32

 

Fastolfe sorrise a Baley, mentre si sedeva al tavolo. «Avete dormito bene, signor Baley?»

Baley studiò affascinato la fetta di pancetta. Doveva essere stata tagliata con il coltello. Era fibrosa, aveva una grossa striscia di grasso, in breve, non era stata lavorata. Il risultato era che aveva un gusto più di pancetta, per così dire.

C’erano anche uova fritte, con il tuorlo al centro, come una semisfera schiacciata, circondato dal bianco, come le margherite che Ben gli aveva fatto vedere nel campo, sulla Terra. Intellettualmente, Baley sapeva che aspetto avesse un uovo, prima di essere sottoposto a lavorazione, e sapeva che conteneva il tuorlo e il bianco, ma non li aveva mai visti separati, pronti per essere mangiati. Anche sulla nave, e su Solaria, le uova gli erano sempre state servite strapazzate.

Alzò gli occhi verso Fastolfe: «Prego?»

Fastolfe ripeté pazientemente: «Avete dormito bene?»

«Sì. Benissimo. Probabilmente dormirei ancora, se non fossi stato svegliato dall’antisonnina.»

«Ah, sì. Non è esattamente il trattamento che dovrebbe ricevere un ospite, ma ho pensato che avreste preferito iniziare di buon mattino.»

«Giustissimo. E poi, non sono esattamente un ospite.»

Fastolfe mangiò in silenzio per un minuto o due. Sorseggiò la sua bevanda calda e disse: «Vi è giunta qualche illuminazione durante la notte? Vi siete svegliato con una nuova prospettiva, una nuova idea?»

Baley guardò Fastolfe con sospetto, ma la faccia del suo ospite non mostrava alcun sarcasmo. Portando la tazza alle labbra disse: «Temo di no. Brancolo nel buio quanto ieri sera.» Sorseggiò, e involontariamente storse la faccia.

Fastolfe disse: «Mi spiace. Non lo trovate di vostro gusto?»

Baley grugnì, e lo assaggiò una seconda volta.

«È solo caffè,» disse Fastolfe. «Decaffeinato.»

Baley aggrottò la fronte. «Non ha il sapore del caffè, e poi... Perdonatemi, dottor Fastolfe, non vorrei sembrare paranoico, ma Daneel e io abbiamo appena avuto una conversazione per metà scherzosa... da parte mia, si capisce, non di Daneel... sulla possibilità di attentati alla mia vita, e mi è venuto in mente che un modo per eliminarmi potrebbe essere...» Non finì la frase.

Fastolfe alzò le sopracciglia. Prese il caffè di Baley con un mormorio di scusa e lo annusò. Ne prese un po’ col cucchiaino e lo assaggiò. Disse: «È del tutto normale, signor Baley. Non c’è nessun veleno.»

«Mi dispiace di comportarmi in maniera così sciocca,» disse Baley, «dal momento che è stato preparato dai vostri robot, ma... ne siete certo?»

Fastolfe sorrise. «Non è la prima volta che i robot vengono manipolati. Ma in questo caso non c’è stata manipolazione. E solo che il caffè, anche se universalmente usato, ha diverse qualità. È noto che ciascuno preferisce il caffè del suo mondo. Purtroppo non ho qualità terrestri da offrirvi. Preferite il latte?

Mantiene un gusto relativamente costante da un mondo all’altro. Succo di frutta? Il succo di pompelmo di Aurora è considerato di solito il migliore di tutti i mondi. Alcuni malignano che lo facciamo fermentare, ma non è vero, naturalmente. Acqua?»

«Proverò il succo di pompelmo.» Baley guardò il caffè con aria dubbiosa. «Forse dovrei cercare di abituarmi.»

«Ma no,» disse Fastolfe. «Perché cercare ciò che è spiacevole, se non è necessario? E così,» il suo sorriso sembrò un po’ forzato, mentre tornava al discorso di prima, «la notte non vi ha portato consiglio?»

«Purtroppo no,» disse Baley. Poi aggrottò la fronte, ricordando qualcosa. «Anche se...»

«Sì?»

«Ho l’impressione di aver trovato qualcosa appena prima di addormentarmi, nel limbo delle associazioni mentali fra il sonno e la veglia.»

«Davvero? Cosa?»

«Non lo so. Il pensiero mi ha spinto a svegliarmi, ma non mi ha seguito. O forse qualche suono immaginario mi ha distratto. Penso che sia una cosa abbastanza comune.»

Fastolfe assunse un’aria pensierosa. «Ne siete sicuro?»

