Capitolo terzo.
Malenkigrad

 

 

Una pedina è il pezzo più importante sulla scacchiera... per una pedina.

DEZHNEV SENIOR

 

 

11

 

Francis Rodano andò in ufficio presto la mattina successiva, lunedì, l’inizio della settimana. Il fatto di avere lavorato di domenica era abbastanza comune da non sorprenderlo. Il fatto di non avere dormito durante la notte appena finita lo sorprendeva.

Quando arrivò, con mezz’ora di anticipo sull’inizio ufficiale della giornata, Jonathan Winthrop era già là. E neppure questa era una sorpresa per Rodano.

Winthrop entrò nell’ufficio di Rodano un paio di minuti dopo l’ingresso di quest’ultimo. Si appoggiò alla parete, stringendo i gomiti con le mani, incrociando la gamba sinistra sulla destra e affondando la punta del piede nella moquette.

«Hai un’aria logora, Frank» esordì, aggrottando le ciglia sugli occhi scuri.

Rodano guardò la folta chioma grigia dell’altro, che lo relegava subito in seconda posizione in quanto a bellezza esteriore, e disse: «Mi sento logoro, ma speravo che non si vedesse.» Sapeva di avere eseguito i riti mattutini con estrema meticolosità e di essersi vestito con cura.

«Però, si vede. La tua faccia è lo specchio della tua anima. Bell’agente operativo saresti stato.»

Rodano replicò: «Non tutti siamo tagliati per essere agenti operativi.»

«Lo so. E non tutti sono tagliati per stare dietro una scrivania, del resto.» Winthrop si strofinò il naso bulboso, quasi volesse ridurlo a dimensioni normali. «Immagino che tu sia preoccupato per il tuo scienziato... quel tale... come si chiama?»

«Si chiama Albert Jonas Morrison» rispose stancamente Rodano. Al Dipartimento tutti fingevano di non conoscere il nome di Morrison, come se fossero ansiosi di sottolineare che quel progetto non era loro.

«D’accordo. Niente in contrario se fai il suo nome. Dunque, sei preoccupato per lui.»

«Sì, sono preoccupato per lui e per parecchie altre cose. Vorrei poter avere una visione più chiara di tutto.»

«E chi non lo vorrebbe?» Winthrop si sedette. «Senti, inutile preoccuparsi. Ti sei occupato di questa storia fin dall’inizio, e io te l’ho permesso perché sei in gamba. So benissimo che hai fatto il possibile per far funzionare le cose, perché tu hai il pregio di capirli, i russi.»

Rodano sussultò. «Non chiamarli così. Hai visto troppi film del ventesimo secolo. Non sono tutti russi, come noi non siamo tutti anglosassoni. Sono sovietici. Se vuoi capirli, cerca di capire in che modo loro considerano se stessi.»

«Certo. D’accordo. Hai scoperto cos’ha di tanto importante il tuo scienziato?»

«Nulla, a quanto ne so. Nessuno lo prende sul serio tranne i sovietici.»

«Pensi che i sovietici sappiano qualcosa che noi non sappiamo?»

«Qualcosa sanno, questo è certo, però non riesco a immaginare cosa ci trovino in Morrison. E non si tratta nemmeno dei sovietici. Si tratta di un loro scienziato, un fisico teorico di nome Shapirov. Può darsi che sia il tipo che ha ideato il procedimento di miniaturizzazione... ammesso che il procedimento sia stato ideato davvero. Gli scienziati esteri hanno un atteggiamento ambivalente riguardo Shapirov. È incostante e, non volendo calcare la mano, eccentrico. Ma i sovietici stravedono per lui, e lui stravede per Morrison, anche se questo forse è solo un altro segno della sua eccentricità. Poi negli ultimi tempi l’interesse per Morrison è passato dalla curiosità alla disperazione.»

«Ah? E come lo sai, Frank?»

«In parte tramite dei contatti all’interno dell’Unione Sovietica.»

«Ashby?»

«In parte.»

«Un bravo agente.»

«Impegnato da troppo tempo. Bisogna sostituirlo.»

«Non so... Meglio non ritirare uno che ha successo.»

«In ogni modo» disse Rodano, preferendo non controbattere «c’è stato un aumento improvviso dell’interesse per Morrison, che io controllavo da un paio d’anni.»

«Questo Shapirov, immagino, ha avuto un’altra folgorazione riguardo Morrison e ha convinto i rus... i sovietici che Morrison gli serviva.»

«Forse... ma il fatto strano è che a quanto pare Shapirov è sparito dalla circolazione e non si parla più di lui ultimamente.»

«Caduto in disgrazia?»

«Nessuna indicazione a questo proposito.»

«Potrebbe darsi, Frank. Se ha rifilato ai sovietici delle idiozie sulla miniaturizzazione e loro se ne sono accorti, non vorrei essere nei suoi panni. Anche se siamo nei bei tempi moderni, i sovietici non hanno mai imparato ad avere senso dell’umorismo quando li si prende in giro o gli si fa fare la figura degli sciocchi.»

«Forse è sparito dalla circolazione perché il progetto di miniaturizzazione sta entrando in una fase cruciale. Il che potrebbe anche spiegare l’improvviso bisogno disperato di Morrison.»

«Lui cosa sa della miniaturizzazione?»

«Solo che è sicuro che sia impossibile.»

«Assurdo, vero?»

Rodano disse cauto: «Ecco perché abbiamo lasciato che lo prendessero. C’è sempre la speranza che i pezzi si rimescolino e che il mosaico si ricombini in modo nuovo e cominci ad avere un senso.»

Winthrop guardò l’orologio. «Dovrebbe essere arrivato, ormai. Malenkigrad. Che nome! Nessuna notizia di incidenti aerei in nessun angolo del mondo la notte scorsa, quindi immagino che sia a destinazione.»

«Già... e proprio la persona sbagliata da mandare sul posto... a parte il fatto che i sovietici volevano proprio lui.»

«Perché la persona sbagliata? È instabile ideologicamente?»

«Dubito che abbia un’ideologia. È uno zero. Ci ho pensato tutta la notte e mi è sembrato un grosso errore. Non ha fegato e non è molto brillante, se non in senso accademico. Non credo abbia l’intuizione e l’iniziativa che forse saranno necessarie. Non è abbastanza sveglio, e non scoprirà nulla. Sarà in preda al panico dall’inizio alla fine, secondo me... e ormai sono quasi convinto che non lo rivedremo mai più. Lo imprigioneranno... o lo uccideranno... e sono stato io a mandarlo là.»

«Sono solo postumi di depressione notturna i tuoi, Frank. Sarà ottuso fin che vuoi, ma se assisterà per esempio a una dimostrazione di miniaturizzazione sarà capace di dircelo, o ci dirà cosa gli hanno fatto. Non è necessario che sia un acuto osservatore. Basta che ci dica quel che è successo, e ci penseremo noi ai ragionamenti e alle conclusioni.»

«Ma, Jon, può darsi che non lo rivediamo più.»

Winthrop appoggiò la mano sulla spalla di Rodano. «Non partire dando per scontato un disastro. Farò in modo che Ashby venga informato. Sarà fatto il possibile, e poi sicuramente i rus... sovietici si dimostreranno assennati e lo lasceranno andare se al momento opportuno eserciteremo con discrezione pressionisufficienti. Non ammalarti per questa stona. È una mossa in un gioco complesso, e se non funzionerà, amen. Ci sono altre mille mosse sulla scacchiera.»