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Gli venne incontro... e quale cambiamento si era verificato nel giro di due giorni! Non era felice ed esultante; aveva ancora l’espressione grave di chi ha sofferto per una perdita, ma quel senso di turbamento non c’era più, sostituito da una specie di serenità, come se si fosse resa conto che dopo tutto la vita continuava, e che in qualche occasione poteva anche essere dolce.
Riuscì a fare un sorriso, caldo e pieno di amicizia, mentre andava verso di lui tendendogli la mano. «Prendila, prendila pure, Elijah,» disse vedendo che lui esitava. «È ridicolo tirarsi indietro, e far finta di non volermi toccare, dopo quello che è successo ieri sera. Come vedi, me ne ricordo e non me ne sono ancora pentita. Al contrario.»
Baley, cosa insolita per lui, rispose al sorriso. «Anch’io me ne ricordo, Gladia, e non mi sono pentito. Mi piacerebbe anche rifarlo, ma sono venuto a dirti addio.»
Un’ombra cadde sulla faccia di Gladia. «Allora ritorni sulla Terra. Eppure le notizie che ho ricevuto attraverso i robot, che vanno e vengono fra la mia casa e quella di Fastolfe, dicono che è andato tutto bene. Non puoi aver fallito.»
«Non ho fallito. Anzi, il dottor Fastolfe ha vinto su tutto il fronte. Non credo che ci sarà più alcun sospetto circa un suo coinvolgimento nella morte di Jander.»
«A causa di quello che hai detto?»
«Credo di sì.»
«Lo sapevo.» C’era una nota di soddisfazione personale in quelle parole. «Lo sapevo che ce l’avresti fatta quando ho consigliato che ti chiamassero. Ma allora perché ti rimandano a casa?»
«Perché il caso è risolto. Se dovessi rimanere qui più a lungo, a quanto pare rischierei di irritare il corpo politico.»
Lei lo guardò dubbiosamente per un momento, poi disse: «Non capisco bene quello che vuoi dire. Mi sembra un’espressione terrestre. Ma non importa. Sei riuscito a scoprire chi ha ucciso Jander? Questa è la cosa importante.»
Baley si guardò intorno. Giskard era in piedi in una nicchia, uno dei robot di Gladia in un’altra.
Gladia interpretò l’occhiata al volo. «Elijah, devi smetterla di preoccuparti dei robot. Non ti preoccupa la presenza di una sedia, o delle tende, no?»
Baley annuì. «Bene, Gladia. Vedi, mi dispiace terribilmente, ma ho dovuto dire loro del fatto che Jander era tuo marito.» Lei spalancò gli occhi, e Baley si affrettò a dire: «Ho dovuto farlo. Era essenziale per chiarire il caso, ma ti assicuro che questo non influirà sulla tua situazione su Aurora.»
Il più brevemente possibile, le raccontò gli; eventi della riunione, e concluse: «Perciò, come vedi, nessuno ha ucciso Jander. L’immobilizzazione è stata la conseguenza casuale di un mutamento di carica nei circuiti positronici, anche se le probabilità possono essere state accresciute dall’intervento di Amadiro.»
«E io non l’ho mai saputo,» disse lei tristemente «Ho addirittura aiutato Amadiro nel suo sporco piano. Ed è lui l’unico responsabile, come se l’avesse
deliberatamente massacrato a colpi d’ascia.»
«Gladia,» disse Baley, «questo non è giusto. Non aveva alcuna intenzione di fargli del male e quello che faceva, ai suoi occhi, era per il bene di Aurora. Ha avuto la sua punizione. È stato sconfitto, i suoi piani sono andati in fumo, e l’Istituto di Robotica cadrà sotto la guida del dottor Fastolfe. Tu stessa non riusciresti a trovare una punizione più adatta, per quanto ci pensassi.»
«Ci penserò,» disse lei. «Ma cosa devo farne di Santirix Gremionis, quel damerino che aveva il compito di farmi star lontano da casa? Non c’è da meravigliarsi se insisteva, malgrado i miei continui rifiuti. Ma tornerà da me, e allora avrò il piacere di...»
Baley scosse la testa con forza. «No, Gladia. L’ho interrogato, e ti assicuro che non sapeva nulla di quello che stava succedendo. È stato ingannato quanto te. Hai interpretato male i fatti. Lui non era insistente perché voleva farti allontanare da casa. Era utile ad Amadiro proprio perché era insistente... e questa nasceva dal fatto che ti era affezionato. Che ti amava, se la parola ha su Aurora lo stesso significato che ha sulla Terra.»
