3

 

La Boranova lo guardò calma. «Che ne direste di una breve passeggiata e di una panchina in riva al fiume? Il tempo è splendido.»

Morrison strinse leggermente la mano contusa con quella sana. Qualcuno si era voltato nella sua direzione quando aveva parlato in inglese, rifletté, ma ormai sembrava che quella curiosità momentanea si fosse spenta. Scosse la testa. «No, non credo. Dovrei partecipare alla conferenza.»

La Boranova sorrise, come se Morrison avesse ammesso che il tempo era in effetti splendido. «Non penso. Secondo me troverete più interessante una panchina in riva al fiume.»

Per un attimo brevissimo Morrison ebbe l’impressione che quel sorriso femminile potesse avere intenti seduttivi. Possibile che Natalya Boranova volesse...

Accantonò il pensiero ancor prima di averlo formulato chiaramente a sé stesso. No, certe cose erano superate perfino all’olovisione... La storia della bella spia russa che usa il corpo sinuoso per incantare l’ingenuo americano...

Innanzitutto, lei non era bella e non aveva un corpo sinuoso. E poi non dava proprio l’impressione di avere in mente una cosa del genere. Senza contare che Morrison, dopotutto, non era così ingenuo, e nemmeno interessato.

Eppure si ritrovò ad accompagnarla attraverso il campus, in direzione del fiume.

Camminarono adagio, e Natalya Boranova gli parlò allegramente del marito Nikolai e del figlio Aleksandr, che andava a scuola ed era appassionato chissà perché di biologia, nonostante la madre fosse una studiosa di termodinamica. Inoltre, Aleksandr era un pessimo giocatore di scacchi, con grande delusione del padre, ma mostrava una discreta predisposizione al violino.

Morrison non ascoltò. Stava sforzandosi di ricordare quel che aveva sentito riguardo l’interesse sovietico per la miniaturizzazione, per capire che legame potesse esserci tra quella materia e il suo lavoro.

La Boranova gli indicò una panchina. «Questa sembra abbastanza pulita.»

Si sedettero. Morrison fissò il fiume, osservando con occhi vacui le auto che sfilavano lungo l’autostrada sul loro lato e la linea parallela di veicoli sulla sponda opposta, mentre il fiume era solcato da imbarcazioni da canottaggio simili a tanti millepiedi.

Rimase in silenzio, e la Boranova fissandolo pensierosa infine disse: «Non la trovate interessante?»

«Interessante, cosa?»

«La mia proposta di venire in Unione Sovietica.»

«No!» rispose brusco Morrison.

«Perché no? I vostri colleghi americani non accettano le vostre idee, siete depresso per questo, e state cercando di uscire dal vicolo cieco in cui siete finito... dunque perché non venite da noi?»

«Dato che avete indagato sulla mia vita, è logico che sappiate che le mie idee non sono accettate, ma chi vi dice che io sia poi tanto depresso per questo?»

«Una persona normale lo sarebbe. E basta parlare con voi per esserne certi.»

«Voi le accettate, le mie idee?»

«Io? Io non sono del vostro ramo. Non so nulla, o molto poco, del sistema nervoso.»

«Dunque, accettate semplicemente la valutazione di Shapirov circa le mie idee?»

«Sì. E anche se non l’accettassi, i problemi disperati possono richiedere rimedi disperati. Che male ci sarebbe se come rimedio provassimo le vostre idee? Sicuramente non peggioreremmo la situazione.»

«Be’, le mie idee le avete. Sono state divulgate pubblicamente.»

La Boranova lo fissò. «Noi non pensiamo che siano state divulgate tutte. Ecco perché vogliamo proprio voi.»

Morrison rise, una risata amara. «Ma a che posso servire io se il problema è la miniaturizzazione? Se voi sapete poco o nulla del cervello, io in fatto di miniaturizzazione ne so ancora meno.»

«Cosa sapete di preciso della miniaturizzazione?»

«Solo due cose. Che pare che i sovietici la stiano studiando... e che è impossibile.»

La Boranova contemplò pensosa il fiume. «Impossibile? E se vi dicessi che siamo riusciti nell’impresa?»

«Sarebbe come se mi diceste che gli asini volano.»

«Perché dovrei mentirvi?»

«Io espongo solo un dato di fatto. Non mi interessano i motivi.»

«Perché siete tanto sicuro che la miniaturizzazione sia impossibile?»

