Il magiaro

István Mike Mayer (1924-1994)

Al Bologna dal 1947 al 1954; 116 presenze ufficiali.

Esordio in campionato: 23-11-1947, Fiorentina-Bologna 1-1

Ungherese per gli austriaci, austriaco per gli ungheresi, l’eterno straniero István Mike Mayer mise d’accordo tutti scegliendo di vivere gli anni della pensione negli Stati Uniti e consegnando poi due dei suoi sette figli alla carriera del football americano. Ma nella sua lunga parabola europea questo gigante di Budapest marchiò involontariamente anche la storia del Bologna a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta, quando il calcio sorreggeva la ricostruzione, dando un senso di appartenenza alle città sfigurate dalla guerra. Fu proprio lui a segnalare al connazionale Gyula Lelovics un giovane promettente, tal Giacomo Bulgarelli, osservato in qualche partitella di cortile. Quel consiglio fece breccia e il ragazzino entrò subito nella famiglia rossoblù. Difficile immaginare come sarebbe stato l’avvenire di Bulgarelli senza quel fatale incrocio di traiettorie, che unì la carriera declinante di un buon attaccante magiaro alle belle speranze della più forte mezzala in pectore della storia rossoblù. “Pista”, com’era soprannominato Mike, che amava farsi largo tra le difese senza chiedere permesso, era nato nel 1924 a Budatétény, oggi inglobata nel XXII distretto della capitale ungherese, ma fino al 1950 cittadina autonoma. Quando nel 1944 venne ingaggiato dal Ferencvárosi fu invitato, anzi obbligato, ad aggiungere al suo germanico cognome Mayer il magiaro Mike. Finita la guerra, con i sovietici in casa, non si pose nemmeno più il problema di quale cognome tenere. La via di salvezza era l’ovest, Francia, Italia, Austria, purché fosse oltre la famigerata cortina. In Italia il calcio danubiano, scuola egemone negli anni Venti-Trenta, aveva continuato a esercitare un’attrazione irresistibile. Gli ungheresi che espatriavano con lo status di rifugiati politici erano ancora accolti come eredi dei vecchi profeti. Mike si accodò a questa carovana, protetto dalle buone parole spese per lui da Béla Sarosi, connazionale già in rossoblù dal 1946, ed espressamente voluto da Gyula Lelovics, che nel 1947 era tornato sulla panchina del Bologna dopo più di quindici anni dall’ultima volta. Mike arrivò con la fama meritata di goleador: aveva giocato tre anni al Ferencvárosi segnando più di 100 reti – leggendaria una sua tripletta all’MTK nel marzo del 1946 al fianco del grande László Kubala – e aveva persino trovato posto nella Nazionale in cui già s’affacciava il giovane Ferenc Puskás. Non facile l’inserimento in rossoblù: i primi tempi non si capì mai se fosse più un’ala sinistra o un centravanti. Fu Tony Cargnelli, vecchio drago del calcio austriaco, a posizionarlo nei metri quadri giusti, come ala destra o punta centrale. E lì finalmente esplose il suo talento debordante: 21 reti in 28 presenze, terzo marcatore della serie A e tiri leggendari che piegavano le mani dei portieri anche a distanza di 30-40 metri. Contro il Livorno, stagione 1948-49, segnò cinque gol in una sola partita. Alla Juventus e al Milan ne fece due alla volta in due vittorie che rimasero tra le più belle del secondo dopoguerra. E poi il capolavoro più riuscito: dalla sua finestra del quartiere Mazzini, che affacciava su via Toso Montanari, notò un ragazzino che giocava a meraviglia. Alzò il telefono e avvisò subito Lelovics. Il resto, da quel momento, divenne storia del Bologna.