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Il telefono di Ray squillò mentre stavano costeggiando Cardiff. Guardò il display.

«Notizie da Penfach».

Kate restò in attesa, mentre Ray veniva aggiornato su quanto era accaduto.

«Grazie a Dio» disse. «Nessun problema. Grazie per avermi informato».

Chiuse la telefonata e fece un respiro profondo. «Sta bene. Cioè, non sta bene, ma è viva».

«E Petersen?»

«Non è stato altrettanto fortunato. A quanto dicono, Jenna stava scappando lungo la scogliera. Lui l’ha raggiunta e hanno lottato, poi Petersen è precipitato in mare».

Kate ebbe un sussulto. «Che brutta morte».

«Se l’è meritata» disse Ray. «Se vuoi sapere come la penso, non credo che sia caduto da solo. Ma quelli dell’anticrimine di Swansea hanno fatto bene a chiudere il caso e ad archiviarlo come un incidente».

Rimasero in silenzio.

«Quindi torniamo a casa?»

Ray scosse il capo. «No. Jenna è all’ospedale di Swansea, a meno di un’ora di strada. Tanto vale andare fino in fondo. Ci fermeremo a mangiare qualcosa al ritorno».

Il traffico divenne più scorrevole man mano che proseguivano. Quando arrivarono all’ospedale di Swansea erano da poco passate le sette. Fuori dal Pronto Soccorso c’era una folla di fumatori con bendaggi improvvisati, caviglie fasciate e ferite di varia natura. Ray schivò un uomo piegato in due dal mal di stomaco intento a fare un tiro dalla sigaretta che la sua ragazza gli avvicinava alle labbra.

L’odore del fumo nell’aria fredda fu sostituito da quello di disinfettante del Pronto Soccorso. Ray mostrò il distintivo a una donna dall’aria stanca che era di turno all’accettazione. Vennero indirizzati al reparto C, e da lì a una stanzetta dove Jenna riposava appoggiata a una pila di cuscini.

Ray rimase scioccato dai lividi sul suo collo. Aveva i capelli sciolti sulle spalle e il viso segnato dalla stanchezza e dalla sofferenza. Accanto a lei c’era Patrick, con un giornale spiegazzato aperto alla pagina delle parole crociate.

«Salve,» disse Ray a bassa voce «come sta?».

Jenna rispose con un sorriso debole: «Ho avuto giorni migliori».

«Se l’è vista brutta. Mi dispiace che non siamo riusciti a prenderlo in tempo».

«Non ha più importanza, ora».

«Lei è l’eroe del momento, signor Mathews».

Patrick alzò la mano.

«Non direi proprio. Se fossi arrivato un’ora prima avrei potuto rendermi utile, ma sono rimasto bloccato in ambulatorio e quando sono arrivato…». Guardò Jenna.

«Non credo che sarei riuscita a tornare al cottage senza di te» disse lei. «Sarei rimasta sdraiata a fissare il mare». Rabbrividì, e anche Ray ebbe un brivido, nonostante l’aria soffocante dell’ospedale. Chissà in che stato era ridotta lassù, sul ciglio della scogliera.

«Le hanno detto quanto dovrà rimanere in ospedale?»

Jenna scosse il capo. «Vogliono tenermi in osservazione, qualsiasi cosa significhi, ma spero che non sia per più di ventiquattr’ore». Guardò Ray e poi Kate. «Sono nei guai per avervi mentito? Non ero io al volante quel giorno».

«Potrebbero accusarla di intralcio alla giustizia,» disse Ray «ma sono sicuro che sia nell’interesse di tutti non procedere». Sorrise, e Jenna fece un sospiro di sollievo.

«La lasciamo riposare». Ray guardò Patrick: «Si prenda cura di lei, intesi?».

