Il mitico

Renato Villa (1958-)

Al Bologna dal 1986 al 1992; 230 presenze ufficiali.

Esordio in campionato: 26-10-1986, Lecce-Bologna 2-2

Ottobre 1986: mentre i tifosi aspettavano l’arrivo di un grande attaccante per risalire al più presto in serie A, all’ultima finestra di calciomercato il presidente Luigi Corioni si presentò a sorpresa con un ventottenne basso e squadrato, clamorosamente sprovvisto di qualsiasi curriculum. Chi era quel carneade? «Un amico», rispose il patron aumentando lo sconcerto dell’ambiente. Sembrava una provocazione, ma quella di Corioni non era una bugia. Renato Villa, classe 1958 da Castelleone, Cremona, aveva effettivamente lavorato come magazziniere e giocato nelle file dell’Orceana per conto dello stesso padrone, che era appunto Corioni. Il suo profilo ricalcava però quello di un calciatore amatoriale, non certo un aspirante difensore di serie A. Bastava vedere l’iter delle sue squadre: Pizzighettone, Soresina, Pergocrema, Pontevico e infine Orceana, un continuo saliscendi tra Dilettanti e serie C2. Ma i suoi detrattori non sapevano di che pasta fosse fatto. Contro ogni pronostico, Villa andò in campo e diventò immediatamente l’idolo dei tifosi. Fu lui, tra l’altro, a consigliare a Corioni l’ingaggio di Gigi Maifredi, altro profeta della provincia cresciuto professionalmente tra Orceana e Ospitaletto, guarda caso le due squadre di proprietà del patron rossoblù. La combinazione esplosiva di Maifredi, Villa e di tutta la colonia di ex giocatori dell’Ospitaletto (Lancini, Quaggiotto, De Marchi, Cusin, Bonfadini, Monza e Strada) portò a una delle stagioni più esaltanti della storia del Bologna, culminata con la prima promozione in A. Villa nel frattempo era diventato la colonna della squadra, un vero jolly capace di fare tutto, dal difensore che mordeva le caviglie a Maradona all’attaccante con il “9” sulla schiena (andando ovviamente a segno). Ci fu anche chi lo propose per la Nazionale, in previsione dei Mondiali del 1990, ma Azeglio Vicini non se la sentì di rischiare con un trentaduenne sconosciuto sino al giorno prima. Per lui, comunque, era il Bologna la vera Nazionale. Non passò domenica, fino all’addio al calcio nel 1992, senza che i tifosi non intonassero il coro mutuato dalla Piccola serenata Notturna di Mozart (“Sai chi è quel giocatore che – gioca al calcio meglio di Pelé – è Villa, Renato Villa”). Ricordando i tempi andati, una volta confessò di aver avuto paura ad accettare l’offerta del Bologna. Si trattava di rinunciare a uno stipendio garantito da magazziniere, per buttarsi nell’incertezza di una carriera potenzialmente distruttiva. Per fortuna, non c’è stato mai bisogno di voltarsi indietro e tornare su quei passi.