Rigoletto

Carlo Reguzzoni (1908-1996)

Al Bologna dal 1930 al 1946; 417 presenze ufficiali.

Esordio in campionato: 28-9-1930, Bologna-Triestina 6-1

A un certo punto della sua vita, dimenticata da tempo la passionaccia per la bicicletta che l’aveva reso un po’ curvo di schiena, tanto da esser ribattezzato “Rigoletto”, Carlo Reguzzoni diventò un caso politico capace di scomodare il presidente della Lega Calcio Leandro Arpinati, intervenuto per “dirottare” il suo passaggio dal Milan al Bologna. Quanto sia stato decisivo l’interessamento del gerarca non è stato mai dimostrato; la leggenda vuole anche un’altra versione, più romantica: quella secondo la quale il tecnico rossoblù Hermann Felsner, saputo dell’imminente trasferimento di Reguzzoni dalla Pro Patria al Milan, sarebbe salito sul primo treno per Milano e proprio là, alla Stazione Centrale, avrebbe incontrato l’ala sinistra, convincendola a dimenticarsi del contratto appena firmato coi rossoneri. Tutto questo accadde nel 1930, al termine di un triennio in cui quest’ala sinistra dalla corsa sgraziata ma micidiale aveva messo a segno già 52 reti in 75 partite, la prima delle quali addirittura a sedici anni e mezzo, nella gara di debutto contro la U.S. Milanese. Il Bologna lo prelevò dalla Pro Patria per 80.000 lire, prezzo scandalosamente alto, forse il primo vero trasferimento record del calcio italiano, prima che altre compravendite polverizzassero quel primato. Ma si sarebbero dovuti aspettare gli anni Settanta per altri “scandali” di questo tipo. A Busto Arsizio, di fronte a questa cifra, nessuno osò sollevare obiezioni. Soldi ben spesi, in realtà, perché Reguzzoni si legò ininterrottamente a Bologna fino al 1946, tranne una breve parentesi in tempore belli nella sua “Pro” nel 1944, a campionati sospesi. In rossoblù avrebbe vinto e contribuito a far vincere tutto: quattro scudetti, due Coppe dell’Europa Centrale, la Coppa dell’Esposizione di Parigi del 1937 (nella finale segnò anche un gran gol dalla distanza che stese le speranze del Chelsea). Il suo pregio era la velocità d’esecuzione: non solo le sue partenze sulla fascia erano da scattista puro, ma i suoi cross erano inviti irrefutabili ad andare in gol. Schiavio e Puricelli, gli altri due grandi bomber di quell’epoca, fecero fortuna anche grazie ai palloni serviti da Reguzzoni, che chiuse a 145 reti in 378 partite, traguardo che ancor oggi gli vale un posto fisso tra i migliori 24 marcatori di sempre in serie A. Perché uno come lui non trovò mai spazio in Nazionale, se non durante una partita ininfluente contro la Romania, il 14 aprile 1940, a 32 anni suonati? Questo rimane il grande mistero della sua carriera. Il commissario tecnico Vittorio Pozzo gli preferì di volta in volta Raimundo Orsi, l’oriundo più utilizzato in azzurro dopo Mauro Germán Camoranesi, e l’asso delle Triestina Gino Colaussi. Una scelta difficilmente contestabile, visto che sia il primo che il secondo furono protagonisti nelle vittorie ai Mondiali del 1934 e del 1938. Per Reguzzoni, rimase la consolazione di giocare l’ultima partita con il Bologna anche nel secondo dopoguerra, il 14 aprile 1946 a Genova, prima di tornare definitivamente alla Pro Patria, contribuendo a 38 anni compiuti a farla tornare in serie A, dove l’anno seguente si tolse pure la soddisfazione di segnare a San Siro contro il Milan. Vent’anni dopo, era rimasto sempre lui.