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Non sapeva quanto tempo fosse stato svenuto. Forse pochi secondi, qualche minuto. Forse più a lungo.
Quando riprese conoscenza, aveva un mal di testa micidiale. Era stordito, non riusciva a pensare. Provò ad aprire gli occhi, ma aveva le palpebre gonfie. Anzi, tutta la testa era gonfia come un pallone.
Inoltre avvertiva una forte pressione alle orecchie. Udiva l’urlo incessante del clacson come attraverso uno strato di ovatta.
Faceva fatica a respirare, la cintura di sicurezza gli comprimeva il petto come un nastro d’acciaio e gli schiacciava dolorosamente il lato destro del collo. Per qualche motivo Simon non riusciva a muoversi.
Gli girava la testa e, quando provò a concentrare lo sguardo su un punto fisso, per superare quella sensazione, rimase sorpreso vedendo le proprie braccia rivolte verso l’alto a sfiorare il tettuccio della macchina. Tra le mani aveva un sacchetto di caramelle che la madre gli aveva offerto mentre erano in viaggio.
Perché non sono sdraiato sul tappetino? si chiese confuso. Impiegò ancora un istante prima di ritrovare la lucidità e rendersi conto di essere appeso a testa in giù.
Allora avvertì un odore di benzina e fu colto dal panico.
Devo uscire da qui!
Devo uscire subito!