«Riducendo un uomo alle dimensioni di una mosca, tutta la massa di quest’uomo sarebbe concentrata nel volume di una mosca. Ci si ritroverebbe con una densità pari...» Morrison si interruppe per pensare. «...Pari a circa centocinquantamila volte quella del platino.»

«E se la massa venisse ridotta in proporzione?»

«Allora si avrebbe nell’uomo miniaturizzato un atomo per ogni tre milioni di atomi dell’originale. Oltre ad avere le dimensioni di una mosca, l’uomo miniaturizzato avrebbe anche le capacità mentali di una mosca.»

«E riducendo anche gli atomi?»

«Se state parlando di atomi miniaturizzati, la costante di Planck, che è un elemento quantitativo fondamentale del nostro Universo, esclude questa possibilità. Degli atomi miniaturizzati sarebbero troppo piccoli per adattarsi alla struttura dell’Universo.»

«E se vi dicessi che anche la costante di Planck è stata ridotta, che un uomo miniaturizzato dunque si troverebbe racchiuso in un campo in cui la struttura dell’Universo sarebbe incredibilmente più fine di quella esistente in condizioni normali?»

«In tal caso non vi crederei.»

«Senza esaminare la cosa? Vi rifiutereste di credere in base a semplici preconcetti, proprio come i vostri colleghi si rifiutano di credervi?»

Morrison rimase un attimo in silenzio.

«Non è la stessa cosa» borbottò infine.

«Non è la stessa cosa?» ripeté la Boranova, tornando a contemplare il fiume. «In che senso?»

«I miei colleghi pensano che abbia torto. Secondo loro, le mie idee non sono assurde teoricamente... sono solo sbagliate.»

«Mentre la miniaturizzazione è impossibile.»

«Sì.»

«Allora venite a vedere. Se salterà fuori che la miniaturizzazione è impossibile, come sostenete, almeno trascorrerete un mese in Unione Sovietica ospite del governo sovietico, spesato di tutto. Potete anche portare con voi un amico, o un’amica, se lo desiderate.»

Morrison scosse la testa. «No, grazie. Preferisco star qui. Anche se la miniaturizzazione fosse possibile, non è il mio campo. Non mi servirebbe, né mi interesserebbe.»

«Come fate a saperlo? E se la miniaturizzazione vi offrisse l’opportunità di studiare la fisica neurale come non l’avete mai studiata finora... come nessuno l’ha mai studiata finora? E se, facendolo, riusciste ad aiutarci? A noi andrebbe bene così.»

«Come potete offrirmi un nuovo modo di studiare la fisica neurale?»

«Ma, dottor Morrison, è proprio questo il succo del nostro discorso. Non potete dimostrare le vostre teorie perché non potete studiare abbastanza dettagliatamente delle singole cellule nervose senza danneggiarle. Ma se noi vi offrissimo un neurone grande quanto il Cremlino permettendovi di studiarlo molecola per molecola?»

«Intendete dire che siete in grado di invertire il processo di miniaturizzazione e di ingrandire un neurone a vostro piacimento?»

«No, non siamo in grado di farlo, per ora. Però possiamo rimpicciolire voi a nostro piacimento, e il risultato sarebbe lo stesso, no? Morrison si alzò, fissando la donna.»

«No» disse con voce soffocata. «Siete pazza? Pensate che io sia pazzo? Addio! Addio!»

Si voltò e si allontanò velocemente.

Natalya Boranova lo chiamò. «Dottor Morrison, ascoltatemi.»

Morrison fece un gesto deciso di rifiuto con la destra e si lanciò di corsa attraverso il viale, schivando a stento le auto. Si ritrovò in albergo, ansimante, ad attendere i’ascensore fremendo di impazienza.

“Pazza!” pensò. Voleva miniaturizzarlo, tentare quell’operazione impossibile su di lui... O sperimentare l’attuabilità del processo su di lui, il che sarebbe stato infinitamente peggio.

 

 

4

 

Morrison tremava ancora quando giunse di fronte alla porta della sua camera.

Reggendo il rettangolo di plastica della chiave, respirando affannosamente, si chiese se la Boranova conoscesse il numero della stanza. Certo, avrebbe potuto scoprirlo se era proprio decisa a stargli appresso. Guardò il corridoio in entrambe le direzioni, temendo di vederla arrivare di corsa col viso contratto, i capelli scompigliati, le mani protese.

