15
Ray si girò nel letto e affondò la faccia nel cuscino, per proteggersi dalla luce che filtrava dalle persiane. Non riuscì subito a mettere a fuoco il sentimento che lo opprimeva, ma poi lo riconobbe. Senso di colpa. Che diavolo aveva fatto? Non aveva mai nemmeno desiderato di tradire Mags, mai in quindici anni di matrimonio. Ripercorse con la mente i fatti della sera prima. Si era approfittato di Kate? Il timore che lei potesse denunciarlo si affacciò nella sua mente e Ray si disprezzò. Kate non era il tipo. Tuttavia, per un istante, quella preoccupazione scalzò il senso di colpa.
Sentì il respiro regolare di Mags, era l’unico sveglio. Mentre scivolava fuori dal letto, la guardò addormentata al suo fianco, il piumone fin sulla testa. Se Mags avesse saputo… non osava neppure pensarci.
Il piumone si mosse e Ray restò immobile. Per quanto si sentisse vigliacco, preferiva sgusciare via senza essere costretto a fare conversazione. Prima o poi avrebbe dovuto affrontarla, ma gli serviva un po’ di tempo per mettere ordine nella sua testa.
«Che ore sono?» mormorò Mags.
«Le sei» sussurrò Ray. «Vorrei cominciare presto. Ho un sacco di scartoffie in arretrato».
Mags brontolò e tornò a dormire. Ray fece la doccia in fretta e, mezz’ora dopo, era già in ufficio, la porta chiusa e la testa sprofondata nelle pratiche, come se ciò potesse servire a cancellare quello che era successo. Per fortuna Kate era fuori per alcune indagini, così all’ora di pranzo Ray azzardò una rapida puntata in mensa con Stumpy. Trovarono un tavolo libero, presero il piatto del giorno. La lavagna della mensa diceva che erano lasagne, ma dall’aspetto sembravano tutt’altro. Moira, la cuoca, aveva disegnato con il gesso anche una bandierina italiana e li aveva serviti con un sorriso irresistibile. Ray aveva dovuto optare per una porzione abbondante, sforzandosi di ignorare il senso di nausea che lo attanagliava. Moira era una donna robusta, dall’età indefinita e sempre allegra, nonostante una fastidiosa malattia della pelle che le deturpava le braccia.
«Tutto bene, Ray? Qualcosa ti preoccupa?». Stumpy ripulì per bene il piatto. Aveva uno stomaco di ferro. Riusciva a mangiare il cibo di Moira senza lamentarsi, sembrava perfino gradirlo.
«Sto bene» rispose Ray, sperando che non insistesse con le domande. Vide Kate che entrava in mensa e si pentì di non aver mangiato più in fretta. Stumpy si alzò, facendo strisciare la sedia di metallo sul pavimento. «Ci vediamo in ufficio, capo».
Non trovò una scusa per trattenerlo né per lasciare a metà il suo pasto. Quando Kate si sedette abbozzò un sorriso di circostanza. «Ciao». Si sentiva il viso caldo, doveva essere arrossito. Aveva la bocca secca e faceva fatica a deglutire.
«Ciao». Lei scartò i panini, apparentemente ignara del suo disagio.
Aveva un’espressione imperscrutabile, e la nausea di Ray aumentò. Allontanò il piatto, stabilendo che le rimostranze di Moira sarebbero state il minore dei mali, e si guardò attorno per accettarsi che nessuno li ascoltasse.
«A proposito di ieri sera…» cominciò, come un ragazzino.
Kate lo interruppe subito. «Mi dispiace, sul serio. Non so che cosa mi è preso. È tutto a posto?».
Ray si lasciò scappare un sospiro di sollievo. «Più o meno. Tu?».
Annuì. «Un po’ d’imbarazzo, a dire la verità».
«Non c’è nulla per cui tu debba sentirti in imbarazzo».
«Non sarebbe dovuto succedere» disse Kate. «Ma è stato solo un bacio». Gli sorrise, poi addentò il panino. «Un bel bacio, ma solo un bacio» disse con la bocca piena di formaggio e sot taceti.
Ray sospirò di nuovo. Sarebbe andato tutto bene. Era un fatto grave, e se Mags lo avesse scoperto sarebbe stato devastante, ma aveva di nuovo il controllo della situazione. Erano entrambi adulti e potevano lasciarsi alle spalle questo incidente di percorso.
Per la prima volta, in quelle ultime dodici ore, Ray pensò che era stato bello baciare una persona così vivace e piena di energia. Si sentì avvampare di nuovo e cercò di allontanare dalla mente quel ricordo.
«L’importante è che per te non ci siano problemi» disse.
«Ray, va tutto bene. Sul serio. Non ho intenzione di denunciarti, se è questo che ti preoccupa».
«Oh Dio, no! Non pensavo a questo. È solo che, be’, sono sposato e…».
«E io esco con qualcuno» disse Kate, brusca. «Quindi sappiamo entrambi come stanno le cose. Non pensiamoci più, okay?».
«Okay».
«Bene» disse Kate, assumendo un’aria professionale «Tra poco cadrà l’anniversario della morte di Jacob. Sono venuta a cercarti per proporti di lanciare un nuovo appello».
«È già passato un anno?».
«Il mese prossimo. So che non riceveremo molte risposte, ma qualcuno avrà pur visto chi era al volante di quell’auto, magari ora è pronto ad alleggerirsi la coscienza».
Le brillavano gli occhi e aveva l’espressione determinata che Ray conosceva bene.
