75.
Attraversammo di corsa il centro per arrivare in tempo al cinema. Cadeva una lieve pioggia ed ero contenta che la sala fosse solo a tre vie di distanza dalla trattoria.
Lungo il tragitto Vanessa continuò a chiacchierare. Aveva letto tutti i libri di J.K. Rowling, aspettando con ansia ogni nuovo romanzo di Harry Potter. Aveva anche visto tutti i film. Proprio come me.
«Hogwarts sarebbe stata la mia scuola ideale» dichiarò, mentre arrancava ansimando accanto a me.
«Anche la mia» risposi trafelata.
A Zoe non era mai piaciuto granché Harry Potter, e per un istante rimpiansi di non aver avuto entrambe le sorelle come amiche in passato. Chissà se questo avrebbe mitigato in parte l’atteggiamento rabbioso di Vanessa e tutto sarebbe andato in maniera diversa.
In prossimità del cinema, Vanessa rallentò. Aveva il respiro affannato, come in occasione del nostro primo incontro quella mattina nel bosco.
«Prova a immaginare» ansimò. «Se... potessimo essere... a Grifondoro. Con tutta... quella gente fantastica. Se potessimo... conoscerli davvero.»
Si fermò a poca distanza dall’ingresso del cinema. Boccheggiava e si appoggiò a un cassonetto, mentre si premeva l’altra mano sul petto.
«Ti senti bene?»
Annuì. «Sì, sì... passa subito. Su, vai a prendere... due biglietti. Scegli dei buoni posti, ok?»
Io esitavo. Non aveva un bell’aspetto e sembrava non riuscire a reggersi in piedi. «Se vuoi posso...»
«Su, vai!» Mi rivolse un cenno impaziente, sempre boccheggiando. «Arrivo subito! Altrimenti... rimarranno solo quelli in fondo.»
«Non sarebbe meglio tornare...»
Mi interruppe con un brusco gesto della mano. «Abbiamo un accordo, maledizione! Vai!»
Entrai e mi misi in coda alla cassa. Da lì continuai a gettare occhiate oltre la porta a vetri.
Vanessa era sempre aggrappata al cassonetto e respirava affannata. La gente le passava accanto senza badare a lei. Nessuno sembrava rendersi conto di avere vicino una ragazza con problemi di cuore.
Quando finalmente mi girai di nuovo con i biglietti in mano, Vanessa era scomparsa.
Spaventata, corsi all’uscita e mi guardai intorno. Poi qualcuno da dietro mi batté sulla spalla. Mi voltai e Vanessa mi sorrise.
«Ne vuoi?» mi chiese porgendomi un’enorme porzione di popcorn. «Mi piacciono i cibi salati, te l’avevo già detto, no?»
Mi sentii scivolare via un peso dal cuore. Anzi, era un vero e proprio macigno. «Ti senti bene?»
Vanessa sogghignò. «Mai stata meglio.»
Durante il film, la guardai ripetutamente. Sembrava del tutto rapita dallo spettacolo e sgranocchiava un popcorn dopo l’altro. Ogni tanto mi dava una gomitata e commentava o rideva di qualche scena.
Dopo un po’ si appoggiò alla mia spalla. Non avrei voluto, mi sembrava così falso, ma la lasciai fare. Sebbene fosse più grande di me, all’improvviso mi sembrava una bambina. Una bambina piccola che assorbiva la vita avidamente e ne godeva ogni singolo istante.
Con il passare del tempo il mio nervosismo aumentò. Avevo le mani sudate e il cuore mi batteva forte in petto. Speravo che mantenesse la sua promessa.
Ma nel contempo ne avevo timore.