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Faceva caldo nella stanzetta che faceva da studio e da ripostiglio. Sulle mensole erano accatastati libri, raccoglitori, scatoloni di vestiti per bambini e ogni genere di cianfrusaglie che in casa non serviva.

Richard Henning era seduto alla scrivania strizzato tra altri scatoloni di libri, l’asse da stiro, l’aspirapolvere e un acquario vuoto, eliminato quando il figlio di due anni aveva pensato che i pesci si potessero anche mangiare.

Stava leggendo l’articolo di un giornale on line, ma senza riuscire a concentrarsi. Gli faceva male la testa e un moscone che continuava a battere testardo contro il vetro della finestra lo innervosiva.

Si massaggiò le tempie cercando di capire ciò che stava leggendo, quando udì l’auto della moglie fermarsi davanti a casa.

Subito dopo gli giunse uno scalpiccio animato dall’ingresso. Fece appena in tempo a chiudere il portatile prima che il figlio piombasse nello studio.

«Papà! Papà! Finalmente sei tornato. Siamo andati a fare la spesa. Stasera mangiamo la pizza.»

«Benissimo» esclamò Henning accarezzando i capelli del bambino. «Chissà chi ha avuto l’idea, eh?»

«Sono stato io» confermò il piccolo orgoglioso.

Barbara Henning si fermò sulla porta. Teneva i capelli biondi raccolti in una coda e aveva l’aria stanca. «Dove ti eri cacciato? Non dirmi che sei stato di nuovo al circolo canottieri.»

«Sono stato in giro.»

«Negli ultimi tempi capita spesso» osservò lei con una nota di rimprovero nella voce. «Credevo che fossimo in ferie tutti e due.»

«Infatti è così» rispose lui. Non aveva voglia di litigare, era sfinito. «Ma ci sono alcune faccende di cui devo occuparmi durante le ferie.»

Lei fece una smorfia perplessa, quindi indicò il portatile. «Tu e il tuo lavoro. Verrebbe quasi da pensare che la scuola chiuderebbe se non ti sacrificassi per lei così tanto.»

«Forse è proprio così.»

«Può darsi, Richy, ma hai anche una famiglia, non dimenticarlo. Già che ci siamo, spero ti ricorderai che hai promesso di giocare con tuo figlio a frisbee in giardino.»

«Sì! Frisbee!» esclamò il piccolo. «Dai, papà! Andiamo a giocare a frisbee!»

«D’accordo» rispose Henning. «Comincia a tirarlo fuori. Ti raggiungo tra pochi minuti.»

Il bambino si allontanò di corsa lanciando esclamazioni di gioia.

Barbara Henning rimase sulla soglia a guardare il marito. «È tutto a posto? Sembri teso.»

«Niente che qualche tiro a frisbee non possa risolvere» rispose Henning e la sua risposta sembrò soddisfarla.

Quando la moglie si fu allontanata, Henning aprì il portatile e lesse un’altra volta il titolo dell’articolo.

SEDICENNE PROBABILE VITTIMA DI UN’AGGRESSIONE.

Si massaggiò di nuovo le tempie pensando a Simon Strode. Quindi spense il computer e uscì a giocare con il figlio in giardino.

Incubo
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