«Non del tutto. Il pensiero è svanito così in fretta che non posso neppure essere sicuro di averlo veramente avuto. E anche in questo caso, può darsi che mi sembrasse che avesse senso solo perché ero mezzo addormentato. Se mi fosse ripetuto adesso, alla luce del sole, potrebbe non avere più alcun significato. Ma qualunque cosa sia stata, e per quanto fuggitiva, avrà lasciato senz’altro una traccia.»

«Immagino di sì.»

«In questo caso, mi tornerà. Ne sono sicuro.»

«Dobbiamo aspettare?»

«Che altro possiamo fare?»

«C’è una cosa che si chiama Scandaglio Psichico.»

Baley si appoggiò allo schienale e fissò Fastolfe per un attimo. «Ne ho sentito parlare, ma sulla Terra non viene usato per le indagini di polizia.»

«Non siamo sulla Terra, signor Baley,» disse Fastolfe a bassa voce.

«Può provocare danni al cervello, non è vero?»

«È improbabile, se usato da esperti.»

«Ma non impossibile, neppure se usato da esperti.» disse Baley. «Mi risulta che non può essere usato su Aurora se non sotto condizioni ben definite: su colpevoli di gravi crimini, oppure...»

«Sì, signor Baley; ma questo si riferisce agli Auroriani. Voi non siete Auroriano.»

«Volete dire che, dal momento che sono Terrestre, posso essere trattato come qualcosa meno di un essere umano?»

Fastolfe sorrise e spalancò le braccia. «Signor Baley, era solo un’idea. Ieri sera eravate abbastanza disperato da suggerire di risolvere il nostro problema ponendo

Gladia in una posizione terribile e tragica. Mi stavo chiedendo se eravate abbastanza disperato da rischiare voi stesso.»

Baley si fregò gli occhi, e per un minuto o due rimase in silenzio. Poi, con voce alterata disse: «Ieri sera mi sono sbagliato. L’ho ammesso. Per quel che riguarda questa faccenda, non c’è alcuna sicurezza che quello che ho pensato nel dormiveglia avesse alcuna importanza per il nostro problema. Avrebbe potuto essere una pura fantasia, illogica e priva di senso. O magari non ho pensato proprio niente. Vi sembrerebbe saggio, ai fronte a così scarse probabilità, rischiare di danneggiare il mio cervello, quando secondo le vostre stesse parole, è da esso che dipende la possibilità di risolvere il problema?»

Fastolfe annuì. «Sostenete la vostra causa con eloquenza... E poi non parlavo sul serio.»

«Grazie, dottor Fastolfe.»

«Ma cosa faremo adesso?»

«Per prima cosa, vorrei parlare di nuovo con Gladia. Ci sono alcuni punti che ho bisogno di chiarire.»

«Avreste dovuto chiarirli ieri sera.»

«Infatti, ma ero venuto a conoscenza di più cose di quante potessi assimilare con chiarezza, e alcuni punti mi sono sfuggiti. Sono solo un investigatore, non un computer infallibile.»

«Non volevo farvi delle osservazioni,» disse Fastolfe. «È solo che odio vedere Gladia disturbata se non è necessario. Considerando quello che mi avete detto la scorsa notte, posso immaginare che si trovi in uno stato di grande depressione.»

«Senza dubbio. Ma è anche disperatamente ansiosa di scoprire chi ha ucciso quello che lei considerava suo marito...»

«Se è stato ucciso da qualcuno.»

«Sono sicuro che sarà disposta ad aiutarmi. Inoltre, voglio parlare con un’altra persona.»

«Chi?»

«Vostra figlia Vasilia.»

«Vasilia? E perché? A cosa potrebbe servire?»

«È un’esperta in robotica. Vorrei parlare con qualcuno del mestiere che non siate voi.»

«Preferirei di no, signor Baley.»

Avevano finito di mangiare. Baley si alzò. «Dottor Fastolfe, ancora una volta vi devo ricordare che sono qui su vostra richiesta. Non ho alcuna autorità formale per svolgere un’indagine. Non ho alcun rapporto con le autorità auroriane. L’unica probabilità che ho di sbrogliare questo caso è la speranza che varie persone siano disposte a collaborare con me rispondendo alle mie domande. Se mi impedite di fare questo tentativo, allora non potrò ottenere più di quanto abbia ottenuto finora, cioè niente. Si apriranno anche prospettive estremamente negative per voi, e quindi per la Terra; perciò vi prego di non mettermi i bastoni fra le ruote. Se mi renderete possibile parlare con chiunque vorrò, o cercherete di renderlo possibile, intercedendo a mio favore, allora la gente di Aurora sarà certamente indotta a

considerare questo come un segno di innocenza da parte vostra. Se ostacolate le mie indagini, a quale conclusione potranno arrivare, se non che siete colpevole e temete che vengano alla luce le prove?

