Settantadue

Quella notte Jacob rimase sveglio a fissare il soffitto.

Incapace di dormire, voleva solo pensare ad Abby e ripercorrere la loro conversazione nella sue mente, in continuazione. Ma non poteva permetterselo. Non in quel momento. Bisognava rimanere concentrati.

Jacob ripassò mentalmente la sua lista. Aveva fatto tutto quel che doveva? Senza trascurare dettagli? Aveva messo tutti i puntini sulle I? Lo zaino era ormai in posizione, quella era la cosa più importante. Era pieno di attrezzature ma anche di pane, carote, mele e diversi pezzi di formaggio che Luc era riuscito a farsi passare negli ultimi giorni.

Soprattutto, conteneva una scatoletta di metallo con tutti i dettagli possibili su Auschwitz-Birkenau: mappe precise, la funzione di ogni edificio. Schemi delle camere a gas. Copie di documenti fondamentali scritti a mano provenienti dall’archivio che elencavano i treni che erano arrivati, da dove erano partiti, quanti prigionieri c’erano su ciascun convoglio e chi era stato mandato a sinistra e chi a destra. C’erano pagine copiate dai libri mastri che riportavano quanti ebrei erano stati uccisi e in che modo, quanti prigionieri politici erano stati ammazzati e il tipo di morte loro inflitta.

Soprattutto, tre etichette originali delle bombole dello Zyklon B e persino una bomboletta vuota con l’etichetta ancora attaccata.

C’erano voluti più di due mesi per mettere da parte quel materiale. Era stata un’idea di Jacob. Aveva recuperato quasi tutto da solo, usando Luc, Josef, Abby e vari contatti sparsi per il campo. Avevano supplicato, corrotto, persuaso la gente. Non erano riusciti ad accumulare i documenti per Otto e Abe, ma ora il malloppo era pronto. Il problema era che ce n’era uno soltanto. Le squadre successive non ne avrebbero avuti altri. La tensione era alle stelle. Così tanto dipendeva dalla loro fuga. Doveva assolutamente funzionare.

Jacob era sempre più sicuro che l’unico modo per convincere i leader ebraici di Cecoslovacchia e Ungheria e poi gli Alleati fosse fornire loro prove evidenti del genocidio, non solo testimoni oculari, per quanto convincenti. Luc era rimasto esterrefatto quando aveva visto la scatola e i tesori che conteneva. Era proprio ciò di cui avevano bisogno, aveva detto a Jacob. Era onorato che si fidassero di lui al punto di assegnargli il compito di portare la verità di fronte agli occhi delle autorità esterne. Era di vitale importanza sottoporre delle prove solide dei terribili crimini che Höss e Von Strassen e gli altri stavano compiendo – prove che potevano dare a suo nonno e che lui avrebbe mostrato al presidente Roosevelt.

Erano pronti. Avevano tutto il necessario. Il giorno del giudizio era arrivato.

Quando il sole iniziò a sorgere e gli uomini nelle baracche a stiracchiarsi, Jacob si rese conto che non aveva chiuso occhio. Avrebbe dovuto, lo sapeva. Ci aveva provato. Ma non era stato possibile.

In un modo o nell’altro, era arrivato il giorno in cui lui e Luc avrebbero lasciato Auschwitz-Birkenau.

E non attraverso le ciminiere.

 

 

 

 

 

 

Fuga da Auschwitz
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