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«Avanti, dimmi, come ha reagito?» esclamò Caro dopo aver superato la sala da pranzo, mentre avanzavano nella penombra della hall.
Simon si fermò ai piedi della scala e si voltò a guardarla. «Non ha fatto una piega.»
Caro lo fissò incredula. «In che senso?»
«Non ha detto niente e ha riattaccato.»
«Che cosa?» Spalancò gli occhi terrorizzata. «Merda! E se non venisse?»
Simon scrollò il capo deciso. «Non preoccuparti, Henning verrà. Su questo non ho dubbi. Sa che cosa possiamo trovare quassù. E deve impedirlo a qualunque costo.»
Caro gettò un’occhiata verso la scala. «E se negasse ogni accusa?» domandò sottovoce.
«Mia nonna diceva sempre che ogni bugia si vendica» ribatté Simon. «È impossibile non lasciare tracce. Anche se negasse tutto, avremmo prove sufficienti per mettere la polizia sulle sue tracce. Non appena vedranno Leonie, mi crederanno e allora, prima o poi, lo arresteranno. L’importante ora è di non dargli più tregua. Bisogna tenerlo infilzato all’amo, come un pesce.»
«Non sarebbe meglio chiamare la polizia?»
Sempre stringendo il grimaldello sottobraccio, Simon guardò l’ora sul cellulare. Erano passati tre minuti dalla sua telefonata a Henning. In auto avrebbe impiegato più o meno un quarto d’ora per raggiungere l’hotel, forse qualcosa di più. E Henning era a casa, Simon lo sapeva, perché durante la loro breve telefonata aveva riconosciuto il tintinnio delle stoviglie in sottofondo.
Di sicuro ho disturbato il vicepreside mentre era a tavola, pensò con gioia maligna.
«Aspettiamo ancora un po’» rispose. «Non voglio che la polizia arrivi prima di lui.»
Caro non replicò, ma era evidente che aveva sempre più paura.
Puoi ancora scappare, disse la voce di Lennard nella sua testa. Anche se sei un membro del rispettabile club dei fuori di testa, non hai davvero intenzione di salire lassù, vero?
In effetti non gli andava di farlo. Ma doveva. Per Mike, ma soprattutto per Melina e Leonie. E per le future vittime di Richard Henning.
Ora dipendeva da lui mettere fine a quella storia.
Sì, sali pure, disse un’altra voce nella sua testa. Era quella malvagia del lupo dei suoi incubi. Sali di sopra e morirai. Ma è giusto così, perché saresti dovuto morire già da tempo.
Mise a tacere quelle voci dicendo a se stesso che erano soltanto le sue paure a parlargli.
«Vieni» disse a Caro. «Non c’è più tempo da perdere. Andiamo di sopra.»
Attivò la funzione torcia sul cellulare e insieme affrontarono gli scalini scricchiolanti di legno.
Questa volta era Simon a precederla. Pensò a cosa gli aveva detto Caro. Che era diventato più coraggioso.
Forse era vero, ma più che altro era spinto dalla voglia di mettere la parola fine a quella storia.
Desiderava solo raggiungere la pace interiore. E per riuscirci doveva prima scendere all’inferno.