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Baley trovò Fastolfe che lo aspettava sulla porta di casa, con un robot alle sue spalle che pareva, molto poco roboticamente, inquieto, come se non fosse capace di svolgere la sua funzione di accogliere un visitatore, e ne fosse sconvolto.
(D’altra parte, uno aveva sempre la tendenza a leggere motivazioni e reazioni umane in un robot. Probabilmente non si trattava di inquietudine, o di un sentimento simile, ma solo di una lieve oscillazione nei potenziali positronici, derivata dal fatto che i suoi ordini erano di accogliere e ispezionare ogni visitatore, e non poteva svolgere questa funzione senza spingersi davanti a Fastolfe, cosa che non poteva fare senza una necessità impellente. Perciò aveva delle false partenze, una dopo l’altra, e questo lo faceva sembrare inquieto.) Baley si trovò a guardare affascinato il robot, e solo con difficoltà riuscì a riportare gli occhi su Fastolfe. (Stava pensando ai robot, ma non sapeva perché.)
«Sono felice di rivedervi, dottor Fastolfe,» disse, porgendogli la mano. Dopo la notte trascorsa con Gladia era piuttosto difficile ricordarsi che gli Spaziali avevano difficoltà a stabilire un contatto fisico coi Terrestri.
Fastolfe esitò un attimo poi facendo trionfare le buone maniere sulla prudenza, prese la mano che gli veniva offerta, la tenne brevemente, e la lasciò andare. «E io sono ancor più felice di vedere voi, signor Baley. Sono rimasto piuttosto allarmato Per la vostra esperienza di ieri sera. Non è stato un temporale particolarmente violento, ma agli occhi di un Terrestre dev’essere sembrato terribile.»
«Sapete cos’è successo, allora?»
«Daneel e Giskard mi hanno informato di tutto. Mi sarei sentito meglio se fossero venuti subito qui, e poi avessero portato qui anche voi, ma la loro decisione si è basata sul fatto che la casa di Gladia era più vicina al punto dove si era fermata la macchina, e che i vostri ordini erano stati molto decisi ponendo la salvezza di Daneel al di sopra della vostra. Vi hanno interpretato giustamente?»
«Senz’altro. Li ho obbligati ad abbandonarmi.»
«È stato saggio?» Fastolfe lo condusse in casa, e gli indicò una poltrona.
Baley si sedette. «In quel momento mi è sembrata la cosa migliore. Eravamo inseguiti.»
«Così mi ha detto Giskard. Mi ha detto anche...»
Baley lo interruppe. «Dottor Fastolfe scusatemi. Ho pochissimo tempo, e molte domande da farvi.»
«Fatele, allora,» disse subito Fastolfe, con la sua solita aria di perfetta cortesia.
«Mi è stato suggerito che voi ponete le vostre ricerche sul cervello al di sopra di ogni altra cosa, che...»
«Lasciate che finisca io. Che non mi farei fermare da nulla, che sono completamente privo di scrupoli, indifferente all’immoralità e al male, che in nome del mio lavoro sarei pronto a fare qualunque cosa.»
«Sì.»
«Chi vi ha detto queste cose?»
«E importante?»
«Forse no. E poi, non è difficile indovinarlo. È stata mia figlia Vasilia. Ne sono sicuro.»
«Forse,» disse Baley. «Quello che voglio sapere, è se questo giudizio sul vostro carattere è esatto.»
Fastolfe fece un sorriso triste. «Vi aspettate da me una risposta onesta sul mio carattere? In un certo senso, questa accusa è vera. Considero il mio lavoro la cosa più importante che ci sia, e ho l’impulso a sacrificare tutto ad esso. Sarei disposto a sacrificare le concezioni tradizionali dell’immoralità e del male, se mi ostacolassero. Ma la realtà è che non lo faccio. Non ci riesco! E in particolare, se sono stato accusato di aver ucciso Jander perché questo avrebbe potuto in qualche modo far avanzare il mio studio sul cervello umano, lo nego., Non ho ucciso Jander.»
«Mi avete suggerito di sottomettermi a uno scandaglio psichico,» disse Baley, «per raggiungere informazioni che altrimenti non sarebbero disponibili nel mio cervello. Non vi è venuto in mente che se vi sottoponeste voi a una prova del genere, la vostra innocenza potrebbe essere facilmente dimostrata?»
Fastolfe annuì con aria pensierosa. «Immagino che sia stata ancora Vasilia a suggerirvi che il mio rifiuto è una prova della mia colpa. Ma non è così. Lo scandaglio psichico è pericoloso, e io sono altrettanto restio quanto voi a sottopormi ad esso. Tuttavia, malgrado le mie paure, l’avrei fatto, se non fosse perché è proprio la cosa che più desiderano i miei avversari. Essi contesterebbero ogni indizio di innocenza, e lo scandaglio non è abbastanza preciso da dimostrare l’innocenza al di là di ogni dubbio. Quello che invece otterrebbero, sarebbero informazioni sulla teoria e sulla costruzione dei robot umanoidi. E questo quello che cercano, ed è questo che io non intendo dare loro.»
«Benissimo. Grazie, dottor Fastolfe.»
