28.
Arrivai in anticipo alla gelateria, ma non dovetti aspettare a lungo. Anche Sascha fu molto puntuale. Non si era nemmeno preso il tempo di cambiarsi.
Con l’uniforme da infermiere aveva un’aria figa e non sembrava così magro come quando lo avevo visto con i jeans e il giubbotto di pelle.
Ordinò un milk-shake alla banana e io presi una cioccolata calda con una bella fetta di torta alla frutta che divorai famelica. Da quando ero tornata dal club avevo una gran fame e lo interpretai come un buon segno.
«Quindi la droga era nel cocktail» osservò Sascha dopo aver ascoltato il mio racconto.
«Nel cocktail di Zoe» precisai. «Significa che le mie supposizioni erano corrette.»
«Il tipo voleva colpire soltanto lei. Ma perché?»
«Se si tratta veramente di un balordo pervertito, è evidente. Lei gli piaceva ma non ha avuto il coraggio di parlarle come avrebbe fatto chiunque altro.»
Sascha mescolò pensieroso il suo milk-shake con la cannuccia. «Sai che cosa significherebbe?»
Deglutii turbata. «Sì» risposi seria, scostando da una parte il piatto vuoto. Prima che la mia mente immaginasse che cosa avrebbe potuto fare un tipo del genere a Zoe, mi affrettai a parlare. «Significa anche un’altra cosa, perché Zoe non avrebbe accettato l’invito di uno sconosciuto. E se avesse incontrato qualcuno che conosceva, non lo avrebbe lasciato al bar, ma lo avrebbe portato da me.»
Sascha mi guardò sgranando gli occhi. «Secondo te è stato qualcuno del personale?»
Mi strinsi nelle spalle. «Perché no?»
«Wow!» esclamò sorpreso. «Hai ragione, sì. Ma sarà difficile da dimostrare. C’erano diverse persone nuove a dare una mano quella sera. E poi erano tutti mascherati. Quindi non so dirti chi fosse di turno dietro il bancone.»
«Ti sarebbe possibile scoprirlo?»
«Purtroppo no. Toni non tiene un registro del personale.»
Un cameriere passando portò via il mio piatto. Lo guardai, poi tornai a fissare Sascha. «Quanti uomini c’erano a lavorare quella sera al club?»
Sascha ci pensò su un istante. «Dunque, il buttafuori, Toni e Rolf. E naturalmente io.»
«Il buttafuori non può essere stato» ragionai. «È rimasto tutto il tempo all’ingresso. E poi non mi ha dato l’idea di uno che abbia bisogno di droghe per rimorchiare una ragazza.»
Sascha mi guardò incuriosito. «Perché?»
«Non era niente male.»
«Quell’ammasso di muscoli? Non dirmi che ti piacciono i tipi palestrati!»
Gli rivolsi un breve sorriso che lo fece arrossire.
«Cioè, voglio dire, non che la cosa mi interessi» borbottò tra sé.
«Adesso non è importante» osservai. «Piuttosto, dimmi che tipi sono Toni e Rolf. Secondo te sarebbero capaci di fare una cosa del genere?»
A questo punto scoppiò a ridere. «No, decisamente no.»
«Che cosa c’è di tanto comico?»
«Be’, tanto per cominciare Toni è il proprietario del club. Avrebbe avuto tutto da perdere. Ma non è solo questo.»
«Che cosa allora?»
Lui scrollò le spalle senza smettere di ridere. «È molto semplice, sono gay e stanno insieme da anni. Non credo proprio che uno dei due abbia mai avuto una relazione con una donna.»
Senza dubbio era un argomento convincente. Da parte sua nemmeno Zoe si sarebbe mai interessata a un maschio. Se qualche volta mi aveva fatto notare un tipo particolarmente carino, era stato solo per farmi un piacere.
«E il personale assunto per la serata?»
«Erano tutte ragazze» rispose Sascha succhiando dalla cannuccia.
Scossi la testa. «Non so perché, ma non riesco a immaginare che possa essere stata una ragazza. E tu?»
«No, neppure io.» Scostò da sé il bicchiere. «Sai, dopo quello che ti è successo, ho fatto qualche domanda ai miei colleghi. Quelli del pronto soccorso, intendo. Prima di te non avevo mai avuto a che fare con il GBL e volevo sapere quanto fosse diffuso nei locali. Mi hanno detto che non è affatto raro. Un collega che prima lavorava in città mi ha raccontato che succede quasi ogni fine settimana. Nella maggior parte dei casi le vittime sono donne, quindi si presume che siano in primo luogo uomini a usare quella sostanza.»
Sospirò. «Come uomo c’è da vergognarsi» aggiunse.
«Allora non potrebbe essere stato uno dei partecipanti alla festa che si è intrufolato dietro il bancone? Se quelli che lavoravano non si conoscevano, non se ne sarebbe accorto nessuno con la confusione che c’era. Soprattutto dato che erano tutti mascherati.»
Sascha annuì. «Io ogni tanto davo un’occhiata verso il bar e c’era proprio un gran casino. Rolf mi ha raccontato poi che non gli era mai successo di preparare così tanti cocktail in una sera sola. Perciò è plausibile che nella calca a un certo punto qualcuno si sia potuto intrufolare. Dopotutto la zona del bancone non è chiusa, perché il personale di servizio deve entrare e uscire velocemente.»
«Merda! Così siamo al punto di partenza.»
All’improvviso ero profondamente contrariata e avrei voluto lanciare qualcosa contro il muro, possibilmente un bicchiere che andasse in mille pezzi. Invece presi un tovagliolo di carta dal dispenser e lo ridussi a striscioline.
«Forse non è proprio così.» Sascha mi guardò con aria cospiratoria. «Posso fare ancora un tentativo.»
«E cioè?»
«Te lo dirò se funziona, va bene?»
«Perché non me lo dici adesso?»
«Perché non voglio prometterti niente che non possa mantenere. Lasciami giusto un pochino di tempo.»
Ma il tempo era proprio quello che mi mancava. Quando Sascha mi riaccompagnò a casa poco più tardi con la sua vecchia Seat, non riuscivo a smettere di pensare a Zoe. Al nostro incontro nel tunnel, alla sua espressione terrorizzata.
Cordelia aveva detto che forse non era ancora troppo tardi per Zoe... A patto che non andasse verso la luce, riflettei.
Speravo che avesse ragione. Cavolo, lo speravo davvero!