Morrison scosse la testa. Che assurdità. Cosa poteva fargli? Non poteva trascinarlo via di peso, no? Né poteva costringerlo a fare qualcosa contro la sua volontà. Che razza di terrore infantile stava invadendolo?

Respirò a fondo e infilò la chiave nella fessura. Sentì il lieve scatto della serratura, estrasse la chiave, e la porta si spalancò.

L’uomo seduto sulla poltroncina di vimini accanto alla finestra gli sorrise e disse: «Entrate.»

Morrison lo fissò stupito, poi si girò a controllare il numero della camera.

«No, no, è proprio la vostra stanza. Su, entrate e chiudete la porta.»

Morrison obbedì, fissando lo sconosciuto, ammutolito per lo stupore.

Era un tipo paffuto, non proprio grasso, che occupava la poltroncina da un bracciolo all’altro. Indossava una giacca di cotone a righe e una camicia così bianca che sembrava luccicare. Non era ancora calvo, però lo stava diventando, e quel che rimaneva della sua capigliatura castana erano ciocche di riccioli crespi. Non portava occhiali, ma aveva un paio di occhi piccoli dall’aria miope, il che forse era un dato ingannevole... o indicava la presenza di lenti a contatto.

«Siete rientrato di corsa, vero? Vi ho osservato» disse lo sconosciuto indicando la finestra. «Eravate seduto sulla panchina, poi vi siete alzato e siete tornato in albergo di gran carriera. Speravo appunto che saliste in camera vostra. Non mi andava l’idea di restare qui ad aspettarvi tutto il giorno.»

«Eravate qui per osservarmi dalla finestra?»

«No, assolutamente. È stato un caso che siate uscito con la signora e vi siate messi su quella panchina. Un caso vantaggioso ma imprevisto, direi. Comunque, nessun problema. Se non avessi potuto seguirvi dalla finestra, ci sarebbe stato qualcun altro a osservarvi.

Nel frattempo Morrison aveva ripreso fiato, e la sua mente si era calmata abbastanza da formulare la domanda che a rigor di logica avrebbe dovuto avere la precedenza in quella conversazione. «Ma voi chi siete, si può sapere?»

Sorridendo, l’uomo estrasse un portafoglio dalla tasca interna della giacca e lo aprì. «Firma, ologramma, impronta digitale, impronta vocale» disse.

Morrison guardò l’ologramma, poi la faccia sorridente. Anche l’ologramma sorrideva. «D’accordo, siete della sicurezza. Però questo non vi dà il diritto di penetrare così nel mio alloggio. Chiunque può contattarmi. Potevate chiamarmi dall’atrio o bussare alla porta.»

«Volendo sottilizzare, avete ragione, naturalmente. Ma ho preferito incontrarvi con la maggior discrezione possibile. E poi ho approfittato della nostra vecchia conoscenza.»

«Quale vecchia conoscenza?»

«Due anni fa... Non ricordate? A un convegno internazionale a Miami. Presentavate una relazione e l’accoglienza non era delle migliori...»

«Ricordo l’episodio. Ricordo la relazione. Quello che non ricordo siete voi.»

«Non mi sorprende, in un certo senso. Ci siamo incontrati in seguito. Vi ho fatto delle domande, e abbiamo anche bevuto qualche drink insieme.»

«Non la considero una vecchia conoscenza... Francis Rodano?»

«Il mio nome, esatto. L’avete perfino pronunciato correttamente. Accento sulla seconda sillaba, a marcata. Memoria subliminale, evidentemente.»

«No, non mi ricordo di voi. n nome era sul vostro documento... E adesso preferirei che ve ne andaste.»

«Vorrei parlarvi in veste ufficiale.»

«A quanto pare, tutti vogliono parlare con me. A che proposito?»

«A proposito del vostro lavoro.»

«Siete un neurofisico?»

«Certo che no. Sono laureato in lingue slave, e ho un diploma complementare in economia.»

«Allora di cosa possiamo parlare? Col russo me la cavo, ma probabilmente voi lo sapete meglio di me. Di economia invece non so nulla.»

«Possiamo parlare del vostro lavoro... come abbiamo fatto due anni fa. Sentite, perché non vi accomodate? È la vostra stanza, questa, e non vi ruberò molto tempo. Se volete sedere su questa poltroncina, ve la cedo volentieri.»

Morrison si sedette accanto al letto. «Sbrighiamoci. Cosa volete sapere riguardo il mio lavoro?»

«La stessa cosa che volevo sapere due anni fa. È fondata la vostra idea secondo cui nel cervello ci sarebbe una struttura specifica responsabile in particolare del pensiero creativo?»