«E adesso,» disse Fastolfe, «se posso tornare a quello che stavo dicendo... Giskard mi ha riferito che vi ha lasciato solo nella macchina e che siete stato avvicinato da robot estranei. O almeno così avete detto voi, in maniera piuttosto incoerente, dopo che siete stato trovato privo di sensi, in mezzo al temporale.»
«Alcuni robot estranei mi hanno davvero avvicinato. Sono riuscito a mandarli via, ma ho pensato che era meglio abbandonare la macchina piuttosto che aspettare il loro ritorno. Può darsi che non ragionassi molto coerentemente, quando ho preso quella decisione, Giskard dice di no.»
Fastolfe sorrise. «Giskard ha una visione semplicistica dell’Universo. Avete qualche idea di chi fosse il proprietario di quei robot?»
Baley si mosse, come se non riuscisse a trovare una posizione comoda sulla poltrona. «È già arrivato il Presidente?» chiese.
«No, ma sarà qui a momenti. E anche Amadiro, il capo dell’Istituto. che secondo i robot avete già incontrato ieri. Non sono sicuro che sia stata una decisione saggia. L’avete irritato.»
«Dovevo vederlo, e non mi è sembrato irritato.»
«Questo non è un criterio valido con Amadiro. Come conseguenza di quelle che
lui chiama le vostre calunnie e la vostra insopportabile denigrazione della reputazione professionale, ha forzato la mano al Presidente.»
«In che modo?»
«Compito del Presidente è di incoraggiare l’incontro delle parti in contrasto e di lavorare per un compromesso. Se Amadiro desidera incontrarsi con me, il Presidente non può scoraggiarlo, e ancor meno proibirlo... Deve tenere l’incontro, e se Amadiro riesce a trovare abbastanza argomenti contro di voi (ed è facile trovare argomenti contro un Terrestre), questo significherà la fine dell’indagine.»
«Forse non avreste dovuto chiamare un Terrestre, considerando quanto siamo vulnerabili.»
«Forse no, ma non potevo pensare a nient’altro. Ancora non ci riesco, perciò devo lasciare a voi il compito di convincere il Presidente del vostro punto di vista... se ci riuscite.»
«La responsabilità è mia?» disse cupamente Baley.
«Interamente vostra,» disse Fastolfe senza esitazioni.
«Noi quattro saremo gli unici presenti?» disse Baley.
«In effetti, saremo noi tre, il Presidente, Amadiro ed io: i due personaggi principali e il mediatore. Voi sarete lì come quarta parte, e solo per speciale concessione. Il Presidente potrebbe ordinarvi in qualsiasi momento di andarvene, perciò spero che non farete niente per contrariarlo.»
«Cercherò.»
«Per esempio, non offritegli la mano... se volete scusare la mia franchezza.»
Baley si sentì avvampare. «Non lo farò.»
«E siate sempre cortese. Non rivolgete accuse. Non insistete in accuse prive di fondamento... »
«Volete dire che non devo cercare di indurre qualcuno a tradirsi. Amadiro, per esempio.»
«Esatto. Non dovrete farlo. Sarebbe una calunnia, quindi controproducente. Siate cortese. Se la cortesia maschera un attacco, non avremo nulla da obiettare. E non cercate di parlare, a meno che non siate invitato.»
«Come mai siete così prodigo di consigli ora, dottor Fastolfe, ma non mi avete mai avvertito prima del pericolo della calunnia?»
«La colpa è mia,» disse Fastolfe. «Per me era una questione talmente scontata, che non mi è venuto neppure in mente di spiegarvela.»
Baley grugnì. «Sì, l’avevo immaginato.»
Fastolfe alzò la mano. «Sento il rumore di una macchina. Immagino che il Presidente e Amadiro siano arrivati.».
«Insieme?» chiese Baley.
«Senza dubbio. Vedete, Amadiro ha suggerito casa, mia come sede dell’incontro, dandomi in questa maniera il vantaggio di giocare in casa. Ha avuto però la possibilità di offrire, sotto l’apparenza della cortesia, un passaggio fin qui al Presidente. Dopo tutto, dovevano venire tutt’e due. Questo gli ha fornito alcuni minuti per parlare privatamente col Presidente, in favore del punto di vista.»
«Non è leale,» disse Baley. «Non potevate impedirlo?»
«Non volevo. Amadiro corre un rischio calcolato, Potrebbe anche dire qualcosa che irriti il Presidente.»
«È un uomo particolarmente irritabile?»
«No. Non più di qualsiasi altro Presidente nel quinto decennio di carica. Tuttavia, la stretta fedeltà al protocollo, la necessità di non prendere mai le parti di qualcuno, la realtà di un potere arbitrario, sono tutte cose che prese insieme portano a una certa inevitabile irritabilità. E Amadiro non è sempre saggio. Il sorriso gioviale, i denti bianchi, la bonarietà esuberante, possono essere estremamente irritanti quando i destinatari, per qualche ragione, non sono dell’umore adatto... Ma adesso devo andare ad accoglierli, e spero di offrire una versione più sostanziale del fascino personale. Vi prego di non muovervi da quella sedia.»
Baley non poté far altro che aspettare. Gli venne di pensare che si trovava su Aurora da poco meno di cinquanta ore terrestri.