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Ray si svegliò di buon umore.

Si era preso qualche giorno di vacanza per Natale. Era passato in ufficio un paio di volte e aveva lavorato da casa, ma la pausa gli aveva fatto bene.

Si chiese come se la stesse cavando Kate con le indagini sul pirata della strada.

Solo una quarantina di auto, tra tutte le Ford Focus e le Fiesta immatricolate a Bristol, era transitata sotto gli occhi delle telecamere la sera dell’incidente.

Le immagini venivano cancellate dopo novanta giorni, ma Kate stava rintracciando gli intestatari delle auto attraverso i numeri di targa, per ricostruire i loro movimenti.

Nelle ultime settimane era andata spedita, ma stava cominciando ad arenarsi: auto vendute senza atti regolari; intestatari che si erano trasferiti e non avevano comunicato il nuovo recapito. Era già un miracolo che fosse riuscita a spuntare buona parte dei nomi sulla lista, soprattutto in quel periodo dell’anno.

Adesso che le vacanze erano finite, di certo avrebbe fatto qualche altro progresso.

Si affacciò alla stanza di Tom. Dal piumone spuntava solo la testa, e Ray richiuse piano la porta. Il suo buon umore non dipendeva certo dal figlio: le cose a scuola erano peggiorate, aveva preso due richiami formali dalla preside. Al terzo sarebbe stato sospeso. Una punizione assurda per un ragazzo che saltava già moltissime lezioni e che detestava andare a scuola.

«Lucy dorme ancora?» chiese Mags quando lui la raggiunse in cucina.

«Dormono tutti e due».

«Stasera dobbiamo mandarli a letto prima. Fra tre giorni ricominciano le lezioni».

«Ci sono camicie pulite?»

«Le hai lavate?» replicò Mags. Quindi andò in lavanderia e tornò con diverse camicie stirate. «Per fortuna qualcuno ci ha pensato. Ricordati che stasera abbiamo il brindisi con i vicini».

Ray sbuffò. «Dobbiamo proprio?».

«Sì» disse Mags porgendogli le camicie.

«Ma che senso ha fare una festa il due di gennaio?».

«Tra Natale e Capodanno eravamo tutti impegnati. Emma ha pensato che fosse un’idea carina bere qualcosa insieme adesso che le feste sono finite».

«Be’, non lo è» disse Ray. «È solo una rottura di scatole. È sempre una rottura di scatole. Non fanno che lamentarsi con me delle loro multe per eccesso di velocità. E ovviamente trovano sempre delle valide attenuanti: andavano solo qualche miglia all’ora oltre il limite e non c’erano scuole nelle vicinanze… Alla fine è sempre colpa della polizia».

«Provano solo a fare conversazione, Ray. Non ti vedono mai e…».

«Ci sarà una ragione se non mi vedono mai».

«Non sanno di cos’altro chiacchierare con te. Cerca di capirli e, se proprio ti dà fastidio, cambia argomento. Parla del tempo».

«Io detesto parlare del tempo».

«Bene». Sbattè una pentola. «Allora lasciamo perdere, sul serio. È meglio così piuttosto che vederti con il broncio».

Non sopportava che Mags gli parlasse con lo stesso tono che usava con i ragazzi. «Non ho detto che non ci vengo, dico solo che sarà di una noia mortale».

Lo guardò, più delusa che arrabbiata: «Non tutto nella vita è eccitante, Ray».

 

«Buon Anno a tutti e due». Ray lasciò cadere una confezione di cioccolatini sulla scrivania di Stumpy. «Te li sei guadagnati lavorando a Natale e Capodanno». Durante le feste gli uffici restavano aperti con personale ridotto, e quell’anno era toccato a Stumpy.

«Ci vuole ben altro per compensare un’alzataccia alle sette del mattino il primo dell’anno».

Ray sorrise. «Dai, Stumpy, sei comunque troppo vecchio per fare le ore piccole. Io e Mags siamo andati a dormire prima di mezzanotte la sera del trentuno».

«Io invece mi sto ancora riprendendo» disse Kate sbadigliando.

«Grande festa?» chiese Ray.

«Sì, per quel poco che ricordo». Kate rise e Ray provò invidia. Dubitava che alle feste di Kate la gente intrattenesse noiose conversazioni sulle multe per eccesso di velocità o sui rifiuti abbandonati nelle strade.