«Non è proprio una struttura. Non è qualcosa che si possa definire in modo tradizionale. È una rete neuronica. E... sì, io penso che sia fondata, è evidente. Il fatto è che tutti gli altri la pensano diversamente, perché non riescono a individuarla e non hanno prove della sua esistenza.»

«Voi l’avete individuata?»

«No. Io ragiono in senso inverso partendo dai risultati che ho e dalla mia analisi delle onde cerebrali, ma a quanto pare non sono convincente. Le mie analisi non sono... ortodosse.» Morrison aggiunse amaro: «In questo campo con l’ortodossia non sono approdati a nulla, però non mi consentono di essere non ortodosso.»

«Ho sentito dire che nelle vostre analisi elettroencefalografiche usate delle tecniche matematiche che oltre a essere poco ortodosse sono completamente sbagliate. Un conto è essere poco ortodossi, un altro conto è sbagliare.»

«L’unico motivo per cui dicono che sbaglio è che non posso dimostrare di avere ragione. L’unico motivo per cui non posso dimostrare di avere ragione è il fatto di non potere studiare abbastanza dettagliatamente un neurone cerebrale isolato.»

«Avete provato a studiarli? Lavorando con un cervello umano vivo non ci si espone a gravi conseguenze penali e a serie imputazioni?»

«Certo. Non sono pazzo. Ho lavorato con degli animali. Devo fare così.»

«Due anni fa mi avete detto le stesse cose. Dunque mi pare di capire che negli ultimi due anni non avete fatto alcuna scoperta sensazionale.»

«No, nessuna. Eppure sono ugualmente convinto di avere ragione.»

«Il fatto che siate convinto non ha importanza se non riuscite a convincere nessun altro. Ma ora devo farvi un’altra domanda... Negli ultimi due anni avete fatto qualcosa che sia riuscito a convincere i sovietici?»

«I sovietici?»

«Sì. Cos’è questo atteggiamento di sorpresa, dottor Morrison? Non avete trascorso un paio d’ore a conversare con la dottoressa Boranova? Non è lei la persona da cui vi siete appena congedato in fretta e furia?»

«La dottoressa Boranova?» Morrison, confuso, fu solo capace di ripetere quelle parole.

La faccia di Rodano conservò l’espressione affabile di prima. «Esattamente. La conosciamo bene. La teniamo d’occhio quando si trova negli Stati Uniti.»

«Da come parlate, si direbbe che siamo ancora nei vecchi tempi oscuri «borbottò Morrison.»

Rodano si strinse nelle spalle. «No, assolutamente. Non c’è il pericolo di una guerra nucleare, adesso. Siamo cortesi l’un l’altro, i sovietici e noi. Collaboriamo nello spazio. Abbiamo una base mineraria comune sulla Luna, e libertà di ingresso nei rispettivi insediamenti spaziali. Quindi, siamo nei bei tempi moderni. Però, dottore, certe cose non cambiano del tutto. Noi teniamo d’occhio i nostri cari compagni sovietici per accertarci che rimangano sulla retta via. Perché non dovremmo farlo? Anche loro ci tengono d’occhio.»

Morrison disse: «Voi tenete d’occhio anche me, a quanto sembra.»

«Ma eravate con la dottoressa Boranova. Inevitabile che vi vedessimo.»

«Non accadrà più, ve lo garantisco. Se possibile, intendo mantenere le distanze da lei. È pazza.»

«Dite sul serio?»

«Eccome... Sentite, per quel che mi riguarda quello di cui lei e io abbiamo parlato non è affatto segreto, e posso ripeterlo liberamente. La Boranova è impegnata in un imprecisato progetto di miniaturizzazione.»

«Ne abbiamo sentito parlare» fece Rodano tranquillo. «Negli Urali hanno un’intera cittadina dove si svolgono solo esperimenti di miniaturizzazione.»

«Vi risulta che stiano ottenendo qualcosa di concreto?»

«Ce lo chiediamo anche noi.»

«La Boranova ha detto che hanno avuto successo, che sono riusciti davvero a ottenere la miniaturizzazione.»

Rodano rimase zitto.

Morrison attese un attimo che l’altro parlasse, poi proseguì. «Ma è impossibile, credetemi. Scientificamente impossibile. Rendetevene conto!... O almeno fidatevi di quel che dico, dal momento che il vostro settore è quello delle lingue slave e dell’economia.»