Nascondendo con difficoltà il fastidio che provava, Fastolfe intervenne. «Questo lo capisco, signor Baley. Ma perché Vasilia? Ci sono altri esperti in robotica.»

«Vasilia è vostra figlia. Vi conosce. Avrà un’opinione piuttosto precisa sulla vostra possibile colpevolezza. Dal momento che fa parte dell’Istituto di Robotica, e sta dalla parte dei vostri nemici politici, qualsiasi prova a vostro favore ci possa fornire sarà doppiamente convincente.»

«E se dovesse testimoniare contro di me?»

«Affronteremo la situazione a suo tempo. Volete mettervi in contatto con lei, e chiederle di ricevermi?»

«Vi accontenterei volentieri,» disse Fastolfe con aria rassegnata, «ma vi sbagliate se credete che possa facilmente convincerla a vedervi. Magari sarà troppo occupata... o crederà di esserlo. Magari non è su Aurora. O magari non vorrà essere coinvolta. Ho cercato di spiegarvi ieri sera che ha diverse ragioni, o crede di averle, di ostilità nei miei confronti. Se le chiedessi io di vedervi, potrebbe benissimo rifiutarsi di farlo per semplice antipatia verso di me.»

«Non volete provare dottor Fastolfe?»

Fastolfe sospirò. «Proverò, mentre andate da Gladia. Immagino che vorrete vederla di persona. Posso suggerire che la visione tridimensionale è di tale qualità, che non sareste in grado di distinguerla dalla presenza reale.»

«Lo so, ma Gladia è solariana, e ha ricordi spiacevoli della tridì. In ogni caso, sono dell’avviso che vi sia una differenza quasi inavvertibile, ma reale, nel trovarsi con una persona a distanza tale da potersi toccare. La situazione è troppo delicata, e le difficoltà troppo grandi, perché possa permettermi di fare a meno di questa differenza.»

«D’accordo, avvertirò Gladia.» Si voltò, esitò, e tornò a voltarsi. «Signor Baley...»

«Sì?»

«Ieri sera mi avete detto che la situazione era tanto grave da indurvi a trascurare i possibili disagi che poteva causare a Gladia. Sono in gioco cose più importanti avete detto.»

«Infatti è così. Ma potete star certo che non la disturberò più del necessario.»

«Non stavo parlando di Gladia in questo momento. Volevo soltanto pregarvi di estendere anche a me questo punto di vista, che trovo sostanzialmente corretto. Non dovete preoccuparvi dei miei sentimenti e del mio orgoglio nel parlare con Vasilia, se ci riuscirete. Non sono ansioso di sapere i risultati, ma se dovrò sopportare conseguenze imbarazzanti, non cercate di risparmiarmele. Capite?»

«Per essere sincero, non è mai stata mia intenzione risparmiarvi alcunché. Se dovessi mettere sul piatto della bilancia il vostro imbarazzo o la vostra vergogna contro il futuro della vostra politica e gli interessi del mio mondo, non esiterei un istante a mettervi in imbarazzo.»

«Bene! E, signor Baley... dobbiamo estendere questo atteggiamento anche a voi stesso. Non possiamo permetterci che i vostri interessi siano d’ostacolo.»

«Non è successo neppure quando avete deciso di farmi venire qui, senza consultarmi.»

«Mi sto riferendo a un’altra cosa. Se, dopo un tempo ragionevole (non lungo, ma ragionevole), non doveste fare progressi verso una soluzione, dovremo considerare la possibilità dello scandaglio psichico. La nostra ultima possibilità potrebbe essere quella di scoprire cosa sa la vostra mente che voi non sapete.»

«Può darsi che non sappia niente, dottor Fastolfe.»

Fastolfe guardò fissamente Baley. «È vero. Ma come avete detto poco fa a proposito della possibilità che Vasilia testimoni contro di me: affronteremo la situazione a suo tempo.» Si voltò e uscì dalla stanza.

Baley rimase a fissare la porta pensierosamente. A quanto pareva, se avesse fatto progressi, avrebbe dovuto affrontare rappresaglie fisiche di genere sconosciuto, ma probabilmente pericolose. Se non ne avesse fatti, avrebbe dovuto affrontare lo scandaglio psichico, che poteva essere anche peggio. «Giosafatte!» mormorò fra sé.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I Robot Dell'Alba
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