Il dentista

Louis Rauch (1880-1952)

Al Bologna dal 1909 al 1911; 7 presenze ufficiali.

Esordio in campionato: 20-3-1910, Bologna-Sempre Avanti Bologna 10-0

Il 22 maggio 1952, in località Gallo, a metà strada tra Ozzano e Castel San Pietro, un signore di 72 anni veniva travolto in bicicletta da un’automobile guidata da un sottotenente di vascello. Il giorno seguente, «il Resto del Carlino» sunteggiò in poche righe di cronaca quella che a prima vista pareva un’ordinaria tragedia stradale di provincia. Tutto vero, se la vittima non fosse stata il fondatore e primo presidente del Bologna Football Club, come si sarebbe scoperto solo più tardi. Da oltre quarant’anni quell’anziano e distinto signore che pedalava energicamente verso il podere da poco acquistato non aveva più contatti diretti con la sua ex squadra. Eppure gli habitués dello stadio giuravano di averlo sempre visto al suo posto in tribuna a tifare per i rossoblù pagando regolare biglietto. Perché, allora, nessuno riconobbe in quell’incidente la morte del capostipite del calcio bolognese? Louis Rauch era nato a Friburgo, in Svizzera, dove si parlava francese e tedesco. Amava il calcio e già durante gli studi in odontoiatria si era distinto nella squadra locale. La sua traiettoria non avrebbe mai incontrato quella del Bologna senza la conoscenza del bolognese Arturo Beretta, luminare della stomatologia, che agli inizi del secolo aveva iniziato a viaggiare tra Inghilterra, Francia, Germania e Svizzera, perché in Italia la sua disciplina era ancora pressoché sconosciuta. Proprio durante un ciclo di lezioni in Svizzera, Rauch entrò nell’orbita di Beretta e ne divenne un assiduo collaboratore. Da lì, l’idea di seguirlo a Bologna. Quella che potrebbe sembrare una scelta d’istinto, dettata da entusiasmi accademici, era in realtà una decisione ponderata. E con il senno del poi, vincente. Beretta fu titolare della prima cattedra di odontoiatra all’Università, poi presidente della facoltà di Medicina. Da Londra aveva importato le tecniche odontoiatriche più avanzate dell’epoca. Stargli vicino, per un odontoiatra ambizioso come Rauch, era un’occasione irripetibile. Ne ebbe prova avviando con lui l’istituto odontoiatrico di via San Vitale, che ancor oggi porta il nome di Beretta, uno dei centri d’avanguardia in Italia e in Europa. In pochi mesi c’era già abbastanza lavoro per mettersi in proprio. Rauch raccolse la sfida e aprì il suo ambulatorio privato. Tra i suoi primi pazienti ci fu anche la futura moglie, la signora Maria Bergonzini, madre della primogenita Isotta, nata il 17 novembre 1909, un mese e mezzo dopo la fondazione del Bologna Football Club. Isotta Rauch avrebbe accompagnato idealmente i primi cent’anni di storia rossoblù: morirà, da vedova Pallotti, il 9 febbraio 2010. Rauch è dunque un medico di successo, al quale è rimasta incollata la passione per il calcio coltivata a Friburgo. Nel poco tempo libero a disposizione, figura tra i “matti” che corrono ai Prati di Caprara in lunghe e appassionate sfide di pallone, con porte improvvisate e calzoni lunghi oltre il ginocchio. Quei matti, molti dei quali stranieri come Rauch, decisero di darsi un nome e una maglia. Per anzianità e autorevolezza, lo svizzero fu indicato presidente del gruppo che il 3 ottobre 1909, nei locali della Birraria Ronzani in via Spaderie 6, diede vita ufficialmente al Bologna Football Club. Di quella squadra facevano parte Emilio Arnstein, boemo arrivato in città nel 1908 da Trieste, Antonio Bernabéu, studente spagnolo presso il Collegio di Spagna e fratello di Santiago, futuro presidente del Real Madrid, Arrigo Gradi, primo capitano della squadra, con un passato da studente in un collegio svizzero di cui aveva serbato due maglie a scacchi rossoblù. Ognuno, insomma, portava la sua esperienza del mondo. I crescenti impegni professionali sottraevano però sempre più tempo al neopresidente. Stretto tra le responsabilità professionali (l’ambulatorio aveva figliato due succursali), familiari, dirigenziali e agonistiche, nel 1910 Rauch si liberò della carica di presidente, e poi di giocatore, per restare “solo” l’allenatore del Bologna. Abbandonò definitivamente il sodalizio quando la carenza di organico competitivo rese necessario aprire le porte del club ad atleti di altre società sportive bolognesi, come la Virtus Bologna e il Gruppo Sportivo Emiliano, che erano stati, tra l’altro, i primissimi avversari nel Campionato Emiliano. Per Rauch, l’ibridazione con altre realtà calcistiche valeva come un tradimento dei valori fondativi. E se ne andò polemicamente. In privato, però, restò fedele ai colori che aveva contribuito a lanciare. La figlia Isotta racconterà delle domeniche allo stadio: «Pagava il suo biglietto di tribuna e si metteva a guardare la partita. Appena qualcuno sbagliava si metteva a sbraitare, urlando come un matto». Matto, proprio come lo aveva apostrofato una volta il conducente del tram diretto ai Prati di Caprara, mentre andava a giocare le prime partite di pallone.