«Il vostro giudizio non serve, amico mio. Molti altri dicono che è impossibile, eppure noi siamo ugualmente curiosi. I sovietici sono liberi di giocare con la miniaturizzazione a loro piacimento, ma noi non vogliamo che l’abbiano a meno di non averla anche noi. Dopotutto, non sappiamo in che modo potrebbe venire impiegata.»

«In nessun modo! In nessun modo!» esclamò Morrison accalorandosi. «È inutile stare a preoccuparsi. Se il nostro governo non vuole che l’Unione Sovietica progredisca troppo tecnologicamente, be’, dovrebbe incoraggiare questa assurdità della miniaturizzazione. Lasciate che i sovietici spendano tempo, denaro e materiali, e che concentrino tutte le loro capacità scientifiche sulla miniaturizzazione... Sarà uno spreco colossale.»

«Eppure» disse Rodano «io non credo che la dottoressa Boranova sia pazza o sciocca, come non credo che lo siate voi, pazzo o sciocco... Sapete cosa pensavo osservando voi due che parlavate fitto fitto su quella panchina? Mi è sembrato che lei volesse il vostro aiuto. Forse credeva che con le vostre teorie neurofisiche avreste potuto dare un qualche contributo alla corsa alla miniaturizzazione sovietica. Può darsi che le loro strane teorie e le vostre strane teorie messe assieme conducano a qualcosa tutt’altro che strano... Almeno, questo è quel che penso.»

Morrison serrò le labbra. «Vi ho detto che non ho segreti, io, quindi ammetto che avete ragione. Sì, la Boranova in effetti vuole che vada in Unione Sovietica e li aiuti nel loro progetto di miniaturizzazione. Non vi chiederò com’è che lo sapete, ma non credo che si tratti di una semplice congettura azzeccata da parte vostra, per cui non cercate di convincermi che avete tirato a indovinare.» Rodano sorrise e Morrison continuò. «Comunque, io ho risposto di no. Mi sono rifiutato nel modo più assoluto. Mi sono alzato e mi sono allontanato subito... in fretta. Mi avete visto anche voi. Ecco come stanno le cose. Avrei riferito l’episodio se mi aveste dato il tempo di farlo. Lo sto raccontando ora, proprio a voi. E potete credermi, perché in nessun caso mi sognerei di partecipare a un progetto completamente assurdo. Anche se volessi lavorare contro il mio paese, cosa non vera, rimango sempre un fisico con abbastanza criterio da non imbarcarmi in un’impresa folle, quindi non sceglierei certo un progetto senza speranza. Qui siamo a livello di cose tipo il moto perpetuo, o l’antigravità, o la propulsione ultraluce, o...» Morrison stava sudando copiosamente.

E Rodano intervenne pacato: «Vi prego, dottor Morrison, nessuno dubita della vostra fedeltà. Io, no di certo. Non sono qui in quanto turbato dalla vostra discussione con quella russa. Sono qui perché immaginavamo che forse lei vi avrebbe contattato e temevamo che non le avreste dato retta.»

«Cosa?»

«Cercate di capirmi, dottor Morrison... per favore. Noi suggeriremmo, anzi vorremmo proprio, che voi andaste in Unione Sovietica con la dottoressa Boranova.»

 

 

5

 

Morrison fissò Rodano e impallidì, mentre il labbro inferiore gli tremava leggermente. Si lisciò i capelli con la destra e disse: «Perché volete che vada in Unione Sovietica?»

«Non io personalmente. È il governo degli Stati Uniti a volerlo.»

«Perché?»

«Per ovvie ragioni. Se L’Unione Sovietica è impegnata in esperimenti di miniaturizzazione, ci piacerebbe essere informati il più possibile sul loro andamento.»

«Avete la Boranova. Lei senza dubbio sa parecchie cose. Prendetela e costringetela a parlare.»

Rodano sospirò. «Scherzate, vero? Sapete benissimo che non possiamo farlo oggigiorno. I sovietici reagirebbero subito in modo assai poco simpatico per ripagarci, e avrebbero l’appoggio dell’opinione pubblica mondiale. Quindi non perdiamo tempo in battute del genere.»

«D’accordo. Non possiamo agire usando la brutalità. Ma immagino che abbiamo degli agenti che tentano di scoprire tutti i particolari utili.»

