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Raggiunsero ben presto una zona che Simon non conosceva. Ogni tanto guardava fuori dal finestrino, dove si alternavano vasti campi coltivati e boschi. Qua e là un villaggio con un paio di case, una trattoria e una chiesa. Di tanto in tanto superavano un supermercato o un distributore di carburante.
La batteria del cellulare era quasi scarica. Simon sospirò. Era un modello antiquato che andava tenuto sempre in carica. Aspettava con ansia il giorno del suo sedicesimo compleanno, a giugno, quando avrebbe ricevuto in regalo un nuovo smartphone.
Il viaggio era ancora lungo, e si augurò che la batteria reggesse. Ormai aveva superato diversi livelli, la gallina era viva e Simon aveva totalizzato quasi quattrocento punti. Forse sarebbe riuscito a superare il proprio record personale e toccare i cinquecento.
In quel preciso istante i suoi genitori lanciarono un grido.
Lars e Maria Strode gridarono all’unisono, come se avessero visto qualcosa di spaventoso. Qualcosa che Simon non riuscì neppure a scorgere. Tutto accadde troppo in fretta.
In un istante scoppiò l’inferno.
Stridore di freni.
L’auto che sbandava.
Tutto ruotava intorno a lui.
Per una frazione di secondo Simon scorse la scarpata oltre il ciglio della strada. Poi l’auto volò in quella direzione e si capovolse, più volte. Il sotto diventò il sopra, il sopra il sotto, poi daccapo...
Il frastuono era assordante, come se un gigante stesse prendendo a pugni la carrozzeria.
Simon si sentì sballottato come il bucato nella lavatrice. Si aggrappò disperatamente allo schienale del sedile anteriore, ma perse subito la presa, mentre intorno a lui era tutto un cigolare di lamiere e fragore di vetri infranti.
Fu questione di secondi, ma a Simon parve che la caduta non dovesse mai finire. La cintura di sicurezza lo tratteneva dolorosamente sul sedile.
Intorno a lui era un vorticare di oggetti. Il cesto regalo, le bottiglie di vino, una scatola di cioccolatini, barattoli di conserva, un salame, una giacca, una penna, un paio di occhiali da sole. Qualcosa di piccolo e duro lo colpì alla guancia e per un secondo Simon pensò assurdamente al proprio cellulare.
Poi ci fu lo schianto, brusco e così violento da fargli perdere i sensi.