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Richard Henning si diresse a casa di Tilia Strode, parcheggiò sul lato opposto della strada e spense il motore. Aprì il cassetto del cruscotto per cercare un chewing-gum. Poi rimase ad aspettare seduto masticando con aria pensierosa.
Cosa doveva fare?
Quel ragazzo poteva creargli seri problemi.
Per quanto dubitasse che qualcuno potesse credere alle accuse di Simon (in questo frangente la storia familiare del ragazzo lo poneva in qualche modo in una posizione di vantaggio), era facile mettere in circolazione una voce. E le voci erano come le erbacce. Attecchivano e proliferavano in fretta, finché diventava impossibile liberarsene.
Henning decise che era meglio riflettere bene sulla questione. Al momento era ancora troppo agitato per riuscire a pensare chiaramente.
Allungò la mano verso le chiavi per riaccendere il motore, poi ci ripensò. Colto da un’improvvisa illuminazione, rimase a fissare il portachiavi.
«Che intenzioni hai, Simon Strode?»