«Che tentano... la parola giusta, dottore. Abbiamo i nostri agenti in Unione Sovietica, per non parlare dei raffinati apparati di spionaggio sulla Terra e nello spazio, e loro hanno degli agenti qui in casa nostra. Ma oltre a essere molto abili nel ficcare il naso in giro con discrezione, siamo anche tutti molto abili nel campo della segretezza... anzi, i sovietici sono forse ancor più bravi di noi. Non siamo più in quelli che chiamate i vecchi tempi oscuri, però l’Unione Sovietica rimane tuttora una società abbastanza chiusa, e ha avuto più di un secolo di tempo per allenarsi a tenere le cose sotto chiave.»

«Allora cosa vi aspettate che faccia, io?»

«Voi siete un caso diverso. Un normale agente viene inviato in Unione Sovietica o in una zona in cui i sovietici operano sfruttando una copertura che potrebbe saltare. L’agente deve insinuarsi in un posto dove la sua presenza non è sostanzialmente gradita e riuscire a procurarsi informazioni segrete. Non è facile. Di solito l’agente fallisce e a volte viene catturato, il che è sempre una faccenda antipatica per tutti. Nel vostro caso, però, sono i russi a chiedervi di andare. Si comportano come se avessero un gran bisogno di voi. E vi condurranno proprio in mezzo alle loro installazioni segrete. Sarà un’occasione unica per voi.»

«Ma mi hanno chiesto di andare in queste ultime due ore. Com’è che siete così bene informato su questa storia?»

«I sovietici si interessano a voi da parecchio tempo. Due anni fa ho fatto in modo di parlarvi proprio perché anche allora sembrava che gli steste a cuore, e noi eravamo curiosi di scoprire il perché. Così quando hanno fatto la loro mossa, eravamo pronti.»

Morrison tamburellò con le dita sul bracciolo della sedia, producendo un ticchettio con le unghie. «Vediamo se ho capito... Devo accettare di seguire Natalya Boranova in Unione Sovietica, probabilmente nella zona in cui si suppone che loro stiano lavorando alla miniaturizzazione. Devo fingere di aiutarli...»

«Non c’è bisogno che fingiate» intervenne tranquillo Rodano. «Aiutateli se potete, soprattutto se in questo modo riuscirete a conoscere meglio il processo.»

«D’accordo... devo aiutarli, per poi darvi le informazioni in mio possesso una volta tornato a casa.»

«Appunto.»

«E se non ci fossero informazioni? Se l’intera cosa fosse un bluff gigantesco, se stessero solo ingannando sé stessi, se stessero seguendo un novello Lysenko in un vicolo cieco?»

«Allora ce lo riferirete. Ci piacerebbe saperlo... l’importante è sapere con certezza non limitarsi a supporre. In fin dei conti i sovietici, e di questo siamo abbastanza sicuri, credono che noi stiamo facendo progressi nel campo dell’antigravità. Può darsi, ma non è detto... Loro non lo sanno di preciso, e noi non intendiamo consentirgli di scoprire la verità. Dato che non chiediamo a nessuno scienziato sovietico di venire ad aiutarci, non gli facilitiamo le cose. Sempre restando in argomento, pare anche che i cinesi stiano lavorando alla propulsione ultraluce. Guarda caso, Sono due cose teoricamente impossibili, stando a quanto avete detto voi. Comunque, non mi risulta che qualcuno stia dedicandosi al moto perpetuo.»

«Sono giochetti ridicoli tra le nazioni, questi» osservò Morrison. «Perché le nazioni non collaborano tra loro in questi settori? È come se fossimo ancora nei vecchi tempi oscuri.»

«Non proprio. Ma il fatto di essere nei bei tempi moderni non significa che siamo in paradiso. Ci sono ancora residui di dubbio e sospetto, si tenta ancora di compiere un grande passo in avanti prima che qualcun altro lo faccia. Forse è addirittura un bene. Il desiderio egoistico di grandezza, a patto che non conduca alla guerra, può consentirci di progredire più in fretta. Smettendo di cercare di avvantaggiarsi sui vicini e gli amici potremmo ritrovarci vittime dell’indolenza e della decadenza.»

«Dunque, se accetterò di andare là e poi vi darò la mia assicurazione autorevole che i sovietici stanno facendo un buco nell’acqua o stanno effettivamente ottenendo risultati di un certo tipo, contribuirò non solo al progresso e al vigore degli Stati Uniti ma anche a quello del mondo intero... Unione Sovietica compresa.»

Rodano annuì. «Una buona prospettiva secondo cui guardare la cosa.»