«Cosa c’è in agenda oggi?» chiese.

«Buone notizie per te» disse Kate. «Abbiamo un numero di targa».

Ray sorrise. «Era ora. Quante probabilità ci sono che sia quello giusto?».

«Parecchie. Dalla sera dell’incidente l’auto non è più transitata sotto nessuna telecamera. Il bollo è scaduto, ma il veicolo non è stata rottamato, sospetto che sia stato abbandonato o bruciato. L’intestatario risulta domiciliato a un indirizzo di Beaufort Crescent, a circa cinque miglia dal luogo dell’incidente. Ieri siamo andati a dare un’occhiata ma la casa è vuota ed è stata messa in affitto. Oggi Stumpy cercherà di procurarsi i registri catastali per trovare un recapito del proprietario».

«Ma abbiamo un nome?» chiese Ray, senza riuscire a tenere a freno l’eccitazione.

«Abbiamo un nome» rispose Kate con un sorriso. «Nessun riscontro nei nostri database e nemmeno nei registri elettorali. Non sono riuscita a trovare niente in rete, ma oggi dovremmo venirne a capo. Ho inviato una richiesta di trasferimento di dati personali alle compagnie telefoniche e, adesso che le vacanze sono finite, dovremmo cominciare a ricevere qualche risposta».

«Abbiamo fatto progressi anche con la madre di Jacob» disse Stumpy.

«Grandioso» commentò Ray. «Devo prendere ferie più spesso. Le avete parlato?».

«Non abbiamo un numero di telefono. Kate alla fine è riuscita a scovare una supplente alla Saint Mary che la conosce. A quanto pare dopo l’incidente ha creduto che tutti la ritenessero responsabile. Era oppressa dal senso di colpa e furiosa perché abbiamo lasciato il pirata della strada in libertà…».

«Lo abbiamo lasciato libero?» lo interruppe Ray. «Siamo rimasti seduti con le mani in mano, stai dicendo questo?».

«Sto dicendo solo quello che mi è stato riferito. Comunque, ha tagliato i ponti con tutti e ha lasciato Bristol per cercare di farsi una nuova vita». Tamburellò con le dita sul dossier, che era aumentato di spessore dall’ultima volta che Ray lo aveva visto. «Aspetto un’email dalla polizia locale: entro la fine della giornata potremmo avere un indirizzo».

«Ottimo lavoro. È davvero importante avere la madre dalla nostra parte se mai riusciremo a portare il colpevole in tribunale. L’ultima cosa che ci serve è che lei faccia dichiarazioni ai giornali per lamentarsi del ritardo con cui l’abbiamo arrestato».

Il telefono di Kate squillò.

«Anticrimine. Detective Evans».

Ray stava per andare nel suo ufficio, ma Kate si mise a fare ampi a gesti per richiamare la sua attenzione.

«Grandioso!» disse al telefono. «Grazie molte».

Prese qualche appunto su un blocco di fogli A4, e subito dopo riagganciò, esultando.

«L’abbiamo trovato» esclamò trionfante sventolando le sue note.

Anche Stumpy si concesse un sorriso, evento raro.

«Era la British Telecom, hanno trovato il nominativo nei loro database» disse Kate, senza riuscire a stare ferma sulla sedia. «Era tra i clienti che hanno fatto richiesta di non comparire negli elenchi telefonici. Abbiamo un indirizzo!».

«Dov’è?».

Kate strappò prontamente la prima pagina del blocco e la porse a Stumpy.

«Ottimo» disse Ray. «Muoviamoci». Afferrò due mazzi di chiavi dalla cassettina appesa alla parete e ne lanciò uno a Stumpy, che lo prese al volo. «Vai al comando della polizia locale. Portati la parte del dossier che riguarda la madre di Jacob. Di’ loro che non possiamo aspettare, ci serve un indirizzo subito. Non tornare finché non l’hai trovata, e assicurale che il colpevole non la farà franca, che consegneremo alla giustizia il responsabile dell’omicidio di Jacob. Io e Kate andiamo ad arrestare il pirata». Diede l’altro mazzo di chiavi a Kate. «Meglio che guidi tu. Io devo cancellare i miei impegni per questa sera».

«Era qualcosa di interessante?»

«Molto meglio lavorare, fidati».