59
Simon pedalava come se avesse il diavolo alle calcagna. Nonostante il sudore che gli colava copioso dal viso, neppure avvertiva il caldo. Era mosso solo dall’ansia per Mike.
Tilia lo stava aspettando sulla porta. Teneva le braccia strette al corpo, quasi a sorreggersi. Dalla mano destra saliva il fumo di una sigaretta. A Simon pareva di ricordare che in passato la zia fumasse, ma che avesse smesso da tempo. Era così pallida che sotto il sole il suo viso sembrava una maschera di gesso.
«Finalmente!» esclamò correndo verso di lui prima che Simon si fermasse e scendesse dalla bici.
«Cosa... è successo?» ansimò Simon asciugandosi il sudore dagli occhi con un lembo della maglia.
«Tuo fratello è uscito di testa.» Tilia indicò verso l’appartamento di Mike. «Continua a urlare, ma non vuole aprirmi. Dice che devo lasciarlo in pace. Ma non posso...»
Gettò la sigaretta a terra e la schiacciò con nervosismo, come se volesse sfogare così tutta la sua collera. Quando alzò gli occhi verso Simon, aveva un’espressione disperata.
«Ti prego, Simon, va’ da lui. Forse Michael ti darà retta. Sono molto preoccupata e non voglio chiamare la polizia.»
Simon si limitò ad annuire, scese dalla bici e si avvicinò alla porta di Mike. L’appartamento era immerso nel silenzio.
Suonò il campanello. Una volta, un’altra e infine una terza.
Niente.
Simon schiacciò di nuovo il pulsante finché non udì dei passi dietro la porta.
«Maledizione, Tilia!» sentì gridare il fratello. «Ti ho detto di lasciarmi in pace!»
La sua voce era diversa, aggressiva, e Simon sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Raccolse tutto il proprio coraggio e bussò con forza alla porta.
«Mike! Sono io. Ti prego, apri!»
«Vattene, piccolo! Non voglio vedere nessuno.»
La voce del fratello vibrava di rabbia repressa e Simon si sentì stringere il cuore. Sapeva esattamente cosa stava provando Mike. La consapevolezza che gli fosse stato strappato via tutto senza che lui potesse farci niente. Era una sofferenza che lui stesso aveva provato fin troppe volte.
«Mike, parla con me! Mike! Ti prego!»
«Sparisci!»
«No!» Simon prese di nuovo a pugni la porta. «Non lo farò. Noi due. Per sempre. Lo hai dimenticato?»
Non ottenne risposta, ma si rese conto che Mike non si era allontanato, e questo era già un buon segno.
«Hai detto che ci saresti sempre stato per me» proseguì Simon. «Ora lascia che io faccia lo stesso per te. Dai, sfogati. Non me ne andrò finché non avrai parlato con me.»
Per un po’ ci fu silenzio, poi Mike girò la chiave e la porta si socchiuse.
Con il cuore in gola Simon spinse l’uscio e vide Mike allontanarsi verso il salotto. Barcollava e, anche senza il tanfo di alcol che proveniva dall’ingresso, Simon avrebbe capito comunque che il fratello era ubriaco.
Fece un profondo respiro, quindi entrò e si chiuse la porta alle spalle.