo a strappare la verità al tuo uomo.»

«E non ti è venuto in mente che Bail Channis fosse stato preparato da noi a questa eventualità?»

«Non lo era affatto, perché gli ho dovuto strappare l’informazione con la forza. Il suo cervello era in uno stato tale che, quando mi ha confessato che Rossem era la Seconda Fondazione, ero sicuro che mi avesse detto la verità, perché in essa non c’era più posto per l’inganno.»

«Anche questo è vero. Un altro punto a vantaggio della nostra preveggenza. Ti ho già detto che Channis era un volontario. Sai di che genere? Prima di lasciare la Fondazione per partire per Kalgan, si è sottoposto a un’operazione emotiva di natura drastica. Pensi che Bail Channis con un cervello intatto sarebbe riuscito a ingannarti? No, pure lui è stato trasformato, necessariamente e di sua volontà, mediante un intervento. Gli abbiamo fatto credere che Rossem è la Seconda Fondazione. E per tre anni noi della Seconda Fondazione abbiamo sparso voci che fosse qui nel regno di Tazenda, aspettando che tu arrivassi. E ci siamo riusciti, no? Sei arrivato su Tazenda e quindi su Rossem, ma più in là non sei riuscito ad andare.»

Il Mulo si drizzò in piedi. «Vuoi dirmi che anche Rossem non è la Seconda Fondazione?»

Channis, ancora seduto sul pavimento, sentì il cervello liberarsi da ogni ostacolo, sotto l’azione potente della corrente mentale del primo oratore e drizzò la testa.

«Davvero Rossem non è la Seconda Fondazione?» gridò incredulo.

I ricordi, le cognizioni, tutto ruotava nella sua mente in modo confuso.

Il primo oratore sorrise. «Vedi, primo cittadino, Channis è incredulo quanto te. Naturalmente, Rossem non è la Seconda Fondazione. Saremmo così pazzi da guidare il nostro più potente e pericoloso nemico sul nostro mondo? No, per la galassia! Bombarda pure Rossem se ti piace, primo cittadino, distruggi tutto ciò che vuoi. Al massimo potrai uccidere Channis e me, ma non migliorerai affatto la situazione. Gli uomini della nostra spedizione, che sono stati su Rossem per tre anni sotto le spoglie degli Anziani del villaggio, si sono imbarcati ieri e stanno dirigendosi su Kalgan. Eviteranno la tua flotta e arriveranno a destinazione un giorno prima di te; ecco perché adesso posso dirti la verità. A meno che io non mandi un contrordine, quando tornerai troverai un impero in rivolta. Solo gli uomini che sono qui con te ti rimarranno fedeli, ma il loro numero è limitato. Per di più la flotta rimasta su Kalgan verrà convertita dagli uomini della Seconda Fondazione. Il tuo impero è finito, mutante.»

Lentamente il Mulo piegò la testa, mentre la rabbia e la disperazione annebbiavano il suo cervello. «Sì. Troppo tardi... troppo tardi... Ora capisco.»

«Ora capisci.»

In preda alla disperazione il Mulo abbandonò ogni resistenza. La sua mente era aperta e indifesa. Il primo oratore non si lasciò sfuggire l’occasione e si insinuò velocemente nel suo cervello. Ci volle meno di una frazione di secondo per operare il cambiamento.

II Mulo sollevò lo sguardo. «Allora tornerò su Kalgan?»

«Sicuro. Come ti senti?»

«Benissimo.» Poi s’accigliò. «Chi sei tu?»

«È importante?»

«No, naturalmente» e con questo chiuse l’argomento. Toccò Pritcher su una spalla. «Svegliati, Pritcher, torniamo a casa.»

Due ore dopo Bail Channis si sentiva abbastanza forte da camminare da solo. «Non ricorderà più niente?»

«Niente. Conserverà il suo potere mentale e il suo impero, ma lo scopo delle sue azioni sarà diverso. Ha perso la cognizione dell’esistenza della Seconda Fondazione, ora è un uomo di pace. Inoltre, per i pochi anni che ancora gli concede il suo corpo malandato, sarà più felice. E dopo la sua morte in qualche modo il Piano Seldon continuerà a svilupparsi.»

«Ed è vero» chiese Channis con ansia «che Rossem non è la Seconda Fondazione? Avrei potuto giurare... sono sicuro di quello che dico. Non sono pazzo.»

«Non sei pazzo, Channis, sei solo un po’ cambiato. Rossem non è la Seconda Fondazione. Vieni! Anche noi dobbiamo tornare a casa.»

Fondazione. Il ciclo completo
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