Morrison disse: «Devo ammetterlo... come imbroglioni siete in gamba. Ma non ci casco. Io sono a favore della collaborazione tra le nazioni, e non intendo prestarmi a questi giochi pericolosi stile ventesimo secolo in un secolo razionale come il ventunesimo. Ho risposto alla Boranova che non sarei andato e lo ripeto anche a voi.»

«Vi rendete conto che è il vostro governo a chiedervi di farlo?»

«Mi rendo conto che siete voi a chiedermelo, e vi rispondo di no. Comunque, se siete davvero portavoce dell’opinione governativa, sono pronto a rispondere di no anche al governo.»

 

 

6

 

Morrison alzò il mento, rosso in viso. Il cuore gli batteva forte, e un senso di eroismo lo pervadeva.

“Nulla potrà farmi cambiare idea” pensò. “Cosa possono farmi? Sbattermi in prigione? E per cosa? Devono avere un’imputazione.”

Attese dall’altro una reazione di collera. Delle minacce.

Rodano si limitò a guardarlo con un’espressione controllata di perplessità.

«Perché rifiutate, dottor Morrison?» chiese. «Non avete un briciolo di patriottismo?»

«Passi il patriottismo. Ma la follia no.»

«Perché parlate di follia?»

«Sapete cosa hanno intenzione di farmi?»

«Ditemelo.»

«Intendono miniaturizzarmi e piazzarmi in un corpo umano a studiare dall’interno lo stato neurofisico di -una cellula cerebrale.»

«Perché dovrebbero farlo?»

«A quanto sostengono, per aiutarmi nelle mie ricerche, il che dovrebbe servire anche a loro... solo che io non ho alcuna intenzione di sottopormi a un simile esperimento.»

Rodano si strofinò piano i capelli crespi, scompigliandoli, e subito si affrettò a lisciarli, quasi gli premesse non mostrare troppa cute rosea.

Disse: «È assurdo che vi preoccupiate. Mi avete detto che la miniaturizzazione è impossibile... quindi non possono miniaturizzarvi, quali che siano le loro intenzioni o i loro desideri.»

«Comunque effettueranno qualche esperimento imprecisato su di me. Dicono di avere la miniaturizzazione, il che significa che sono bugiardi o pazzi, e io non permetterò che dei pazzi o dei bugiardi si servano di me per i loro giochetti... né per accontentare loro, né per accontentare voi, né per accontentare il governo americano.»

«Non sono pazzi» osservò Rodano. «E quali che siano le loro intenzioni, sanno benissimo che li riterremmo responsabili del benessere di un cittadino americano invitato da loro nel loro paese.

«Grazie! Li riterreste responsabili, eh? Come? Inviando una nota formale di protesta? Trattenendo un loro cittadino per rappresaglia? E poi chi dice che mi giustizieranno pubblicamente nella Piazza Rossa? E se decidessero che non devo tornare in patria a riferire del loro lavoro nel campo della miniaturizzazione? Mi useranno per i loro scopi, poi vorranno evitare che il governo americano tragga vantaggio dalle conoscenze che forse avrò acquisito da loro nel frattempo. Così organizzeranno un piccolo incidente. Che peccato! Come ci dispiace! E, naturalmente, pagheranno un risarcimento alla mia famiglia afflitta e spediranno qui una bara avvolta nella bandiera. No, grazie. Le missioni suicide non fanno per me.»

Rodano disse «Voi drammatizzate. Sarete un ospite. Li aiuterete se potrete, e non è necessario che cerchiate a tutti i costi di scoprire delle informazioni. Non vi chiediamo di agire da spia... Anche senza strafare, anche senza esporvi, è probabile che veniate a sapere qualcosa, e noi ve ne saremo grati. E poi, là ci saranno dei nostri uomini che vi terranno d’occhio se possibile. Vogliamo che torniate a casa sano e salvo...»

«Se possibile» aggiunse Morrison.

«Se possibile» annuì Rodano.

«Non possiamo promettervi miracoli. Ci credereste, se lo facessimo?»

«Fate quel che vi pare, questo non è un lavoro adatto a me. Non sono così coraggioso. Non intendo diventare una pedina in una partita assurda, rischiando magari la vita, solo perché voi, o il governo, me lo chiedete.»

«Vi spaventate senza motivo.»

