Sessanta

25 gennaio 1944

Campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau

 

Luc fece cenno a Jacob di rientrare.

La giornata di lavoro era finita. I cechi avevano lasciato la panetteria per fare ritorno alle camerate. Il gong dell’appello avrebbe suonato da un momento all’altro. Ma Jacob ubbidì agli ordini del suo kapo, attese nel magazzino dove tenevano le scorte e iniziò a impilare i sacchi di farina che erano appena stati consegnati. Quando Luc entrò, si chiuse la porta alle spalle e fece rotolare una piccola arancia sul tavolo da lavoro al centro della stanza.

Jacob la prese, la ammirò per qualche secondo gustandone l’odore e poi se la infilò nella tasca dell’uniforme. «Perché questa?», chiese genuinamente perplesso.

«Io e te lavoreremo molto insieme nei prossimi mesi. Dovremmo conoscerci meglio».

«Quindi sei un coltivatore d’arance?», chiese Jacob con un sopracciglio alzato e un tono più sarcastico di quello che aveva intenzione di usare.

«Non direi», rispose Luc. «Facevo il falegname».

Jacob rimase sbalordito. «Credevo fossi un pastore».

Ora fu Luc a essere sorpreso. «Chi te l’ha detto?»

«Abby. Parla molto bene anche di te».

«Davvero?»

«Dovrei preoccuparmi?», chiese Jacob.

«No. Sono felicemente sposato. Ho due figlie. E non sono ebreo. Abby è tutta tua».

A Jacob piacque il suono di quelle parole, anche se non era pronto ad ammetterlo.

Luc lo aiutò a impilare i sacchi di farina, così se qualcuno fosse passato di lì li avrebbe creduti impegnati nel lavoro.

«Comunque sì, hai ragione. Mio padre, che era un coltivatore – anche se non di arance – voleva che diventassi falegname e mi ha preso come apprendista. Però Dio aveva altri piani. Mi ha chiamato per diventare suo pastore. Anzi, assistente pastore. E molto poco pagato, a dire il vero».

«Dove?», chiese Jacob, raccogliendo un sacco e piazzandolo sopra la fila ordinata che Luc stava impilando.

«In una piccola cittadina nel Sud della Francia, Le Chambon. Mai sentita?»

«Mi dispiace, no».

«È un posto molto bello. Dovresti venire a trovarci una volta. Tu e Abby, magari». Sorrise.

Jacob cambiò argomento. «Sembri un buon cristiano».

Luc fece spallucce. «Ci ho provato».

«Cosa ci fai qui?»

«In che senso?»

«Abby mi ha raccontato che salvavi gli ebrei, gli offrivi un posto dove stare, del cibo, facevi studiare i loro figli e davi lavoro agli uomini. Perché? Perché correre un rischio simile?»

«Come avrei potuto non farlo?», chiese Luc. «Il mio Salvatore mi comanda di amare il prossimo. Gli ebrei sono il prossimo. Non è così difficile».

«Hai davvero aiutato cinquemila persone a scappare dai nazisti?»

«Non so se sono così tante», rispose Luc senza fermarsi.

«Quindi è quello che facevi?»

«Non solo io. Un’intera città».

«Un’intera città della Francia sta salvando gli ebrei?»

«Abbiamo fatto il possibile».

«Ma sei tu il capo?»

«No, servo sotto altri due pastori».

«Però hanno arrestato te».

«La Gestapo ha arrestato anche loro».

«Sono qui?», chiese Jacob. «Posso conoscerli?»

«Be’, no», rispose Luc. «Per grazia di Dio, sono stati liberati».

«Tu no».

«Già».

«Perché?»

«Chiedilo alla Gestapo».

«Lo chiedo a te».

«Non ne ho idea».

«Perché il capo sei tu», disse Jacob. «Perché tu sei la mente. Ecco perché sei qui».

«Può darsi».

«Quindi perché l’hai fatto?»

«Te l’ho detto. Sono un cristiano, un pastore. In ogni senso. La mia vita consiste nel sacrificarmi per il gregge».

«Ma gli ebrei non sono il tuo gregge».

«Sono la gente prescelta da Dio. Anche tu lo sei. Dio ti ama e anch’io».

«Ma tu sei un gentile», osservò Jacob. «Guardati. Hai i capelli biondi e gli occhi azzurri. Un ariano, praticamente. Perché non integrarti? Perché non fingere di essere uno di loro, almeno finché la guerra non fosse finita?»

«Con chi, con i nazisti?»

«Certo».

«Non potrei mai fingermi simpatizzante dei nazisti».

«Come mai?»

«Odiano gli ebrei. E io non potrei mai odiarli».

«Perché no?».

Luc smise di lavorare, si drizzò e guardò Jacob dritto negli occhi. «Perché, Jacob, il mio Salvatore è un ebreo», rispose. «Un falegname ebreo, se ci pensi bene. La Bibbia mi insegna ad amare gli ebrei. A benedirli. Mai sentito parlare del patto di alleanza di Abramo? Dio non diceva forse che coloro che benedicono gli ebrei sarebbero stati benedetti da Lui, e coloro che li maledicono sarebbero stati maledetti?»

«Certo, l’ho letto. Solo che non credevo che chi non è ebreo lo rispettasse».

«Be’, noi sì», disse Luc. «O almeno alcuni di noi. E comunque secondo me la domanda non dovrebbe essere: “Perché tu, un cristiano, sei qui in un campo di morte, condannato per aver provato a salvare gli ebrei?”. La vera domanda è: “Perché non tutti i cristiani sono qui?”».

 

Fuga da Auschwitz
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