68.
Il cuore mi batteva sempre all’impazzata quando salii in macchina accanto a Sascha e ripartimmo. Sascha voleva sapere che cosa avessi scoperto nell’appartamento, ma non ero in grado di parlarne, quanto meno non subito. Avevo il viso rigato di lacrime e mi sembrava di essere sotto shock. Dovevo calmarmi, mettere ordine nel caos dentro di me.
Sascha lo comprese e mi lasciò tempo. Non mi fece pressioni e io gliene fui enormemente grata.
Dopo aver percorso all’incirca metà del tragitto in silenzio, gli chiesi di fermarsi in un’area di servizio. Raggiungemmo il parcheggio, ci fermammo a una certa distanza dalle altre auto e scendemmo.
Il cielo era grigio e nuvoloso e io inspirai a fondo la fredda aria autunnale. Il traffico sfrecciava sull’autostrada alle nostre spalle. Era un rumore vivo, ma in quel momento mi sembrava distante e irreale.
Alla fine ritrovai la calma sufficiente per spiegare a parole ciò che avevo trovato nell’appartamento. Con mani tremanti tirai fuori dalla tasca la ricevuta ripiegata e la porsi a Sascha. Lui aprì il foglio, gli gettò un’occhiata e fischiò tra i denti.
«Gamma-butirrolattone» lesse a voce alta e io annuii.
«Qualcuno ne ha ordinato un litro e lo ha pagato con la carta di credito di Gabi Neumann. Però non credo che sia stata Gabi Neumann.»
Sascha sgranò gli occhi. «Merda! Allora significa che...»
«Che Vanessa l’ha uccisa» conclusi al posto suo. «Già, può essere andata solo così. Si è insediata a casa di Gabi Neumann e ha ordinato il GBL al suo indirizzo. Quando l’ha ricevuto, si è recata a Fahlenberg con l’auto di Gabi, dopo aver lasciato al portinaio un biglietto per fare in modo che non sorgessero sospetti.»
«Ma come...»
«Non so come abbia fatto, ma Gabi Neumann le assomigliava. Non molto, ma era alta e aveva lunghi capelli biondi. Se è stata travolta da un treno, allora...»
«Smettila!» Alzò le mani e contorse la faccia disgustato. «Ho capito.»
Restammo in silenzio. Uno stormo di oche selvatiche in formazione volò sopra di noi. Nonostante il rumore del traffico riuscii a sentire i loro versi.
«Devo scoprire perché Vanessa ha fatto tutto questo» dissi infine.
«Smettila!» Sascha mi si parò davanti e mi guardò in preda all’agitazione. «Non farai nient’altro, capito? Adesso andrai alla polizia.»
«Non se ne parla proprio! Non finché lei ha Zoe. Se informiamo adesso la polizia, Vanessa non ci dirà mai dove la tiene.»
«Ma come pensi di arrivare a Zoe?»
Sospirai e Sascha rimase a fissare la nuvoletta del mio respiro. Era quasi invisibile. Proprio come l’ombra di Zoe che si stagliava a meno di dieci metri da noi davanti al rimorchio rosso di un autotreno.
«Ancora non lo so» dissi. «Ma non ho nessuna intenzione di far correre altri rischi a Zoe. Se Vanessa fuggisse, Zoe sarebbe perduta.»
«Ammesso che sia sempre viva.»
Lo guardai sgomenta, ma lui annuì serio.
«Scusa, Nikka, ma dobbiamo essere realistici. Quella pazza furiosa ha cercato di ucciderti, oppure te ne sei già dimenticata? E se avesse sulla coscienza anche questa Gabi Neumann, perché dovrebbe fermarsi di fronte a Zoe?»
«Be’, perché è sua sorella! E quale che sia il motivo che l’ha spinta a fare tutto questo, non riesco a immaginare che voglia uccidere Zoe.»
«D’accordo, forse hai ragione e non vuole eliminarla. Ma se lo avesse già fatto perché credeva che non le restasse altra scelta?»
La sua domanda mi trafisse come una coltellata nel petto, ma rifiutai tenacemente l’idea. Non avrei rinunciato a Zoe per nessun motivo.
«Parlerò con Vanessa» dissi.
Sascha strabuzzò gli occhi tanto che pensai gli uscissero dalle orbite. «Che cosa farai?»
«Le chiederò direttamente dove si trova Zoe.»
«Ma se è completamente matta?»
«Sascha, prova a pensarci! Vanessa è stata da me. Vuole dirmi qualcosa. Finora non ha parlato apertamente perché doveva tenere in piedi la sua finta. Ma le cose cambieranno quando si accorgerà che sono al corrente di tutto.»
Scosse la testa con enfasi. «Nikka, se tutto questo è vero, siamo di fronte a una folle omicida! Con una così non puoi parlare razionalmente. Sarebbe come cercare di convincere Hannibal Lecter a diventare vegetariano.»
«Lei non è il personaggio di un romanzo, per la miseria! È una persona come te e me.»
Mi guardò testardo. «Con l’unica differenza che né tu né io abbiamo mai ucciso nessuno, giusto? Io almeno non l’ho fatto!»
Un autoarticolato ci passò davanti rombando e andò a fermarsi accanto al rimorchio rosso. L’ombra di Zoe era sempre lì, come se stesse seguendo la nostra conversazione.
«Non abbiamo neppure la certezza che abbia ucciso Gabi Neumann» osservai, dopo che il mezzo ebbe spento il motore.
Sascha si passò una mano tra i capelli con un gesto nervoso. «Tu stessa hai appena detto...»
«Che così sembra, è vero. Ma lo sapremo con sicurezza soltanto dopo che avrò parlato con Vanessa. Voglio sapere perché ha agito così, e soprattutto voglio che mi dica dov’è Zoe.»
Lui abbassò lo sguardo e tamburellò con le dita sul tettuccio dell’auto. Poi tornò a fissarmi e fece un profondo sospiro. «D’accordo, allora parleremo con lei.»
«No, Sascha. Devo farlo da sola. A quattrocchi.»
«Non crederai davvero che ti lascerò da sola con quella pazza?!»
«Non c’è altro modo. Se ci fossi anche tu, si sentirebbe messa alle strette e non ci direbbe niente.»
«Ma...»
«Fidati di me, so badare a me stessa.»
Fece un altro sospiro, questa volta sembrava rassegnato. «Nikka, la cosa non mi piace. Non mi piace affatto.»
«Non piace neanche a me, credimi. Ma non vedo proprio altra possibilità.»
Ci fissammo per un po’ da sopra il tettuccio della macchina, e io vidi la paura nel suo sguardo.
Ero sicura che anche lui vedesse qualcosa di molto simile nel mio.