«No. La paura ha un ruolo importante... Chi ha paura si muove con cautela e salva la pelle. I tipi come me ricorrono a una dote particolare per rimanere vivi... si chiama vigliaccheria. Può darsi che sia deprecabile essere un vigliacco per chi ha i muscoli e il cervello di un toro, ma non è certo una colpa grave per chi è debole e gracile come me. Comunque, non sono tanto vigliacco da lasciarmi imporre un ruolo suicida solo per paura di rivelare la mia debolezza. La rivelo volentieri, e vi ripeto che non sono abbastanza coraggioso per questo incarico. E adesso andatevene, per favore.»

Rodano sospirò, scrollò le spalle, accennò un sorriso e si alzò lentamente. «Il discorso è chiuso, allora. Non possiamo costringervi a servire il vostro paese se non volete.»

Andò verso la porta, strascicando un po’ i piedi, poi mentre allungava la mano al pomello si voltò e disse: «Eppure, sono leggermente frastornato. Mi sono sbagliato, temo... e io detesto sbagliarmi.»

«Perché? Cosa avete fatto? Avete scommesso cinque dollari con qualcuno che avrei fatto salti di gioia alla prospettiva di offrire la mia vita per la patria?»

«No. Pensavo che avreste fatto salti di gioia se vi avessero offerto l’opportunità di migliorare la vostra carriera. In fin dei conti, adesso non state combinando nulla. Le vostre idee non vengono ascoltate, i vostri studi rimangono nel cassetto... Il vostro incarico universitario probabilmente non verrà rinnovato, e scordatevi pure qualsiasi sovvenzione governativa ora che avete respinto la nostra richiesta. L’anno prossimo vi ritroverete senza entrate e senza una posizione. Eppure non volete andare in Unione Sovietica, mentre io ero certo che l’avreste fatto visto che è l’unico sistema per salvare la vostra carriera... In questa situazione, cosa farete?»

«È un problema mio.»

«No. È un problema nostro. In questo nostro bel mondo nuovo l’elemento chiave è il progresso tecnologico... il prestigio, l’influenza, le capacità che derivano dall’essere in grado di fare quello che altre potenze non sono in grado di fare. C’è una gara in corso tra i due principali contendenti e i rispettivi alleati, tra noi e loro, tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Malgrado tutta la nostra cauta amicizia, siamo ancora in competizione. Gli elementi in campo sono gli scienziati e i tecnici, e qualsiasi elemento insoddisfatto potrebbe essere usato dalla fazione opposta. Voi siete un elemento insoddisfatto, dottor Morrison. Capite quello che sto dicendo?»

«Capisco che adesso passerete alle offese.»

«Voi avete dichiarato che la dottoressa Boranova vi ha invitato a visitare l’Unione Sovietica. Ma sarà proprio vero? Non può darsi che vi abbia invitato a rimanere negli Stati Uniti a lavorare per l’Unione Sovietica promettendovi di appoggiare le vostre?»

«Avevo ragione. State offendendo»

«È il mio compito, comportarmi così... se devo. Forse in fin dei conti ho ragione, forse avete colto al volo l’opportunità di migliorare la vostra carriera. Solo che intendete farlo in modo diverso da come pensavamo noi... cioè rimanendo qui e accettando il denaro o l’appoggio sovietico in cambio delle informazioni che riuscirete a passargli.»

«Siete fuori strada. Non potete dimostrarlo, non avete alcuna prova a sostegno di una simile ipotesi.»

«Però posso sospettare, e anche altri possono sospettare. Quindi ci assicureremo di tenervi costantemente sotto sorveglianza. Voi con la scienza avrete chiuso. La vostra vita professionale finirà definitivamente. Mentre potete evitare tutto questo facendo semplicemente quello che vi chiediamo, andando in Unione Sovietica.»

Morrison serrò le labbra e disse con voce strozzata: «Mi state minacciando, il vostro è un brutale tentativo di ricatto, e io non cederò. Correrò i miei rischi. Le mie teorie sul centro del pensiero del cervello sono esatte, e un giorno saranno accettate... qualunque cosa facciate, voi o chiunque altro.»

«Non potete vivere di sole speranze aspettando quel giorno.»

«Allora morirò. Fisicamente sarò un vigliacco, ma moralmente no. Addio.»

Rodano, con un’ultima occhiata di lieve commiserazione, se ne andò.

E Morrison, scosso da uno spasmo di paura e annichilimento, sentì che l’atteggiamento di sfida che l’aveva animato svaniva lasciando dietro di sé una disperazione assoluta.