Indossava una gonna pantalone marrone scuro, semitrasparente da metà coscia in giù, e una camicetta aderente, senza maniche e scollata. Aveva capelli biondi a riccioli.
Non assomigliava per niente al padre, e certo non aveva le sue orecchie enormi. Baley poté solo immaginare che avesse una madre bellissima, e che fosse stata fortunata nella distribuzione dei geni.
Era piccola di statura, e si notava subito una notevole somiglianza con Gladia nei tratti del viso, anche se la sua espressione era molto più fredda, e sembrava portare i segni di una forte personalità. Con tono brusco, disse: «Siete il Terrestre che è venuto per risolvere i problemi di mio padre?»
«Sì, dottoressa Fastolfe,» disse Baley in maniera altrettanto brusca.
«Potete chiamarmi dottoressa Vasilia. Non voglio rischiare di essere confusa con mio padre.»
«Dottoressa Vasilia, ho bisogno di parlare con voi faccia a faccia, per un periodo ragionevole di tempo.»
«Davvero? Voi siete Terrestre, e senza dubbio una fonte di pericolose infezioni.»
«Sono stato sottoposto a trattamenti medici, e non c’è alcun rischio a stare con me. Vostro padre mi è stato sempre insieme per più di un giorno.»
«Mio padre si dà arie di essere un idealista, e ogni tanto deve fare qualcosa di stupido per mantenere la finzione. Io non ho nessuna intenzione di imitarlo.»
«Immagino che non vorrete fargli del male. Gliene farete se vi rifiutate di
vedermi.»
«State perdendo il vostro tempo. Non ho intenzione di vedervi, se non in questa maniera, e metà del tempo che vi ho concesso è già passato. Se non lo trovate soddisfacente, possiamo anche interrompere subito la conversazione.»
«C’è qui Giskard, dottoressa Vasilia, che vorrebbe convincervi a vedermi.»
Giskard entrò nel campo visivo. «Buon giorno, Piccola Miss,»disse a bassa voce.
Per un momento Vasilia sembrò imbarazzata, e quando parlò il suo tono si era un po’ addolcito. «Sono felice di vederti, Giskard. Mi farebbe piacere incontrarti, in qualsiasi momento, ma non incontrerò questo Terrestre, anche se me lo chiederai tu.»
«In questo caso,» disse Baley, giocando disperatamente la sua ultima carta, «dovrò render pubblico il caso di Santirix Gremionis, senza il beneficio di avervi consultato.»
Vasilia spalancò gli occhi, e la mano appoggiata sul tavolo si sollevò, stringendosi a pugno. «Cosa c’entra Gremionis?»
«Solo che è giovane, bello e vi conosce bene. Devo occuparmi di questa faccenda senza sentire quello che voi avete da dire?»
«Vi dirò subito che...»
«No,» disse Baley alzando la voce. «Non mi direte niente a meno che non vi veda faccia a faccia.»
La donna storse la bocca. «Va bene, vi vedrò; ma vi avverto che non rimarrò con voi un momento in più di quanto io vorrò. E portate Giskard.»
Il collegamento tridimensionale si interruppe con un suono secco, e Baley si sentì girare la testa, a causa dell’improvviso cambiamento dello sfondo. Sostenuto da Giskard, raggiunse una sedia e si sedette.
«Posso fare qualcosa per voi, signore?» chiese il robot.
«Sto benissimo,» disse Baley. «Ho soltanto bisogno di tirare un po’ il fiato.»
Il dottor Fastolfe apparve davanti a lui. «Scusatemi ancora per aver mancato ai miei doveri di ospite. Ho ascoltato la conversazione su un apparecchio non trasmittente. Volevo vedere mia figlia, anche se lei non vedeva me.»
«Capisco,» disse Baley ansimando leggermente. «Se l’etichetta richiede che vi scusiate per quello che avete fatto, vi scuso.»
«Ma chi è questo Santirix Gremionis? Non l’ho mai sentito nominare.»
Baley guardò Fastolfe e disse: «Ho sentito il suo nome da Gladia, questa mattina. So pochissimo di lui, ma l’ho usato come esca con vostra figlia. Le probabilità erano molto scarse, ma il risultato è stato quello che speravo. Come vedete, riesco a trarre deduzioni anche con pochissime informazioni, perciò sarà meglio che mi lasciate continuare così. In futuro vi prego di cooperare in pieno, e di non parlare più di scandagli psichici.»
Fastolfe non disse niente, e Baley provò una cupa soddisfazione per essere riuscito a imporre la sua volontà prima al padre poi alla figlia.
Per quanto tempo avrebbe potuto continuare a farlo, certamente non lo sapeva.