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Simon era seduto impietrito a fissare il fiume. Un rametto scivolò davanti a loro galleggiando sull’acqua. Puntò verso la riva opposta, venne respinto dalla vegetazione e fu catturato nuovamente dalla corrente.
Il silenzio era rotto soltanto dal cinguettio degli uccelli, il frusciare del vento tra le canne e il ronzio delle zanzare. Una pace idilliaca.
Simon però avrebbe preferito trovarsi nel suo incubo. Davanti a quella porta nel bosco che non voleva aprirsi. Di fronte alle figure mostruose che erano in agguato e lo perseguitavano, che gli auguravano la morte e lo assalivano.
Dall’incubo, infatti, poteva svegliarsi. Poteva scendere dal letto, liquidare il sogno come un’assurdità, e tornare nella confortante realtà.
Ma ora si trovava già nella realtà, e anche la cavigliera dorata con il ciondolo a forma di cuoricino che teneva in mano era reale.
«Ne sei proprio sicuro?» domandò Caro. «Insomma, potrebbe anche appartenere alla moglie di Henning.»
«No, era di Melina. La portava l’altroieri.»
Era la prima cosa che aveva notato in lei quando aveva vomitato in cortile. Sarebbe stata una coincidenza incredibile se la moglie di Henning ne avesse avuta una identica.
«Cazzo» borbottò Caro scacciando una zanzara che le svolazzava davanti alla faccia assetata di sangue. «La cosa non mi sorprende, ma è diverso quando si trova la prova decisiva. Abbiamo fatto centro.»
Simon accarezzò con un dito il ciondolo. Era un regalo di Mike? Quasi certamente. Melina non aveva molti soldi, aveva bisogno di una borsa di studio per frequentare l’università. E di sicuro non avrebbe indossato il regalo di qualcun altro.
Mike non doveva saperlo per nessun motivo. Sarebbe andato fuori di testa e avrebbe solo peggiorato le cose.
«Dove l’hai trovata?»
«Sotto il sedile» disse Caro scacciando un’altra zanzara accorsa in aiuto della compagna. «Era attaccata alla leva per regolare i sedili. L’auto era perfettamente pulita, come avevo immaginato. Non c’era nemmeno un granello di polvere. Ma non si era accorto della catenina. Anch’io per poco non l’ho vista. Non trovi però che sia una coincidenza davvero pazzesca?»
«Sotto i sedili si trovano le cose più assurde» disse Simon. «Mio padre una volta, passando l’aspirapolvere, ci ha trovato una rana mummificata, te lo immagini? Chissà da quanto tempo era lì.»
Caro non commentò, ma rimase a fissare seria la cavigliera. «Che facciamo adesso? Andiamo alla polizia?»
Simon scosse la testa. «Non ci crederebbero. Ho già parlato stamattina con il commissario. Crede che gli abbia mentito per proteggere Mike.»
«Ma adesso abbiamo una prova.»
«Sì, ma non ci serve a granché» disse Simon rassegnato. «La catenina da sola non basta. Potremmo averla trovata dovunque.»
Caro annuì facendo un sospiro profondo. «Hai ragione. Però è così frustrante. Siamo esattamente al punto di prima.»
«No» ribatté Simon sollevando e agitando il pugno con cui stringeva la catenina. «Ora abbiamo la certezza che il lupo cattivo è Henning. Ci serve solo un’idea per farlo cadere in trappola.»
Caro dimenò di nuovo le braccia. Sembrava che le zanzare si fossero date appuntamento intorno a lei per l’happy hour.
«Ti spiace se andiamo da un’altra parte? Se restiamo ancora qui, mi mangeranno viva.»
Simon annuì e si alzò. Aveva le gambe intorpidite per essere stato a lungo in ginocchio. Aveva bisogno di muoversi, soprattutto per sgombrare la testa, proprio come aveva detto all’uomo che ora occupava ogni suo pensiero.
«Sì, andiamo.»
Caro tirò fuori la bici dai cespugli e tornò verso Simon sorridendo.
«A proposito, prima sei stato molto coraggioso» disse. «Ci vuole del fegato a provocare così una persona. Soprattutto senza sapere come potrebbe reagire. Henning avrebbe potuto benissimo aggredirti. Tu invece hai mantenuto un sangue freddo eccezionale. Davvero.»
Simon abbassò gli occhi, imbarazzato, facendo un gesto vago con la mano. «Ma che dici, non sono stato coraggioso. Al contrario, avevo una fifa tremenda.»
«Ti assicuro che non si vedeva» disse lei, poi il suo sorriso si trasformò in un’espressione preoccupata. «Adesso però devi fare molta attenzione. Henning sa che tu sai. E di sicuro non ti permetterà di andare in giro a raccontare tutto.»