Percorsero il breve tratto di strada dall’ospedale fino alla centrale di polizia, dove li aspettava l’ispettore del posto, Frank Rushton. Aveva qualche anno più di Ray e un fisico da rugbista. Li accolse calorosamente e li fece accomodare in ufficio. Offrì loro del caffè ma Ray e Kate rifiutarono.

«Dobbiamo rientrare, altrimenti l’agente Evans prosciugherà il mio budget per gli straordinari».

«Peccato» disse Frank. «Stiamo andando tutti a mangiare curry. Uno dei nostri capitani va in pensione e abbiamo organizzato una specie di cena d’addio. Ci farebbe piacere se vi uniste a noi».

«Grazie,» rispose Ray «ma dobbiamo andare, davvero. Trattenete voi il corpo di Petersen o volete che mi metta in contatto con il medico legale di Bristol?».

«Se mi lascia il numero sarebbe perfetto. Lo chiamerò non appena avremo trovato il cadavere».

«Non l’avete ancora recuperato?».

«No, non ancora. È caduto in mare a circa mezzo miglio dal cottage di Jenna Gray, nella direzione opposta al campeggio di Penfach. Conoscete la zona, vero?».

Ray annuì.

«Il tipo che ha trovato la donna, Patrick Mathews, ci ha portato nel punto preciso della caduta. » disse Frank. «Sul sentiero ci sono segni di lotta che coincidono con il racconto della Gray, e il terreno sul ciglio è franato. Non c’è dubbio che sia precipitato proprio da lì ».

«Ma niente cadavere?».

«A essere sinceri, capita spesso». Ray inarcò un sopracciglio e Frank si lasciò sfuggire una risatina. «È normale che il cadavere non riemerga subito. Quando qualcuno si butta o scivola di ritorno dal pub ci vogliono giorni per recuperare i corpi. A volte scompaiono, altre volte recuperiamo solo dei pezzi».

«Che cosa intende dire?» chiese Kate.

«È un salto di duecento metri» spiegò Frank. «Anche se hai la fortuna di non urtare le rocce cadendo della scogliera, una volta in mare le onde ti colpiscono ripetutamente». Si strinse nelle spalle. «Un corpo si dilania facilmente».

«Cristo,» disse Kate «vivere vicino al mare non è poi così allettante».

Frank sorrise. «Allora, siete sicuri di non essere tentati dal curry? Una volta stavo per trasferirmi nella vostra contea, mi piacerebbe scoprire che cosa mi sono perso».

«Avevamo detto che avremmo mangiato qualcosa lungo la strada…» disse Kate.

«Dai, vi farete due risate. Ci saranno tutti quelli dell’anticrimine e anche qualche agente in divisa». Li accompagnò all’ingresso. «Ci troviamo tutti al ristorante Raj, in High Street tra mezz’ora. La risoluzione di questo caso è un bel successo per la vostra squadra, dovreste trovarvi un posto dove passare la notte e festeggiare come si deve!».

Si salutarono. Mentre andavano alla macchina, Ray sentì lo stomaco che brontolava. Un pollo Jalfrenzi accompagnato da una birra era esattamente ciò di cui aveva bisogno dopo una giornata come quella. Guardò Kate e pensò che sarebbe stato bello passare una serata con i colleghi di Swansea. Era un peccato tornare a casa. Frank aveva ragione: forse doveva trovare un posto dove passare la notte, e magari l’indomani ci sarebbero stati sviluppi.

«Andiamoci» disse Kate. «Sarà divertente, e ha ragione lui: dobbiamo festeggiare».

Erano vicinissimi, quasi si sfioravano. Ray immaginò il dopocena: sarebbero andati da qualche parte a bere il bicchiere della staffa, loro due da soli. E poi sarebbero tornati insieme in albergo. Deglutì, pensando a cosa sarebbe potuto succedere dopo.

«Un’altra volta» disse.

Ci fu un momento di silenzio, poi Kate annuì. «Certo». Si diresse alla macchina e Ray prese il cellulare per scrivere a Mags.

 

Sto tornando a casa. Take-away per cena?