52.

Dopo tutto quello che era accaduto nei giorni precedenti, pensavo che niente sarebbe potuto andare peggio. Adesso però le cose erano addirittura molto peggio, e avevo bisogno con urgenza di un luogo dove sfogarmi. Così, dopo essere uscita da casa dei Wagner, non tornai a casa ma imboccai la lunga strada che portava al parcheggio del parco.

Durante i mesi estivi era frequente incontrare persone che camminavano e la sera c’erano anche coppiette sedute in macchina al parcheggio, ma appena iniziava la brutta stagione, la foresta di Fahlenberg si svuotava. Al massimo si incontrava qualche boscaiolo o qualche cacciatore.

Quel giorno invece non incontrai nessuno, ma mi andava bene così, e corsi a perdifiato fino alla radura dove Zoe e io ci incontravamo spessissimo fino a poco tempo prima.

Ero disperata, le lacrime mi rigavano le guance, ma quando arrivai, mi abbandonai a un vero e proprio accesso d’ira. Gridai, urlai, strepitai, presi a calci gli alberi come una furia, lanciai intorno a me pigne, sassi e rami spezzati. Se qualcuno mi avesse sentito, avrebbe creduto che fossi scappata dal manicomio.

Non me ne importava niente, però. Dovevo sfogare tutta la rabbia impotente che avevo dentro, la rabbia per la cecità dei genitori di Zoe. La gioia del ritrovamento gli aveva ottenebrato il cervello e gli impediva di capire che quella ragazza non era la loro figlia.

Ma soprattutto dovevo sfogare la rabbia contro la falsa Zoe. Quella stronza, che aveva organizzato tutto.

Non esisteva nessun misterioso sconosciuto, nessun tipo travestito da Scream, ne ero sempre più convinta. Era stata lei, soltanto lei!

Mi aveva avvelenato e aveva rapito la vera Zoe.

Doveva sapere dove si trovava la mia amica, ma come riuscire a farglielo confessare?

Sfogai la frustrazione finché fui così sfinita da dovermi sedere su un tronco d’albero. Avevo il fiato corto, mi dolevano le costole e il cuore mi batteva forte, come se volesse uscirmi dalla cassa toracica.

Quando mi misi in cammino verso casa poco più tardi, però, mi sentivo meglio.

Avevo di nuovo la mente lucida e sapevo che cosa avrei dovuto fare.

Presenza oscura
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