«Facciamolo» disse. Immaginò la reazione del capo alla sua proposta, sapeva che non avrebbe giovato alla sua carriera. Ma un appello in occasione dell’anniversario era una buona idea. Avevano già seguito questa procedura per altri casi irrisolti. Se non altro serviva a rassicurare le famiglie delle vittime, a dimostrare che la polizia non si era arresa del tutto, anche se le indagini erano sospese. Valeva la pena di tentare.
«Grande. Devo fare una relazione sul caso di stamattina, ma potremmo vederci nel pomeriggio e mettere giù il testo». Kate, raggiante, salutò Moira e lasciò la mensa.
Ray avrebbe voluto dimenticare gli eventi della sera prima come aveva fatto lei, ma gli riusciva difficile guardarla senza ripensare alle sue braccia che gli cingevano il collo. Nascose le lasagne avanzate sotto il tovagliolo di carta e andò a riporre il vassoio nella rastrelliera. «Ottimo lavoro, Moira» disse passando davanti al banco.
«Domani cucina greca!» gli gridò di rimando la donna.
Ray prese mentalmente nota di portarsi dei panini.
Kate entrò nell’ufficio di Ray senza bussare. Vide che era al telefono, si scusò e indietreggiò, ma lui le fece segno di sedersi. Chiuse la porta e prese posto su una poltroncina, aspettando che finisse la telefonata. Si mise a guardare la foto di Mags con i bambini, e Ray provò di nuovo una fitta di rimorso. Dovette sforzarsi per restare concentrato sulla conversazione con il capo.
«È proprio necessario, Ray?» stava chiedendo Olivia. «Ci sono scarse possibilità che qualcuno si faccia avanti, e temo che l’appello servirà solo a ricordare che non abbiamo mai arrestato il responsabile della morte di quel bambino».
Si chiama Jacob. Ray ripeté mentalmente le parole della madre, pronunciate ormai quasi un anno prima. Si chiese se Olivia fosse davvero così insensibile.
«E dal momento che nessuno reclama giustizia, mi sembra inutile riportare il caso all’attenzione dei giornali. Credevo che fossi già abbastanza impegnato, presto verranno nominati i nuovi ispettori capo».
L’allusione era velata ma inequivocabile.
«Stavo pensando di assegnarti le indagini sul traffico di droga a Creston» proseguì, «ma se preferisci concentrarti su quel vecchio caso…». L’Operazione Break era stata un successo e non era la prima volta, nelle ultime settimane, che il capo ventilava di affidargli un incarico ancora più importante. Esitò, poi intercettò lo sguardo di Kate. Grazie a lei, aveva ricordato le ragioni per cui era entrato in polizia. Aveva ritrovato la passione per il suo lavoro e, da quel momento, intendeva seguire la propria coscienza, senza preoccuparsi di compiacere i capi.
«Posso gestirli entrambi» rispose deciso. «Procedo con l’appello. Credo che sia la cosa giusta».
Olivia rimase in silenzio per qualche istante. «Un articolo sul Post e qualche volantino per le strade. Nient’altro. E solo per una settimana». Poi attaccò.
Kate aspettò che fosse lui a parlare, tamburellando nervosamente con la penna sul bracciolo della poltrona.
«È fatta» disse Ray.
Il viso di Kate s’illuminò. «Bene. È furiosa?».
«Le passerà. Voleva solo mettere in chiaro che non approva, così potrà incolpare me quando il piano fallirà e la fiducia della gente nelle forze dell’ordine calerà vertiginosamente».
«È un ragionamento un po’ cinico».
«Ti sto spiegando come funziona la mente di un capo».
«E tu vuoi ancora una promozione?» chiese Kate con sguardo provocatorio. Ray rise.
«Non posso restare qui per sempre» disse.
«Perché no?».
Sarebbe stato bello ignorare i giochi di potere per concentrarsi solo sul lavoro, il lavoro che amava. «Perché ho due figli da mandare all’università» disse. «Comunque io sarò diverso, non mi dimenticherò di quello che succede là fuori».
«Te lo ricorderò io quando sarai commissario capo e mi negherai l’autorizzazione per un appello».
Ray sorrise. «Ho già sentito il Post: Suzy French appoggia la nostra idea di sfruttare l’anniversario per cercare testimoni e nuove informazioni. Pubblicheranno un articolo sul caso di Jacob. Tu devi passarle il testo dell’appello e un comunicato ufficiale in cui ci impegniamo a garantire l’anonimato di chi si farà avanti».
«Certo. Che cosa facciamo con la madre?».
Ray si strinse nelle spalle. «Dovremo procedere senza di lei, sembra scomparsa dalla faccia della terra. Chiama la direttrice della scuola e chiedile se vuole parlare con i giornalisti. Per loro potrebbe essere utile riportare un punto di vista diverso. E domandale se hanno qualcosa di Jacob, un disegno o un lavoretto. Prima di rimetterci a cercare la madre, vediamo se riusciamo a fare qualche progresso grazie all’appello».
Ray era furioso con l’assistente sociale che non aveva tenuto sotto controllo la madre di Jacob, non lo stupiva il fatto che la donna se ne fosse andata. Per esperienza sapeva che le persone avevano due tipi di reazione di fronte a un lutto così tragico: decidevano di passare il resto della vita nella stessa casa, senza toccare niente, trasformandola in una sorta di santuario; oppure davano un taglio netto con il passato, incapaci di continuare la vita di ogni giorno.
Kate uscì e Ray guardò la foto di Jacob ancora appesa al pannello di sughero. Gli angoli si erano un po’ arricciati. Staccò la foto per distenderli accuratamente. L’appoggiò al portaritratti, vicino a Mags e i bambini, in modo da poterla vedere meglio.
L’appello era un tentativo disperato, ne era consapevole, ma era giusto provarci. Se non avesse funzionato, avrebbe completato le procedure per l’archiviazione del caso e avrebbe voltato pagina.