58

 

Il Personale era vuoto. Non c’era molto da ispezionare. Era più piccolo di quello nella casa da Fastolfe.

Dopo un po’, notò Daneel e Giskard l’uno a fianco dell’altro, con la schiena appoggiata alla porta, come se cercassero di entrare il meno possibile.

Baley cercò di parlare normalmente, ma tutto quello che gli uscì fu una specie di gracidio. Si schiarì la voce con eccessivo rumore e disse: «Potete farvi avanti. E non c’è bisogno che tu stia in silenzio, Daneel.»

Ma Daneel, che era stato sulla Terra e che conosceva il tabù terrestre che vietava di parlare nei Personali, si mise significativamente un dito davanti alle labbra.

«Lo so, lo so,» disse Baley, «ma lascia perdere. Se Amadiro può trascurare il tabù di Aurora contro i robot nei Personali, io posso trascurare quello terrestre contro il far conversazione.»

«Non ti disturba la cosa?» chiese Daneel a bassa voce.

«Neanche un po’,» disse Baley in tono normale. In effetti parlare con Daneel, un robot, gli dava una sensazione diversa. Il suono delle parole in un ambiente come quello, quando in effetti nessun essere umano era presente, non era traumatico come avrebbe potuto essere. Non era traumatizzante per niente, essendoci solo due robot, per quanto umanoide potesse essere uno di loro. Baley non poteva dirlo, naturalmente. Benché Daneel non avesse sentimenti che potessero essere urtati, Baley li aveva per lui.

Poi gli venne in mente un’altra cosa, e si sentì un perfetto cretino. «O forse disse a Daneel a voce bassissima, vuoi dirmi che nella stanza ci sono delle microspie?» L’ultima parola la pronunciò muovendo solo le labbra.

«Se vuoi dire che la gente fuori potrebbe ascoltare quello che viene detto qui, mediante qualche dispositivo di spionaggio, questo è del tutto impossibile.»

Il dispositivo di scarico del water si mise in azione da solo, con perfetta efficienza, e Baley si spostò al lavandino.

«Sulla Terra,» disse Daneel, «il sovraffollamento delle Città rende impossibile la riservatezza. Il sentire quello che dicono gli altri è normale, e perciò un sistema per facilitare l’ascolto sembra naturale. Se un Terrestre non vuol essere sentito, non parla, il che serve forse a spiegare perché il silenzio è obbligatorio in posti dove vi è la pretesa dell’intimità, come nelle stanze che voi chiamate Personali. Su Aurora, d’altra parte, come su tutti i Mondi Spaziali, l’intimità è un fatto normale, quindi è grandemente rispettato. Ti ricorderai di Solaria e dei limiti assurdi a cui veniva portata lì questa tendenza. Ma anche su Aurora, che non è Solaria, ogni essere umano è isolato dai suoi simili da un’estensione di spazio impensabile sulla Terra, e in aggiunta a questo, da un muro di robot. Infrangere questa intimità sarebbe un atto impensabile.»

«Vuoi dire che sarebbe un crimine mettere delle microspie?»

«Molto peggio: non sarebbe un’azione da gentiluomo di Aurora.»

Baley si guardò intorno. Daneel, equivocando sul suo gesto, prese un asciugamano dal distributore che poteva essere sfuggito agli occhi non abituati del Terrestre, e pronto glielo porse.

Baley lo prese, ma la cosa che stava cercando con gli occhi era un’altra: una microspia. Aveva infatti qualche difficoltà a credere che qualcuno potesse privarsi di un facile vantaggio, per il solo fatto che era un comportamento non da gentiluomini. Ma era una ricerca inutile, e Baley lo sapeva. Non sarebbe mai riuscito a individuare una microspia auroriana, anche se ci fosse stata. Non sapeva neanche cosa cercare.

Preferì allora seguire un altro sospetto. «Dimmi, Daneel, dal momento che tu conosci gli Auroriani meglio di me, perché pensi che Amadiro si dia tanto da fare per me? Mi parla a lungo. Mi accompagna fuori. Mi permette di usare il suo Personale... una cosa che Vasilia non ha voluto fare. Sembra che abbia un’infinità di tempo da passare con me. È solo cortesia?»

«Molti Auroriani si fanno vanto della loro cortesia. Può darsi che Amadiro appartenga a questa categoria. Varie volte ha sottolineato di non essere un barbaro.»

«Un’altra domanda: perché pensi che sia stato disposto a permettermi di portare te e Giskard qui dentro?»

«Mi è sembrato che l’abbia fatto per toglierti dalla testa il sospetto che ci fosse una trappola.»

«E perché preoccuparsene? Ha paura che diventi troppo ansioso?»

«Un altro gesto da gentiluomo Auroriano, direi.»

Baley scosse la testa. «Bene, se questa stanza è sorvegliata, e Amadiro può sentirmi, che mi senta. Non lo considero un gentiluomo. Mi ha lasciato capire chiaramente che se non abbandono le indagini, farà in modo che tutta la Terra ne soffra. È un comportamento da gentiluomo questo? O da ricattatore senza scrupoli?»

«Un gentiluomo auroriano,» disse Daneel, «può ritenere necessario profferire alcune minacce, ma anche in questo caso lo fa con gentilezza. Come ha fatto Amadiro. Sono le maniere, non la sostanza che fanno il gentiluomo.»

«Ma d’altra parte, tu Daneel sei un robot, e non puoi criticare un essere vero.»

«Mi sarebbe difficile farlo,» disse Daneel. «Ma posso farti una domanda, Elijah? Perché hai chiesto di farci entrare con te? Mi era sembrato che in precedenza fossi restio a credere di essere in pericolo. Adesso hai deciso che non sei al sicuro, se non in nostra presenza?»

«Niente affatto, Daneel. Ormai sono convinto di non essere in pericolo e di non esserlo mai stato.»

«Eppure il tuo comportamento, quando sei entrato, era decisamente sospettoso. Hai ispezionato tutto.»

«Ma certo!» disse Baley. «Ho detto di non essere in pericolo, ma non ho detto che non c’è pericolo.»

«Non credo di comprendere la differenza,» disse Daneel.

«Ne parleremo più tardi, Daneel. Non sono ancora sicuro che non ci siano

microspie.» Baley aveva quasi finito. «Bene; Daneel,» disse. «Me la sono presa comoda, qui. Mi sto chiedendo se Amadiro ci sta ancora aspettando, dopo tutto questo tempo, oppure se ha delegato un sottoposto per accompagnarci fuori. Dopotutto, Amadiro avrà un sacco da fare, e non può perdere tutto il giorno con me. Cosa ne pensi, Daneel?»

«Sarebbe più logico se il dottor Amadiro avesse delegato l’incarico.»

«E tu, Giskard, cosa pensi?»

«Sono d’accordo col mio amico Daneel, anche se in base alla mia esperienza posso dire che gli esseri umani non sempre fanno ciò che è logico.»

«Da parte mia,» disse Baley, «sospetto che il dottor Amadiro ci stia aspettando pazientemente. Se qualcosa l’ha spinto a perdere tanto tempo con noi, credo che questo qualcosa non abbia ancora perso la sua influenza.»

«Non riesco a capire cosa possa essere questo qualcosa di cui parli,» disse Daneel.

«Neppure io, Daneel,» disse Baley «il che mi preoccupa molto. Ma apriamo la porta e vediamo.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I Robot Dell'Alba
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