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Diana, Cheltenham, 1921
Più non sono me stessa, più è dura per Douglas. Lui ha sempre il solito odore, il profumo dell’acqua di colonia Trumper’s Wellington. Riconoscerei tra mille quella miscela di cumino, arancio e neroli. Ma adesso non parliamo più se non per litigare e non ho alcuna possibilità di spuntarla contro la razionalità. Mi ferisce profondamente. Più ci rimugino, più mi si aggrovigliano i pensieri in testa. Per farli smettere, scendo le scale ed esco in giardino dalle portefinestre del salotto. Malgrado il freddo pungente del pomeriggio, vedere gli uccellini che arruffano le piume nella loro vaschetta sulla terrazza mi acquieta l’animo. Amo i miei uccellini. Il loro canto mi tira su di morale e oso persino sperare un po’. Sperare. Quanto è meravigliosa questa semplice parolina?
Forse le cose possono cambiare. Forse ricorderò davvero cos’è successo nella Valle Dorata. E magari non sarà orribile come temo.
Il sole è debole quest’oggi, pallido dietro un cielo grigio cenere. Com’è strano che in questa fredda giornata invernale, che minaccia addirittura neve, l’unica cosa a cui riesca a pensare è il sole giallo e splendente di quel giorno a Rangoon. Enorme, rotondo, cocente. Mi acceca persino adesso e, anche se chiudo gli occhi per proteggerli, mi resta intrappolato dietro le palpebre.
E per quanto riguarda Douglas... Be’, prima mi sentivo amata, ora non più. Lo nasconde, è naturale, ma oltre i sorrisi ansiosi e la laconicità delle sue risposte, vedo il punto in cui il dolore è stato sepolto in profondità. Anche lui adesso è vuoto, pieno di buchi, ma ricordo le sue labbra sulle mie, e la tenerezza nei suoi occhi, e il modo in cui mi amava finché non avevo la sensazione che ci fossimo dissolti in un’unica entità.
Mi ripeto che voglio ricordare cos’è accaduto, lo voglio davvero, ma ogni volta che ci provo mi viene subito un cerchio alla testa e i miei pensieri diventano un caos incomprensibile. Tutti i medici dicono la stessa cosa. Qualunque cosa sia successa, non posso permettermi di riviverla e l’ho resa inaccessibile alla mia parte conscia.
Ma sogno ancora. Tuttavia, i sogni non fanno alcuna chiarezza, giacché ciascuno è diverso dal precedente. Non ricordo di essere tornata in Inghilterra. L’unica cosa che rammento è che un attimo prima ero agli arresti domiciliari a Rangoon e l’attimo dopo, o almeno così mi pare, ero tornata qui.