Il primo giapponese
Hidetoshi Nakata (1977-)
Al Bologna nel 2003-04; 17 presenze ufficiali.
Esordio in campionato: 11-1-2004 in Lecce-Bologna 1-2
Il primo giapponese della storia rossoblù si affacciò a Bologna nel gennaio 2004. Hidetoshi Nakata era stato la scommessa del Perugia cosmopolita e visionario di Luciano Gaucci, la prima squadra italiana a dragare i mercati orientali più con il piglio del rabdomante che con il criterio scientifico del talent scout. Campione d’Italia con la Roma nel 2000-01, i giallorossi l’avevano poi venduto al Parma per la cifra spropositata di sessanta miliardi di lire, intuendo in anticipo che la carriera del giapponese non sarebbe stata così lunga da giustificare uno scranno a vita. Che Nakata non fosse interessato solo al calcio si sarebbe capito da lì a poco quando, riposte le scarpe coi tacchetti, cominciò a viaggiare il mondo nei panni del documentarista, zaino in spalla e macchina fotografica al collo. Ma questo ancora non si sapeva, quando arrivò a Bologna per contribuire alla salvezza con diciassette presenze e due reti, per la gioia dello sponsor tecnico che in quei sei mesi riuscì a vendere in Giappone oltre 3.500 magliette stampate con il numero 16. Di Nakata a Bologna si ricordano soprattutto i giornalisti al suo seguito. Per loro sfortuna, i solerti cronisti non avevano la minima chance di avvicinare il loro obiettivo, almeno da quando un loro collega, forse il più solerte di tutti, aveva cercato di intrufolarsi nel privato di Nakata, pubblicando una mappa del centro di Perugia ed evidenziando i luoghi preferiti del centrocampista, abitazione compresa. Quell’invasione di privacy non piacque al riservatissimo campione, che da quel momento chiuse la bocca con tutti i media del suo paese, non volendo considerare il fatto che per lui s’erano appositamente acquartierate a diecimila chilometri da casa intere redazioni sportive nipponiche. Perdurando questo ostinato silenzio stampa, si assisteva a scene di involontaria comicità, come quando i giornalisti giapponesi erano costretti ad avvicinarsi ai colleghi italiani per carpire qualche dichiarazione, persino la più prevedibile, in modo da poterla tradurre e diramare ai quattro angoli del Sol Levante. La febbre per il “Beckham giapponese”, o “er computer” come lo ribattezzò Carlo Mazzone, sfiammò in fretta. Il Bologna non rinnovò il prestito, la Fiorentina si inserì e gli fece giocare le ultime venti partite in Italia, prima di un ultimo anno in Premier League con la maglia del Bolton. A soli 29 anni, cambiati tanti tagli di capelli quanto spogliatoi in giro per il mondo, Nakata diede l’addio al calcio. Di lui si sarebbe sentito parlare nuovamente dopo l’arrivo del connazionale Takehiro Tomiyasu, il secondo giapponese a tentar fortuna in questi lidi.