Il prescelto

Musa Barrow (1998-)

Attualmente in forza al Bologna.

Esordio in campionato: 19-1-2020, Bologna-Verona 1-1

L’acquisto più oneroso del presidente Joey Saputo – 13 milioni di euro più altri 6 di bonus pagati all’Atalanta – viene dal più piccolo paese d’Africa, una lingua di terra lunga 350 chilometri e larga 35, grande come metà Emilia-Romagna e disegnato con il righello dentro il Senegal, maldestro esito delle grossolane ripartizioni d’epoca coloniale. Laggiù, in Gambia, comanda un presidente che si chiama proprio come lui, Barrow, e guida un popolo che con il calcio ha sempre avuto poca confidenza. Lo dimostra il fatto che la nazionale gambiana non ha mai preso parte né alla Coppa del Mondo né alla Coppa d’Africa, anche se la nuova leva di giovani gambiani sembra promettere una rapida inversione di tendenza. Il ranking FIFA, opinabile quanto si vuole, fino al 2020 ha relegato il Gambia al 160° posto, sotto Maldive e Nuova Caledonia e appena sopra le nazionali-materasso degli atolli del Pacifico. Come sia affiorato un talento che in pochi anni, dal vivaio atalantino, ha maturato un valore di mercato in doppia cifra, è ancora un mistero. Non per il suo scopritore, Luigi Sorrentino, che nel 2016 portò dagli Hawks della capitale Banjul al centro di Zingonia questo sconosciuto talento di appena diciotto anni. Si presentò subito con due gol al Seregno, nella prima amichevole estiva. Gian Piero Gasperini da allora non gli tolse più gli occhi di dosso. La sua storia personale, poi, è un altro racconto miracoloso: Barrow era ricoverato in ospedale quando ricevette in dono un pallone, un regalo-talismano da cui non si sarebbe più separato. Orfano di padre, la madre lo ha cresciuto secondo religione musulmana: ancora oggi Musa (ovvero Mosè) prega cinque volte al giorno diretto verso La Mecca. Il suo idolo è Zinedine Zidane, ma la posizione in campo non lo ricorda. Può muoversi da punta centrale o da ala, bravo nell’anticipo e nella corsa in profondità, si destreggia bene anche nel gioco aereo nonostante un’altezza non eccezionale (arriva al metro e ottantatré), calcia di destro ma segna anche con il mancino. Bisogna scomodare i grandi della storia rossoblù per fare paragoni con l’impatto che questo ragazzo ha avuto nel Bologna, da ultimo aggregato nella stagione 2019-20. Cinque gol nelle prime dieci partite lo elevano al rango dei mostri sacri rossoblù (ci riuscirono Di Vaio e Gilardino, ma non Pivatelli, che si fermò a quattro). C’è chi ha fatto addirittura meglio, è vero, ma qui si entra nel recinto dei semidei, come fu Ezio Pascutti, che da carneade pescato nei dilettanti riuscì a segnare otto gol nelle sue prime dieci uscite con il Bologna. Sette ne fece invece Roberto Baggio. Mihajlović deve aver intravisto qualcosa di speciale in questo ragazzo, se anziché cedere alle facili lodi ha preferito strigliarlo pubblicamente, avvertendolo che «anche quando farà benissimo, io continuerò ad aspettarmi sempre di più». Detto, fatto. Con l’Inter, il 5 luglio 2020, Barrow ha segnato il suo sesto gol stagionale. Decisivo come tutti gli altri.