Il centromediano in frac

Gastone Baldi (1901-1971)

Al Bologna dal 1920 al 1933; 272 presenze ufficiali.

Esordio in campionato: 24-10-1920, Spal-Bologna 0-3

Svettava sui compagni di una testa abbondante. Alto, straordinariamente alto, «il più alto calciatore del campionato» sottolineava “Il Littoriale”, Gastone Baldi con il suo metro e novantatré avrebbe potuto arruolarsi tra i corazzieri. Era, invece, un semplice garzone di bottega che si dilettava a giocare nelle squadrette amatoriali. Bolognese purosangue, era nato troppo tardi per finire risucchiato dalla Grande Guerra, a differenza del fratello Virgilio, che dalle trincee non fece più ritorno. La storia di Baldi calciatore cominciò per caso, quando Angelo Badini, campione tuttofare del Bologna, si accorse delle precoci qualità geometriche di quel quattordicenne sproporzionato per la sua età. Lo convinse ad aggregarsi ai Boys rossoblù e già durante la guerra gli fece prendere confidenza coi colori che avrebbe poi vestito ufficialmente dal 1920 sotto la guida di Hermann Felsner. Se sulle prime Baldi era utilizzato solo come terzino, la morte improvvisa del centromediano Badini gli spalancò una nuova prospettiva tattica. L’allenatore austriaco si accorse infatti che un calciatore come Baldi, con quel passo elegante e quella visione di gioco lucidissima, sarebbe stato troppo sacrificato se avesse continuato a giocare ai margini del campo. Uno come lui doveva invece stare al centro, dettare i tempi degli attaccanti e neutralizzare l’iniziativa avversaria, un controllore implacabile di tutto il gioco, il punto nevralgico dello schema “W”, ovvero il ruolo chiave del Metodo. Mai scelta fu più azzeccata di quella. Spostato a governare il flusso dei palloni, Baldi si trasformò da ordinario terzino a sagace orchestratore del gioco. «Il lungo centromediano bolognese svolge un lavoro astuto, intelligente, calmo e tenace», scriveva Bruno Roghi su «La Gazzetta dello Sport». «Egli nutre magistralmente l’attacco aprendolo come un ventaglio con una serie incessante di palloni perfetti di tocco e di traiettoria», ma pure le sue punizioni, soprattutto quelle calciate a bruciapelo e rasoterra, erano diventate un marchio di fabbrica. Per tutti gli anni Venti e i primi anni Trenta, ovvero l’intera prima fase del mandato di Felsner, Baldi resse le sorti della squadra, portandola a vincere i primi due scudetti e la prima Coppa dell’Europa Centrale. Nel 1933 la sua carriera poteva dirsi al tramonto, ma il 19 febbraio di quell’anno un violento scontro di gioco con il patavino Callegari mise fuori uso l’oriundo Occhiuzzi. Il Bologna non ebbe altra scelta che richiamare d’urgenza Gastone Baldi, che con grande spirito di servizio si rimise al centro del campo per dirigere il traffico, sempre con quella compostezza innata che gli era valsa il soprannome di “centromediano in frac”. A lui toccò anche rilevare per qualche giorno la panchina di Árpád Weisz quando le leggi razziali introdotte nel settembre del 1938 vietarono la permanenza in Italia dell’allenatore ebreo-ungherese. Forse in cuor suo Dall’Ara avrebbe voluto sperimentare Baldi più a lungo come allenatore, ma a quel tempo l’ex centromediano non aveva ancora ottenuto il patentino per allenare in massima serie, e l’idea morì com’era nata. Di sicuro l’esperienza di Baldi come tecnico delle giovanili aveva fatto presagire un grande avvenire: nel 1937 e nel 1938, prima a Ginevra e poi a Strasburgo, aveva condotto i ragazzi rossoblù alla doppia vittoria del trofeo intitolato a Walther Bensemann (calciatore, giornalista, fondatore di «Der Kicker» – la più importante rivista calcistica di Germania – e di diverse squadre di calcio tedesche, tra cui l’Eintracht di Francoforte), a quell’epoca una delle più importanti manifestazioni calcistiche giovanili. Col ritorno di Hermann Felsner tramontò definitivamente ogni possibilità di riavvicinarsi alla panchina rossoblù. Quel che aveva fatto da calciatore – 272 presenze totali dal 1920 al 1933 e 19 reti – era stato più che memorabile. Morì nel 1971 dopo una lunga malattia, senza aver mai potuto dimostrare il suo valore in nessun’altra veste se non in quella, pur elegantissima, del centromediano.