22

 

 

 

 

 

 

Diana, Cheltenham, 1922

 

Douglas entra raramente nella mia stanza, ma oggi è qui e non riesco a immaginare cosa voglia. No, non è del tutto vero. Dev’essere venuto a parlare del Grange. Di nuovo. Decido di mantenere quanto più possibile la calma, di non fornirgli un pretesto per mandarmi via, ma, nello stato d’agitazione in cui mi trovo, non riesco a smettere di camminare avanti e indietro.

«Ho parlato con Simone», dice, e mi accorgo di quanto si è incurvato. Ha sempre avuto un accenno di gobba perché è davvero alto, ma adesso è più pronunciato.

«E?»

«Sembra pensare che restare in questa casa non ti stia facendo bene».

Mi fermo di colpo, il petto mi si comprime. «Non andrò al Grange».

Si acciglia. «Non guardarmi così, Diana. Capisco che non vuoi andare, mia cara, ma temo che Simone abbia ragione. Restare qui non ti aiuta».

Mentre gli passo accanto, sento un vago odore di cumino e arancia sulla sua pelle e osservo quel bellissimo sguardo profondo dietro gli occhiali e il viso che un tempo mi era tanto caro, ma non apro bocca. Perché dovrei semplificargli le cose?

«E non giova nemmeno ad Annabelle». Fa una pausa. «So che stai soffrendo, ma sta male anche lei. Non vorrei essere crudele, ma non so se ti rendi conto che ha paura di te. La sera insiste per tenere la porta della sua stanza chiusa a chiave e a volte non riesce a riposare finché non viene a dormire con me».

«Perché?», domando, scioccata dalla rivelazione.

«Oh, mia cara, ormai dovresti averlo capito che si spaventa quando la svegli nel cuore della notte con una delle tue idee balzane».

«Pensavo semplicemente che fosse carino andare a raccogliere un po’ di fiori».

«Questo è soltanto l’episodio più recente. Ce ne sono stati altri, tesoro, e adesso è una ragazzina che non riesce a dormire perché è troppo ansiosa. La nostra dolcissima bambina è diventata una ragazzina tremendamente apprensiva, e non è giusto. Te ne sarai accorta».

Mi infiammo perché so che è la verità. Ho visto i suoi occhi sbarrati e il suo sguardo inerme, e questo mi ha spaventata.

«Non possiamo andare avanti così. Se nostra figlia ti sente girovagare per casa durante il giorno, va a nascondersi e si tiene alla larga».

Mi copro il viso con le mani, non voglio guardarlo mentre mi dice certe cose.

«Solo la settimana scorsa la signora Wilkes l’ha trovata nel ripostiglio delle scope. Si è inceppata la serratura ed è rimasta intrappolata là dentro a piangere fino all’esaurimento. Io ho il mio lavoro e non posso stare qui a controllare Annabelle. La signora Wilkes non ha la possibilità di trattenersi più di una notte a settimana, quindi, in conclusione, Simone ha suggerito un’altra possibilità».

Trattengo il fiato. Ti prego. Ti prego. Simone non può avermi tradita, giusto? Non gli permetterà di mandarmi al Grange.

Socchiude gli occhi e non prova neanche a celare la disperazione che ci leggo dentro. «Per favore, Diana, vuoi sederti? È difficile concentrarsi se continui a girare per la stanza».

Decisa a fargli una buona impressione, ubbidisco e mi accomodo di fronte a lui.

Emette un sospiro profondo. «Simone si è gentilmente offerta di prendersi cura di te».

«Qui?».

Scuote la testa. «Da lei».

Mi si gonfia il cuore di gioia e gli sorrido. «Andare a vivere con lei, intendi? Ma è meraviglioso».

«No».

«E allora?»

«Lasciami spiegare. Sai che Simone faceva l’infermiera prima di sposarsi e che suo marito era un dottore?».

Annuisco, incitandolo mentalmente ad arrivare al dunque. Certo che lo so.

«La sua idea è che ti compri un piccolo cottage vicino a casa sua…».

«No!», lo interrompo. «Non posso».

«Simone è convinta che con il suo aiuto sarà possibile. Resterà al tuo fianco ogni giorno finché non sentirai di potercela fare».

«E se non riuscissi a… lo sai… a uscire?».

Mi guarda intensamente. «Penserà a tutto lei. In questo modo, ti libererai della tensione che provi stando qui».

Mi sfugge un verso strozzato e non riesco a incrociare il suo sguardo. «Cioè tu ti libererai di me, vorrai dire?»

«No. Voglio dire che non dovrai più portare il fardello della preoccupazione per Annabelle. Avrai tutto il tempo e l’aiuto di cui hai bisogno per stare meglio. E sarà un bene anche per Annabelle. Non capisci che devo metterla al primo posto?».

Annuisco, fisso il pavimento per un minuto, poi alzo gli occhi. «Posso pensarci su?»

«Certo, ma se accetti di andare dovrai farlo a certe condizioni».

«E quali sarebbero?»

«Tu intanto pensaci, che poi ne riparliamo. Ma non metterci troppo. Hanno appena messo sul mercato un piccolo cottage e dobbiamo muoverci in fretta se vogliamo comprarlo prima che lo faccia qualcun altro. Simone è già andata a vederlo ed è sicura che ti piacerà da impazzire».

Esamino i suoi occhi cercando tracce di menzogna. Questo è l’uomo a cui un tempo avrei affidato la mia vita. Adesso avverto qualcosa di indescrivibile. Cosa sta omettendo?

«E tu verrai a trovarmi?».

Scuote la testa. «No. Questa sarà una delle condizioni».

«E quante condizioni ci sono, allora?»

«Come ti ho già detto, tu intanto pensaci e basta».