«Su Aurora l’amore è solo un gioco. Jander era un robot, e tu sei un Terrestre. Con gli Auroriani è una cosa diversa.»
«Me l’hai già spiegato. Ma tu hai imparato da Jander a prendere; hai imparato da me, senza che ne avessi l’intenzione, a dare. Se hai tratto beneficio dall’imparare, non è giusto che tu insegni a tua volta? Gremionis è sufficientemente attratto da te per essere disposto a imparare. Già sfida le convenzioni auroriane insistendo malgrado il tuo rifiuto. Ne sfiderà altre. Puoi insegnargli a dare e a prendere, e imparerai a fare entrambe le cose alternativamente o insieme, in sua compagnia.»
Gladia lo fissò negli occhi. «Elijah, stai cercando di sbarazzarti di me?»
Lentamente, Baley annuì. «Sì, Gladia. È la tua felicità che voglio in questo momento, più di quanto abbia mai desiderato qualcosa per me o per la Terra. Non posso darti la felicità, ma se può dartela Gremionis, sarò quasi altrettanto felice che se fossi io stesso. Gladia, forse rimarrai stupita vedendo come sarà pronto a rompere le regole del gioco auroriano quando gli avrai insegnato come. E la parola si spargerà, e altri verranno a prostrarsi ai tuoi piedi... e forse Gremionis riuscirà ad insegnare ad altre donne. Gladia, è possibile che tu rivoluzioni il sesso su Aurora, prima di morire. Hai tre secoli per farlo.»
Gladia lo fissò, poi scoppiò a ridere. «Mi stai prendendo in giro. Mi racconti le favole. Non l’avrei mai creduto, Elijah, con quell’aria sempre seria e grave. Giosafatte!» (e con l’ultima parola cercò di imitare la sua voce baritonale.)
«Forse ti sto prendendo un po’ in giro,» disse Baley, «ma in fondo sono del tutto serio. Promettimi che darai una possibilità a Gremionis.»
Lei gli si avvicinò, e Baley, senza esitazioni, l’abbracciò. Gladia gli mise un dito sulle labbra, e lui glielo baciò.
Dolcemente, lei disse: «Non preferiresti avermi per te, Elijah?»
Altrettanto dolcemente, lui rispose: «Sì, Gladia. Mi vergogno a dire che in questo momento non mi importerebbe di vedere la Terra andare a pezzi, se potessi
avere te. Ma non posso. Fra poche ore partirò da Aurora, e in nessun modo tu potrai venire con me. Né penso che mi sarà mai permesso di tornare su Aurora, come a te non sarà mai possibile venire sulla Terra. Non ti rivedrò più, Gladia, ma non ti dimenticherò mai. Fra poche decine d’anni io morirò, e quando questo succederà, tu sarai giovane come ora, perciò dovremo dirci addio fra non molto, qualsiasi cosa possiamo immaginarci per il futuro.»
Gladia gli appoggiò la testa sul petto. «Oh, Elijah, per due volte sei entrato nella mia vita, per poche ore. Due volte hai fatto moltissimo per me, poi mi hai detto addio. La prima volta tutto quello che ho potuto fare è stato toccarti la faccia, ma da quel momento tutto è stato diverso. La seconda volta ho fatto molto di più, e ancora una volta, tutto è stato diverso. Non ti dimenticherò mai, Elijah, anche se dovessi vivere più secoli di quelli che potrò mai contare.»
«Allora non lasciare che sia un ricordo che ti escluda dalla felicità. Accetta Gremionis e rendi lui felice... e lascia che renda felice te. E ricordati che nulla ti impedisce di scrivermi. Fra Aurora e la Terra esiste l’iperposta.»
«Lo farò, Elijah. E tu promettimi che mi scriverai.»
«Lo farò, Gladia.»
Seguì un silenzio, e con riluttanza i due si separarono.
Gladia rimase in piedi in mezzo alla stanza, e quando Baley fu arrivato alla porta, e si voltò, lei era ancora li, con un pallido sorriso sulle labbra. Baley mosse le labbra: Addio. E poiché non ne uscì alcun suono, aggiunse (non avrebbe saputo farlo ad alta voce): Amore mio.
Anche le labbra di Gladia sillabavano silenziose: Addio, mio caro amore.
Baley si voltò e uscì, sapendo che non l’avrebbe mai più rivista, che non l’avrebbe mai più toccata.